Emanuele Gamba per “la Repubblica”
FOTOMONTAGGIO DI MARIO BALOTELLI CON LA MAGLIA DEL BRESCIA
È un mese che Balotelli si sbatte in allenamento, mette di rado il broncio e sembra finalmente contento del posto dove sta, delle persone che ha attorno e forse persino di sé stesso, come se l' aria di casa gli stesse togliendo di dosso tutte le inquietudini che l' hanno portato a dissipare un talento sacrificato a un' insensata e perenne guerra con il mondo.
Oggi Mario torna a giocare in Serie A tre anni e quattro mesi dopo l' ultima volta (45 insipidi minuti in Milan-Roma 1-3) e soprattutto gioca finalmente nel Brescia, la squadra cui vuole più bene, anche se da piccolo era tifoso rossonero e il vivaio lo fece nel Lumezzane, e nello stadio che si trova a 300 metri da casa sua ma in cui è entrato solo da spettatore.
MARIO BALOTELLI AL BRESCIA
La sua quinta o sesta vita comincia solamente oggi perché prima ha dovuto scontare quattro giornate di squalifica prese in Francia con la maglia del Nizza per un calcione a Congré del Montpellier, giusto per lasciare un brutto ricordo anche là dopo tre stagioni in altalena, sempre a ruota dell' umoralità, della pigrizia mentale, dell' incapacità di godersela e basta come invece sembra che stia riuscendo a fare adesso che è circondato dai suoi amici di sempre, che tifano tutti Brescia, e da una città che lo sta coccolando ma non per interesse, semplicemente per un fatto naturale.
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Stasera dovrebbe giocare dall' inizio anche se la forma è ancora precaria. In queste settimane Corini lo ha torchiato come si deve, spiegandogli che deve pretendere da sé stesso più di quanto gli altri pretendano da lui: «Lo sto spingendo a fare qualcosa di più, perché fisicamente è straordinario e tatticamente pazzesco. Se lavora con continuità, farà un grande campionato».
E magari si leverà di torno tutti quegli acciacchetti, tipici di chi non si allena con scrupolo, che gli hanno sempre spezzettato le stagione e fomentato il malumore, poi troppe volte sfogato con le balotellate. Adesso dice di non pensare alla Nazionale: «Prima devo fare bene con il Brescia ». E neanche alla Juve: «È una partita come le altre. Giocare contro Ronaldo non mi esalta. Intendiamoci, lui e Messi sono i più grandi, ma io devo pensare alla mia squadra». E anche alle partite più importanti di questa che in vita sua ha giocato, ma magari non a quelle che avrebbe potuto giocare e invece no.
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In ogni caso Ronaldo e Balotelli stasera non si incroceranno. Cristiano, leggermente affaticato, è rimasto a casa e in sua assenza Sarri si è dato agli esperimenti: ieri pomeriggio ha provato due moduli inediti, il 4-3-1-2 con Ramsey alle spalle di Higuain e Dybala e il 4-4-2 con la coppia argentina di punta, alternative al 4-3-3 di prammatica che invece prevederebbe Bernardeschi a sinistra e Rabiot mezzala. Sarri, insomma, sta demolendo i luoghi comuni che lo riguardano, come l' allergia al turnover o la mancanza di elasticità tattica. «Ma il calcio non è un videogame, per cambiare cose ci vuole tempo». E nel frattempo, cambia lui.
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