Lorenzo De Cicco per “la Repubblica”
MARIO DRAGHI LUIGI DI MAIO
Luigi Di Maio vara il suo partito, ma il suo braccio destro Vincenzo Spadafora mette subito in chiaro: «Ragazzi, è tutto provvisorio». Ai parlamentari che si radunano per la prima volta da ex grillini nella Sala della Lupa di Montecitorio - che sprizzano d'entusiasmo convinti che il leader li salverà dal dissolvimento politico a cui il M5S li avrebbe relegati - il ministro degli Esteri parla in modo franco: «Da qui a settembre dovremo irrobustire le nostre relazioni, ci sarà una fase costituente, dobbiamo puntare a far nascere qualcosa di più grande». E tanti gli chiedono di Beppe Sala, con cui i contatti di Di Maio (e dello stesso Spadafora) sono quasi quotidiani.
Per evitare che qualcuno spifferi troppo - sono pur sempre ex 5 Stelle, rodati da anni di fughe di notizie in chat - si mantiene vago, davanti ai suoi. Ma ammette: «Nessun pregiudizio con i sindaci, anzi serve un'onda civica. Tanti mi hanno chiamato per aderire». La nuova "cosa" che nascerà dopo l'estate sarà « ancorata ai temi dell'ecologia». Ma i tempi sono fondamentali.
L'ETERNA ILLUSIONE DEL CENTRO - BY MACONDO
Gongola Di Maio: «Finora abbiamo avuto un timing perfetto». A Conte ha sfilato in un giorno un terzo dei parlamentari, mentre gli uomini dell'ex premier minimizzavano con risatine spavalde: «Saranno dieci!».
Ora partirà il corteggiamento di pezzi del mondo produttivo, della moda, qualche vip tv da ingaggiare per le elezioni. Intanto c'è la squadra: Spadafora sarà il coordinatore politico; il capogruppo al Senato è Primo Di Nicola, alla Camera l'atlantista Iolanda Di Stasio. Il nome, scelto in una notte, è confermato: "Insieme per il futuro".
renzi di maio calenda
«Ma abbiamo cercato un nome che tutti avrebbero dimenticato in un mese, perché tanto non sarà quello il nome della nostra forza politica», spiega Spadafora. Ci saranno nuovi arrivi: oggi dovrebbe toccare all'ex ministra Lucia Azzolina. Quanto a Sala, per rispettare il «timing», dovrà trascorrere l'estate. Sempre che il sindaco di Milano accetti. Ieri però è stato aperturista: «Sono il sindaco di Milano e continuerò a svolgere questo ruolo. Ma la politica è la mia vita, parlo con tutti».
Spiegano uomini vicini al ministro che il sindaco avrebbe già detto che sì, ci starebbe a fare il federatore, ma senza candidarsi alle Politiche: «Non vuole lasciare Milano». Peraltro Sala ripete lo stesso concetto che Di Maio dirà davanti ai cronisti. Cioè che lui non starà mai con «i populisti». Quelli che Di Maio scopre oggi nel M5S, «sempre più radicalizzato. Vedo ancora tanto odio contro di noi». Ma il suo nuovo partito «rafforzerà il governo ».
LUIGI DI MAIO AL SENATO
Mentre il M5S è sempre più in ambasce. Attorno a Giuseppe Conte sale il pressing per uno strappo. «Non c'è una cambiale in bianco col governo, restiamo fino a quando potremo portare avanti le nostre battaglie», mette a verbale la capogruppo in Senato, Mariolina Castellone. Ieri in due ore di vertice con 100 amministratori locali video-collegati, Conte ha dovuto fronteggiare una sfilza di richieste così: «Meglio uscire». La coordinatrice degli enti locali, Roberta Lombardi, aveva convocato la riunione proprio per questo.
LUCIA AZZOLINA
Perché solo il leader avrebbe potuto calmare «i territori». E allora l'ex premier prova a smussare gli angoli. Dice: «Per ora restiamo». Perché «la permanenza nel governo ci permette di difendere i nostri temi e di controllare il Pnrr». Ma anche fra le truppe residue di Camera e Senato ormai la gran parte vorrebbe sfilarsi. Da fuori continua a ripeterlo il grande ex Alessandro Di Battista. Detta addirittura i tempi: «Entro l'estate». In quel caso tornerebbe. Gli risponde piccata la ministra Fabiana Dadone: «Chi ci vuole fuori dal governo dovrebbe restare in vacanza».
Poi allude al vincolo dei due mandati, di cui rimarrebbe vittima, quando aggiunge: «Ci poniamo regole rigide che nessun avversario rispetta». Il voto online per decidere eventuali deroghe, visto il clima, dovrebbe essere rimandato. Virginia Raggi, ex sindaca di Roma amata dalla base più radicale, rimane invece silente dopo la scissione. Sicuramente non andrà con Di Maio, troppo moderato. Fosse per lei - così ha detto ai suoi consiglieri in Campidoglio - il M5S dovrebbe tornare alle origini, «senza l'alleanza col Pd».
DI BATTISTA virginia raggi giuseppe conte beppe sala