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Domenico Di Sanzo per “il Giornale”
La Farnesina continua a lavorare su un doppio binario. Da un lato il sostegno all'Ucraina e la «ferma condanna dell'aggressione russa» ribadita ancora una volta dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio al congresso di Articolo 1 a Roma. Dall'altro, il rilancio di quella strada diplomatica che, come dice Di Maio, ora appare «stretta e in salita, ma è l'unica che possiamo percorrere».
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Sul fronte del sostegno a Kiev l'annuncio, da parte del titolare della Farnesina, dell'invio nella capitale ucraina e nella parte settentrionale del Paese di un pool di esperti italiani chiamati ad aiutare gli investigatori locali per dimostrare gli eventuali crimini di guerra che sarebbero stati commessi dall'esercito russo nei territori occupati durante la prima fase della guerra. Bucha, dunque, ma non solo.
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«In questo momento, nell'ambito della cooperazione internazionale, il governo ha deciso l'invio di esperti forensi per supportare la corte internazionale per verificare e dimostrare i crimini di guerra perpetrati in Ucraina - dice Di Maio ospite di Articolo 1 -. È un lavoro importante, l'Italia vuole accertare i crimini di guerra commessi dalle forze di occupazione russe».
Nel dettaglio, l'Italia invierà esperti forensi e giuridici, ma anche personale qualificato dal punto di vista scientifico, come medici legali per le autopsie e anche esperti balistici. «Saranno tutti civili e si occuperanno di capire la dimensione della violazione del diritto internazionale e reperire prove su eventuali crimini di guerra», spiegano dal Ministero.
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La missione è interpretata come un gesto di solidarietà e vicinanza da parte di Roma nei confronti dell'Ucraina. In parallelo, la Farnesina non vuole abbandonare gli sforzi diplomatici per la risoluzione del conflitto. «Per raggiungere questo obiettivo- spiegano fonti diplomatiche - dobbiamo continuare a tenere aperti i canali con la Russia». Uno sforzo che, negli ultimi giorni, si sta sostanziando in un intensificarsi dei contatti, già stretti, con la Turchia.
Da parte di Palazzo Chigi, ma anche della Farnesina. Di Maio sente sempre più spesso l'omologo turco Mevlut Cavusoglu, perché, come si riflette in ambienti diplomatici, «non possiamo fare a meno della Turchia nel processo negoziale, dato che si tratta di un Paese Nato che ha rapporti stretti anche con la Russia e può fare da collante per arrivare a una conferenza di pace».
LE ARMI INVIATE IN UCRAINA DALL ITALIA
Nell'ambito della diplomazia italiana non mancano gli sfoghi. «È grave il fatto che si sia smesso di parlare di pace, mentre invece dovrebbe essere il primo obiettivo della comunità internazionale», dice al Giornale una fonte diplomatica. Insomma, è caldo l'asse Roma-Ankara per provare a riannodare il filo di un dialogo che sembra essere compromesso.
Perciò Di Maio rilancia sull'Italia come paese garante di un ipotetico accordo tra Mosca e Kiev. «L'Italia per consenso di tutte e due le parti sarà uno dei Paesi garanti dell'accordo di sicurezza e neutralità dell'Ucraina. Lavoreremo in questa direzione, cercando un cessate il fuoco, con un negoziato sullo status dell'Ucraina, sulla definizione di una nuova prospettiva di sicurezza», scandisce il ministro degli Esteri parlando alla platea del partito guidato da Roberto Speranza.
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Sulle armi, un tema che comincia a dividere la maggioranza, Di Maio resta prudente: «Sulle armi ci stiamo muovendo all'interno della risoluzione approvata dal Parlamento un mese e mezzo fa». L'elenco del terzo pacchetto di aiuti militari resterà secretato, ma si ipotizza l'invio di armi di artiglieria pesante pescati dalle riserve, come gli M109, il Pzh2000 di fabbricazione tedesca di cui però l'esercito italiano ha pochi pezzi a disposizione e tra le ipotesi ci sono anche i cingolati M113 per il trasporto di truppe di fanteria. Sul tema pesa comunque l'incognita dei malumori del M5s e di parte della Lega sull'invio di nuovo materiale bellico.
Da Kiev il «grazie Draghi» di Zelensky: «Lo aspetto. L'Italia ci sostiene sia politicamente che con le armi e non ha paura di parlarne». Sullo sfondo le implicazioni economiche, con Di Maio che rilancia sul tetto al prezzo del gas: «Se non stabiliamo un tetto europeo non avremo risolto il problema. Il tetto al prezzo del gas ci permetterà di fermare le speculazioni».
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