GIANNONE VIZZINI
Luca De Carolis per il “Fatto quotidiano”
Se il capo voleva incutere paura, potrebbe esserci riuscito. Perché tanti volti hanno i colori della tensione e della rabbia contratta, nel martedì dei Cinque Stelle alla Camera, quello in cui si sono ritrovati con due deputate in meno, Gloria Vizzini e Veronica Giannone. Espulse lunedì sera dal gruppo (non dal Movimento, per quello ci vorrà un procedimento più lungo) su ordine di Luigi Di Maio.
Tornato ai vecchi metodi, ai fogli di via recapitati tramite il blog, perché ha fiutato aria di rivolta. Gli avevano raccontato che il dissenso silenzioso stava raggrumandosi, superando i 10-15 nomi abituali. Un gruppo potenzialmente più largo, pronto a farsi sentire alla Camera sul decreto sicurezza bis, il provvedimento stendardo della Lega che Matteo Salvini vorrebbe ulteriormente inasprire, ma deciso a darsi corpo dopo il 20 luglio, data in cui il governo avrà schivato il voto a settembre. Indiscrezioni, impressioni, paure forse esagerate.
luigi di maio
Però Di Maio è più fragile e quindi più sospettoso dopo il tonfo del 26 maggio, e ha la Lega che lo assedia su tutto. Non vuole rischiare, tanto più ora che diffida di Alessandro Di Battista e soffre i distinguo di Roberto Fico, il presidente della Camera che chiede di definire identità e rotta del Movimento. Nume tutelare del dissenso, che però non vuole gestire, perché rifiuta il ruolo di capo-corrente. Però Di Maio ha voluto ugualmente blindare le retrovie. Così ecco il monito, cioè la mannaia per Giannone e Vizzini, dissidenti dichiarate a cui i vertici rimproverano "una somma di episodi" come spiega un big. E le restituzioni mancate, ferme all' ottobre scorso per le due elette, non rappresentano il motivo principale, visto che sono decine i parlamentari in ritardo sui versamenti, tra trascuratezza e protesta contro un rito odiato da molti.
DI MAIO DI BATTISTA
Certo, "nelle ultime ore in tanti stanno correndo a restituire" fanno sapere dai 5Stelle.
Ma sulle due deputate ha pesato soprattutto altro, dicono: dalle assenze in votazioni pesanti a una lettera critica contro il primo decreto Sicurezza.
Fino alla proverbiale goccia, ovvero la partecipazione giovedì scorso a una conferenza stampa contro il 5G , tenuta alla Camera assieme a un' altra ex 5Stelle, la no wax Sara Cunial, cacciata in aprile. "È stato troppo, però non ci sono altre espulsioni di deputati in vista", giurano dai piani alti.
Finora attenti a non toccare un' altra dissidente, la senatrice Elena Fattori, su cui è da tempo aperto un procedimento. Però venerdì hanno già espulso Paola Nugnes, anche lei senatrice, vicinissima a Fico. E i numeri a Palazzo Madama sono stretti, per la maggioranza.
di maio
Così almeno per adesso Fattori resta dov' è. Ma rimangono dove sono anche quei pochi malpancisti con la voglia di farsi sentire. Tra questi Doriana Sarli, deputata campana anche lei nell' orbita di Fico, durissima: "Siamo in una dittatura dove tutto è gestito dal capo politico o dalla rete. Una rete che ci vede tutti associati in un' associazione di cui non si conoscono volti e nomi degli altri associati: è pericoloso". Un attacco alla piattaforma Rousseau, il cuore operativo gestito da Davide Casaleggio: l' altro potere, quello di Milano. Sillabe che rimbalzano su Montecitorio, con Vizzini e Giannone che parlottano in cortile nonostante l' afa.
Si avvicinano in diversi a salutarle. Giannone, salentina di 37 anni, appare addolorata. Alla buvette beve una spremuta e abbraccia Giuseppe Brescia, il presidente della commissione Cultura. Poi esplode: "Non ho ricevuto nessuna notifica d' espulsione (vero, ndr), quanto scritto sul blog sono le solite bugie e sono pronta a smentirle".
luigi di maio
Vizzini, 40enne siciliana trapiantata in Toscana, scambia qualche parola su un divanetto con Carla Ruocco. Sostiene: "Ci hanno espulse per garantirsi l' obbedienza sul dl Sicurezza, ce l' avevano scritto nelle chat che il governo rischia sul decreto. Le restituzioni? Come me almeno altre 40 persone non pagavano da ottobre, perché chiedevamo chiarezza sul comitato per i rimborsi che le gestisce". Ma il suo atto d' accusa Vizzini lo riassume in una lettera consegnata al Fatto: "Ho dovuto votare un condono edilizio per Ischia, un condono fiscale, una legge di Bilancio dove c' erano il finanziamento di 45 milioni di euro alle blockchain care a Casaleggio, il superamento della Bolkenstein attraverso la proroga di 15 anni ai balneari".
Per poi insistere: "Ci siamo trovati ad agire in un' impalcatura di partito priva di trasparenza e gestita da un imprenditore senza alcuna legittimità politica", cioè Casaleggio.
Però ora i dissidenti, nebulosa tutta da definire, cosa faranno? Qualche indizio potrebbe aversi nell' assemblea dei deputati di oggi a Montecitorio, in cui si discuterà dell' elezione del prossimo direttivo, uno dei primi punti della riorganizzazione. Di Maio potrebbe passare (ma ha il vertice sulle autonomie). Ed è possibile che qualcuno contesti le espulsioni. Ossia che ci sia un confronto, vero.
CONTE E DI MAIO LUIGI DI MAIO AL TELEFONO