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    LUIGINO COSTRETTO AD ALLISCIARE I SUOI FRATELLI-COLTELLI - DI MAIO TEME CHE SALVINI APRA LA CRISI DI GOVERNO E APRE AL DIALOGO CON FICO, DI BATTISTA E GLI SCONTENTI DEL MOVIMENTO (CHE FRA LORO SI CHIAMANO “NO-DIM”) - L’ATTIVISMO DI MORRA, L’ADDIO DI BUGANI, LE LAGNE DI VIRGINIA RAGGI - CARLA RUOCCO: “IN QUESTA FASE DEVONO INTERVENIRE GRILLO E CASALEGGIO PER IMPORRE UN CAMBIO DI ROTTA E DI METODO…”


     
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    UN SELFIE CON LUIGI DI MAIO UN SELFIE CON LUIGI DI MAIO

    Simone Canettieri per “il Messaggero”

     

    «Nella fase 2 del Movimento darò spazio a tutti voi, ai volti storici, come ai nuovi, ma datemi tempo e fiducia». Lunedì sera Luigi Di Maio ha incontrato il capogruppo in Senato Stefano Patuanelli, ma soprattutto Nicola Morra e Paola Taverna. Due anime storiche e critiche, seppur in maniera e da posizioni diverse, con la linea del Capo politico, soprattutto nei rapporti di forza tra M5S e Lega. Anche loro invocano un «cambio di metodo» nella gestione del Movimento. Altrimenti «non andiamo da nessuna parte».

     

    paola taverna io nun so un politicoooo paola taverna io nun so un politicoooo

    Poi, dopo il via libera al Decreto sicurezza bis, sempre Di Maio si è messo al telefono con Roberto Fico affinché non uscissero stoccate «destabilizzanti». E così è stato.

    Infine, sempre il leader politico ha preso un appuntamento con Alessandro Di Battista che dovrebbe tenersi in settimana, o al massimo la prossima, prima della pausa di Ferragosto. Sono mosse dettate se non dalla disperazione, da una constatazione: i malumori interni contro il vicepremier grillino si moltiplicano.

     

    ROBERTO FICO ALESSANDRO DI BATTISTA ROBERTO FICO ALESSANDRO DI BATTISTA

    Di giorno in giorno. Di fatto, «tolti chi si è portato al governo, Luigi è isolato», diceva ieri alla buvette di Palazzo Madama un senatore di peso, dietro la garanzia dell'anonimato. Critico sì, ma a microfoni semi-spenti. Intorno a «Luigi», infatti, c'è un arcipelago di scontenti. Si chiamano, per ridere ma non troppo, i «No-Dim», giocando sui «No-Tav», storica battaglia sconfessata dal governo del cambiamento. La lista è lunghissima e i motivi sono tra i più disparati: da Virginia Raggi a Carla Ruocco, passando per Roberta Lombardi, poi i volti nuovi alla Gianluigi Paragone fino a Fico, Morra, Di Battista. Per non parlare di Max Bugani, numero 2 di Rousseau, che se n'è andato da Palazzo Chigi sbattendo la porta.

    MASSIMO BUGANI MASSIMO BUGANI

     

    LA RICUCITURA

    Ieri anche per lui Di Maio ha usato parole al miele: «Possiamo aver avuto delle incomprensioni ma Massimo è una delle persone che ha fatto nascere il movimento in Italia e l'ha portato avanti in una regione complicata  come l'Emilia Romagna». Anche con Bugani, fedelissimo di Casaleggio, ha fissato un appuntamento in settimana per ricucire lo strappo uscito sui giornali.

     

    Il problema è che, come raccontava Ruocco ad alcuni suoi colleghi deputati, «in questa fase devono intervenire Grillo e Casaleggio per imporre un cambio non dico di guida, perché sarebbe molto complicato, ma almeno di rotta e di metodo». In molti hanno notato nel M5S l'attivismo di Morra: il presidente della Commissione antimafia nelle settimane scorse si è visto con Alessandro Di Battista a cena, poi è andato a Milano da Casaleggio (che in queste ore manda emoticon con faccine perplesse). Un lungo lavorio, forse ai fianchi del giovane leader, per tentare uno scatto di reni.

     

    roberto fico alessandro di battista roberto fico alessandro di battista

    Oggi pomeriggio alle 17 Di Maio incontrerà deputati e senatori per fare il punto con un'assemblea congiunta. Il gruppo del Senato coglierà l'occasione per presentare un documento «duro» sull'operato del M5S fino a questo momento, soprattutto nell'interlocuzione con Salvini.

     

    «L'unico che può sfiduciare Luigi è Grillo come Garante, ma continua a coprirlo: lo ha fatto dopo le Europee e ha bissato sulla Tav», si sfogano i volti storici in versione No-Dim alla ricerca di un'alternativa che non c'è. E soprattutto di una reazione alla Lega che manca: il ministro dell'Interno, un giorno sì e l'altro pure, lancia ultimatum.

