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    BARICCATE - DIALOGHI SOSPESI, PERSONAGGI CHE SEMBRANO CASI CLINICI E UNA SPOSA CHE FINISCE A LETTO CON TUTTI: SE L’AUTORE DI UN ROMANZO DEL GENERE NON FOSSE BARICCO SAREBBE DA SCHIAFFEGGIARLO CON ORTAGGI E NON A MARCHIO EATALY


     
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    Daniela Ranieri per il “Fatto Quotidiano”

    BARICCO BARICCO

     

    Quanto pudore avreste, voi, a tirare fuori il vostro manoscritto dal cassetto e ad accorgervi che dentro c’è gente che in treno si fissa le mani per troppa intensità e poesia? Eppure c’è anche questo, ne La sposa giovane (Feltrinelli) di Alessandro Baricco, uno a cui abbiamo perdonato di intitolare un romanzo Oceano mare e di metterci dentro un pittore che dipinge il mare usando al posto della tempera acqua, ovviamente di mare. Questo, e maggiordomi gay dignitosissimi, fanciulle pallide, incesti aristocratici, albe, tramonti, silenzi, lontananze.

     

    Ora, Baricco appartiene alla schiera degli “indiscutibili” di cui scrisse Edmondo Berselli, mostri sacri che mai possono essere criticati, pena ordalia su pubblica piazza per lesa venerata maestria. Sono quelli che come fanno fanno bene e le cui opere cascano sempre sul soffice velluto dell’ipocrisia collettiva. In più Baricco è tutto dentro un paradigma attuale e alla modissima, un triangolo fortunato che va dalla Scuola Holden al renzismo via Farinetti.

     

    LA SPOSA GIOVANE BARICCO COVER LA SPOSA GIOVANE BARICCO COVER

    Poi questa è una storia delicata, tenue come certe storie ambientate tra brume inglesi in castelli abitati da leggiadre presenze e zii picchiatelli, e bisogna essere proprio stronzi per criticarla. Per dire, i personaggi non hanno nomi propri (tranne i servi), ma solo comuni, maiuscoli. E quindi: la Madre, il Padre, il Figlio, lo Zio, forse archetipi junghiani (aiuto) di Madri e Figli e Zii universali.

     

    LA STORIA: una diciottenne arriva nel castello del suo sposo promesso, figlio di commercianti di tessuti preziosi, che però non c’è, è fuori città come usa tra ricchi, e non arriva, fino a che un giorno, quando lei ormai è in un bordello (perché?) ritorna. Fine. Tanto che viene da pensare: vuoi vedere che la trama era proprio il soggiorno della fanciulla presso l’aristocratica famiglia? Sì. La Sposa giovane, per distinguerla dalla vecchia che però nel libro non c’è, viene accolta bene, nel senso che un po’ tutti alla spicciolata finiscono per andarci a letto.

     

    fausto gozzi alessandro baricco carlo freccero fausto gozzi alessandro baricco carlo freccero

    Ma allora è un romanzo porno? No, magari, qui è tutta poesia, dialoghi sospesi, mezze parole, risposte fulminanti-apodittiche, come il famoso e ultra-parodiato “Quando non sai cos’è, è jazz” di N ove ce n to o il dialoghetto da quarta di copertina di Oceano mare: “-A volte mi chiedo cosa stiamo aspettando, Madame. Silenzio. -Che sia troppo tardi”. E vabbè.

     

    Pure qui, come in Castelli di rabbia, si fanno “bagni di mare”, pure qui si “impara la lontananza”, e del resto è un mondo in cui al mattino non si beve un caffè di corsa, ma “sfociamo a pian terreno nella grande sala delle colazioni come un fiume carsico adesso uscito alla luce, presagendo il mare”, e una donna non si sveglia, ma resta “invischiata nella ragnatela di un risveglio complicato”. E capite che quando è così, l’eros che avete in mente voi potete pure scordarvelo.

     

    alessandro baricco alessandro baricco

    L’autore (si vede che ha letto molto Enquist e Bennet) gioca tutto in sottrazione, tutto in vedo-non-vedo: “Doveva aver accennato qualche gesto invisibile, in un momento invisibile, perché non c’era più traccia di Dolores nella stanza, qualche porta altrettanto invisibile se l’era inghiottita”; e “Se ne rimase in piedi, a prolungare qualcosa che non sapeva”, e qui un po’ ti incazzi, perché tu vorresti saperlo, anche per ammortizzare i 15 euro del libro. Comunque: la giovinetta viene iniziata all’autoerotismo dalla Figlia (“È così che uccidi la tua paura? La cerchi e la uccidi?”), poi fa sesso con la Madre, cioè, tecnicamente, sua suocera (“Eravamo tutti matti, di una felice mattìa”) e con lo Zio letargico (“Quel provenire da altrove sembrava spesso dargli una tale lucidità” “da dotare i suoi risvegli e le relative esternazioni di una risonanza quasi oracolare”).

     

    baricco renzi baricco renzi

    Come il sesso, la morte è trattata con la morbosità irresponsabile delle poesie delle medie (“Si accorse che poteva sentirne l’odore: non era odore di morte, ma di tramonto”) e il tempo scorre un po’ così (“Sembrò un istante dilatato all’inverosimile”, “Passò un istante dilatato in modo incomprensibile”).

     

    Se i personaggi sembrano casi clinici, è perché sono scevri da ogni volgarità: “Condivide - vano il gusto per le frasi sospese, la predilezione per certi tagli di luce e l’indifferenza per qualsiasi grettezza”, che a un certo punto persino a te, che sei educato e di buone letture, ti viene da parteggiare per quelli che finiscono le frasi, amano le luci nette e grufolano nel gretto.

     

    La parola “elegante” ricorre 30 volte; “lontano” o “lontananza” 41 (“Veniva da pensieri lontani”,“Scivolata lì da una qualche ignota lontananza”); reiterati “struggente” e “altrove”, anche come sostantivo (“La destinazione di tutti quei gesti un altrove labirintico”, “Ci porta in un altrove dove risultano mondi”), che se l’autore fosse uno scrittore e non Baricco sarebbe da schiaffeggiarlo con ortaggi non a marchio Eataly.

    Baricco Renzi Baricco Renzi

     

    E niente, nei cassetti finiscono “risposte” (“Io, personalmente, trovavo comunque quelle risposte strazianti”, corsivo dell’autore) e quando si parte per la villeggiatura si staccano “i quadri dalle pareti appoggiandoli a terra (c’era un perché, ma si era perso)” e non lo sa manco il narratore, benché faccia proprio questo di mestiere. Pazienza.

     

    A un certo punto compare Baricco in persona, che con una trovata extra-diegetica da far svenire il pubblico femminile confessa di aver perso il computer con dentro la prima bozza del romanzo: “Avrei dovuto cagarmi sotto dal terrore, ecco cosa avrei dovuto fare”, e pure noi, invece “non solo non avevo perso il mio libro, ma in un certo senso lo avevo ritrovato nella sua pienezza, ora che si era smaterializzato ritirandosi nei quartieri d’inverno della mia mente”. Vedi. Poi confessa cosa gli piace: “Farmi chiudere addosso i ristoranti”. Capite la profondità?, “addosso”. E conclude: “Il fatto è che alcuni scrivono libri, altri li leggono: sa dio chi è nella posizione migliore per capirci qualcosa”. Ah, boh.

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