Annalisa Cuzzocrea, Matteo Pucciarelli per La Repubblica
LUIGI DI MAIO SI INCOLLA ALLA POLTRONA
«A Salvini ormai non voglio neanche dire ciao. Per me la fiducia è tutto. Se la tradisci è finita». Luigi Di Maio risponde così quando lo staff di Palazzo Chigi gli mette sotto gli occhi le parole di Marco Centinaio a Circo Massimo , su Radio Capital. Il ministro dell' Agricoltura della Lega non chiude le porte a un nuovo contratto con i 5 stelle. I vertici del Movimento però non lo stanno neanche a sentire.
Nessun passo indietro davanti alla crisi. Nessuna ipotesi di un rimpasto che possa mettere le cose a posto per andare avanti ancora un po'.
Mai più un accordo con chi ormai definiscono «Giuda». Questo giurano i dirigenti M5S in ogni conversazione. Ma mai neanche un tavolo con l' ex premier Matteo Renzi, di cui dicono di non fidarsi. L' unica interlocuzione possibile è quella con il segretario del Pd Nicola Zingaretti, che però sta ponendo molte condizioni a un dialogo che considera difficile e pieno di insidie. Soprattutto, pericoloso per la costruzione dell' alternativa che aveva in mente.
grillo fico di maio
Secondo i big 5Stelle il vicepremier leghista «sta precipitando nell' abisso, in preda al delirio di onnipotenza »; è un «traditore che ci ha brutalizzato», costretto a tornare a più miti consigli rimettendo in piedi il vecchio centrodestra di sempre. Aria pesantissima, condita da alcune riflessioni nate dal costante monitoraggio dei social: dopo la rottura dell' alleanza giallo- verde, la controffensiva sul web della macchina 5 Stelle e relativi satelliti contro Salvini sembra aver sortito degli effetti. Ma anche l' abbraccio con il Pd - tutto da costruire, trattandosi di un' ennesima giravolta - non va giù a tutti.
renzi di maio
Lo stesso capo politico è molto cauto, teme la reazione della base. «Molti non capirebbero», spiega un big a lui vicino. Non avere paura né del voto né di esplorare nuove strade è la linea dettata da Casaleggio a Roma nel gabinetto di guerra riunito subito dopo la rottura. Ma se l' ipotesi di una nuova maggioranza si dovesse formalizzare, dovrebbe passare da un voto sul portale Rousseau. Su questo, il manager - che ha bisogno di dare un senso ai finanziamenti dei parlamentari e al suo ruolo all' interno di un Movimento molto cambiato, non vuole minimamente transigere. Il che rende ancora più in salita la strada del dialogo con il Pd, che difficilmente vorrà piegarsi alla tecnocrazia tanto cara all' universo grillino.
matteo renzi commenta i retroscena sul governo con di maio
Nel frattempo, al Senato e alla Camera è in corso la conta dei parlamentari disposti ad avviare un dialogo politico coi dem per tenere in vita la legislatura e dare il via libera a un nuovo esecutivo. Si parla di un centinaio di deputati, per ora. Numero destinato a crescere, a condizione che l' accordo abbia come base un nuovo contratto che duri per i prossimi tre anni e mezzo. «Se si riesce a stilare un programma importante, non si esclude nulla», assicura Carla Ruocco.
DI MAIO SALVINI CONTE
Come Luigi Gallo, secondo cui «si può aprire una grande stagione per il Paese. Salvini si faccia una lunga vacanza in spiaggia per i prossimi 3 anni...». Lunedì prossimo è fissata una riunione dei gruppi parlamentari del Movimento e quella sarà l' occasione per trovare una quadra. «La verità è che con Pd e LeU in aula ieri (martedì, ndr) ci siamo coordinati, a un certo punto la Lega non voleva più votare e insieme l' abbiamo costretta», racconta un senatore. Come a dire, una maggioranza diversa c' è già.
IL DITINO BIRICHINO DI LUIGI DI MAIO BY LUGHINO
La strada per l' accordo vero e proprio è ancora lunga, ma secondo una parte del vertice pentastellato lo schema può essere quello di un tavolo a tre: con il presidente della Camera Roberto Fico, il segretario dem e il coinvolgimento del possibile premier di raccordo.
LUIGI DI MAIO BY SPINOZA
C' è però ancor da capire come gestire la giornata campale del 20 agosto, quando Conte andrà in Senato per le sue comunicazioni. Si dimetterà? Aspetterà le risoluzioni che chiederanno la sfiducia? Proposto e votato da chi? Mille variabili da analizzare con il pallottoliere. Quel che è certo è che il presidente della Repubblica chiede un atto formale per far partire ufficialmente la crisi. E che chi ha parlato con il premier, a tutto lo ha sentito pronto, tranne che alla resa. Aspetterà la sfiducia. Solo dopo, salirà al Colle.