Estratto dell'articolo di Alberto Mattioli per La Stampa
alberto mattioli
Non sarà semplicissimo per il governo Meloni cacciare Stéphane Lissner dal San Carlo di Napoli per far posto a Carlo Fuortes e liberare così la poltronissima di amministratore delegato della Rai. Lissner ha già annunciato che intende dare battaglia. Come possa finire lo scontro a colpi di carte bollate, non si sa; di certo, di ragioni artistiche valide per un cambio non ce ne sono. L’ha appena dimostrato questa “Walküre”, ultime repliche al mercoledì 26 e sabato 29. Si sa che per i teatri italiani fare Wagner è sempre difficile; difficilissimo, poi, che lo facciano così bene com’è successo al San Carlo.
È soprattutto, ovvio, la “Valchiria” di Jonas Kaufmann. Il tenorissimo ha ormai 54 anni, un’età pericolosa per un cantante lirico, e ha appena debuttato in un’opera notoriamente scassavoce come “Tannhäuser”. Eppure, a Napoli è apparso in forma smagliante.
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la valchiria
Dirige, con buoni risultati, Dan Ettinger. Dire che fa un Wagner “lirico” ha poco senso perché è ormai almeno mezzo secolo che così fan tutti; questo lo porta talvolta a dilatare troppo i tempi, specie nel primo atto. Ettinger è però molto bravo a conferire tensione alle pause, quei momenti di suspence, frequenti in “Valchiria”, dove l’azione sembra fermarsi in attesa di qualcosa o di qualcuno, e riesce a dare continuità e tensione al colossale finale, quel mare di musica dove ancora una volta è stato dolcissimo naufragare. L’orchestra del San Carlo segue con buona tenuta; splendido il primo violoncello e incantevoli diversi soli dei fiati; gli ottoni sono, come dire?, più prudenti.
Lissner - SanCarlo
Lo spettacolo di Federico Tiezzi con le scene stilizzate e spoglie di Giulio Paolini e i bei costumi di Giovanna Buzzi viene ripreso al San Carlo per la terza volta, e tutto sommato non è invecchiato. Lineare, “pulito”, bello da vedere, senza troppe idee ma con quelle poche azzeccate (come Siegmund che muore in posa fetale sullo stesso giaciglio su cui dormiva Sieglinde), racconta con chiarezza la storia, non scappa di fronte alla mitologia, realizza in maniera semplice ma con efficacia gli effetti speciali previsti da Wagner e, insomma, funziona. Alla recita di domenica, teatro pieno e grandi applausi.
sangiuliano lissner
Il giorno prima, Lissner aveva presentato in splendida solitudine istituzionale ma accanto a Kaufmann la prossima, ghiotta stagione sancarliana, dodici titoli d’opera di cui sei nuove produzioni e due in forma di concerto. Si inaugura con “Turandot” il 9 dicembre. Ci sono un po’ di limiti: i titoli sono abbastanza scontati e nessuno è “napoletano”, come se l’illustrissima tradizione operistica locale fosse dimenticata, e “I Vespri siciliani” vengono eseguiti in italiano, cosa che è imperdonabile.
fuortes
Anche le scelte dei registi sono abbastanza prudenti, posto che di quello dell’inaugurazione, Vasily Barkhatov, so nulla. Però le stelle dello star system ci sono quasi tutte, culmine una “Gioconda” Netrebko-Kaufmann-Rachvelishvili-Tézier che convoglierà a Napoli gli appassionati di tutta Europa. Ma ci sono anche Radvanovsky (Turandot), Pirozzi (Norma), Garanca (Judith nel “Castello di Barbablù”), Hannigan (“La voix humaine”), Sierra (Luisa Miller), Oropesa (Violetta), un “Simon Boccanegra” Tézier-Rebeka-Pertusi-Meli e chi più ne ha più ne ascolti. Lo ripeto: posto che al ministero non sono minimamente interessati a valutazioni artistiche, e probabilmente nemmeno in grado di farle, con questo cartellone mandare via Lissner è come licenziare l’allenatore che ha appena vinto lo scudetto (parva si licet: ma visto che siamo appunto a Napoli…).
jonas kaufmann Jonas Kaufmann lissner