     

    DAVIDE CASALEGGIO MASSIMO BUGANI DAVIDE CASALEGGIO MASSIMO BUGANI

    «Ma ogni santo giorno che il Signore ci regala, noi lo sfruttiamo per dare il meglio di noi stessi», si è difeso Di Maio, con tanto di devota citazione che ormai va tanto di moda. Insomma sarà settembre il mese della svolta, lanciata alla festa di Napoli (12 e 13 ottobre) per dieci anni del Movimento. In quell'occasione sarà presentata la nuova costituzione grillina con le nuove battaglie da intraprendere. In archivio la Carta di Firenze, si ripartirà con quella di Napoli. Nel frattempo, il leader ai tanti frondisti che lo circondano può solo ricordare un vecchio film di Luigi Magni: «State buoni, se potete».

     

    2 - LA PAURA DI DI MAIO CHE CHIEDE AIUTO AI NEMICI INTERNI

    Annalisa Cuzzocrea per “la Repubblica”

     

    «Queste sono le parole di chi è pronto ad aprire la crisi». Il senatore M5S Gianluigi Paragone conosce Matteo Salvini e conosce la Lega. Per questo, quando sente il ministro dell' Interno dire che verificherà le condizioni per un voto anticipato anche prima di settembre, dice quello che tanti nel Movimento non osano confessare: «Se non la aprirà al momento del voto sulla Tav, lo farà il giorno dopo. Ma è chiaro che prima di settembre c' è solo agosto, e che agosto è qui. Il momento è arrivato ».

    carla ruocco luigi di maio carla ruocco luigi di maio

     

    I 5 stelle non hanno dubbi sul fatto che oggi - subito dopo il voto sulle mozioni pro e contro la Tav - qualcosa accadrà. Lo hanno capito quando hanno saputo che il ministro dell'Interno sarebbe stato presente al Senato, nonostante il comizio fissato sulla spiaggia di Sabaudia. Lo hanno percepito ieri, quando la sua assenza al Consiglio dei ministri - per un altro comizio, ad Arcore, dove un tempo andava a farli il grillino Alessandro Di Battista - è suonata come l' ennesimo schiaffo al vicepremier M5S Luigi Di Maio, alle prese con le norme sui rider e la delicata questione dell' immunità sull' Ilva di Taranto.

     

    LUIGI DI MAIO E MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO E MATTEO SALVINI

    L' unico dubbio del Movimento, adesso, è cosa voglia davvero Salvini: se andare al voto subito, il 6 ottobre, come vanno ripetendo per i corridoi di Palazzo Madama molti leghisti. O se pretendere un "Conte bis", un governo che faccia a meno dei ministri che ha messo nel mirino - quello delle Infrastrutture Danilo Toninelli, dell' Ambiente Sergio Costa, della Difesa Elisabetta Trenta- per esercitare ancor di più il suo potere.

     

    La lunga notte dei 5 stelle si consuma senza trovare risposta. «È assurdo che Salvini non sia qui», manda a dire Di Maio da Palazzo Chigi. Stamattina sarà in aula anche lui, ad assistere all' equilibrismo di Toninelli, che dovrà votare una mozione contraria alle decisioni del governo di cui fa parte. A tentare di spiegare che un documento che impegna il Parlamento non sfiducia Conte, ben sapendo che di fatto è impossibile.

    nicola morra nicola morra

     

    «La verità è che la crisi è già aperta. Salvini vuole spolparsi tutto. Sta solo capendo quando e come», dice uno dei massimi dirigenti M5S dando corpo alla paura. Che ormai guida ogni passo. Nel quartier generale grillino si fanno conti precisi: «Se la Lega va al voto adesso incassa 400 parlamentari, 120 milioni di euro di finanziamento dei gruppi tra Camera e Senato».

     

    carla ruocco carla ruocco

    Nella notte di lunedì, Di Maio ha convocato i maggiorenti della "vecchia guardia": la vicepresidente del Senato Paola Taverna, il presidente della commissione Antimafia Nicola Morra (per niente vicino al capo politico), il sottosegretario Vito Crimi, poi il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano e i capigruppo al Senato e alla Camera Patuanelli e D' Uva. L' idea, non nuova, è quella di coinvolgerli al massimo nella definizione della squadra di facilitatori e delle nuove regole.

     

    E di lanciare alla prossima Italia 5 stelle una nuova carta dei valori M5S che metta al centro l' acqua pubblica e i principi fondativi, con l' idea di tenere dentro al patto l' ala ortodossa del presidente della Camera Roberto Fico. Per le stesse ragioni, il capo politico ha definito Massimo Bugani - che ha abbandonato in polemica la sua segreteria dopo essere stato punito per un' intervista considerata fuori luogo «uno di quelli che ha portato il Movimento in Italia», promettendo «stima e amicizie immutate».

     

    claudia e manlio di stefano claudia e manlio di stefano

    Cercherà di incontrarlo venerdì a Bologna. Così come ha chiesto di incontrare Di Battista. Di Maio ha bisogno di condividere e ricompattare. I gruppi parlamentari sono una pentola a pressione. Al Senato, ieri mattina, sono stati di più i parlamentari critici con il governo che quelli che hanno preso di mira i 5 dissidenti che si sono rifiutati di partecipare al voto di fiducia sul sicurezza bis. Per sminare la loro insoddisfazione, il direttivo di Palazzo Madama ha proposto di fare una lettera da consegnare al vicepremier con riflessioni e richieste. Tra cui quella di sostituire alcuni sottosegretari. Ma non basta a placare il nervosismo. Soprattutto, non serve a superare la paura che il Movimento sia finito in un precipizio, da cui tirarsi fuori è quasi impossibile.

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