Enrico Currò Luca Pagni per La Repubblica
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Due settimane per chiudere l’affare. Adesso tocca a Berlusconi. Il padrone di un Milan dalle casse sempre più esangui deve decidere. Può dare il via libera all’ingresso di un nuovo socio di minoranza con 300 milioni di euro in dote, il thailandese Bee Taechaubol, e alla prospettiva del graduale, storico passaggio di proprietà.
Oppure può aspettare una nuova offerta, magari quella dei cinesi di Wanda, che hanno appena rilevato il controllo di Infront, la società detentrice dei diritti televisivi del calcio in Italia e in altri paesi europei, nonché del 20% dell’Atletico Madrid. Di sicuro i thailandesi hanno fretta e Mister B. (il cui soprannome internazionale è curiosamente simile a quello di Berlusconi) stringe i tempi: due settimane, appunto.
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La cordata che si è proposta per subentrare alla guida del club, garantendo un investimento di un miliardo, ha fatto sapere che l’offerta “monstre” (sono compresi gli oltre 250 milioni di debiti, ma è esclusa la costruzione del nuovo stadio, per il quale verrebbe stanziato altro capitale) dovrà avere un primo via libera entro fine febbraio. Soprattutto per evitare che possano inserirsi concorrenti pericolosi nelle trattative, anche soltanto con manovre di disturbo.
Il rivale potenzialmente più insidioso resta proprio Wanda, del sessantenne magnate Wang Jianlin, forte dello stretto legame tra il presidente di Infront Italia Bogarelli e Galliani. L’ad rossonero alla parte sportiva diventerebbe il garante dell’eventuale operazione, che però è ancora un’ipotesi a differenza di quella thailandese, disegnata con l’opzione call, che prevede il diritto di rilevare alla data stabilita la quota di maggioranza.
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Non è un caso che, per la prima volta da quando la famiglia Berlusconi ha dato incarico alla banca d’affari americana Lazard di cercare un acquirente per il Milan, da Fininvest sia arrivata la conferma degli incontri sul tema. «Da vari soggetti è stato espresso interesse per una partnership», si legge in una nota ufficiale della holding finanziaria che controlla il 100% del club e che ha comunque voluto prendere le distanze dalle trattative in corso: «Fininvest smentisce categoricamente che esistano colloqui di qualche concretezza e tanto meno preaccordi scritti o incontri decisivi in agenda».
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Fonti finanziarie parlano tuttavia di appuntamenti milanesi, fissati per la settimana prossima, cui potrebbero essere presenti emissari delle banche pronte a sostenere l’operazione. Il passaggio è tecnico: come era accaduto anche per la cessione delle quote di maggioranza dell’Inter dalla famiglia Moratti all’imprenditore indonesiano Eric Thohir, non basta la presentazione di un’offerta, ma occorrono le garanzie finanziarie perché sia considerata seria e credibile.
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L’investitore in questione è certo di potere passare l’esame. Non dispone di un patrimonio personale paragonabile a quello di Berlusconi, ma Bee Taechaubol, ingegnere quarantenne a capo della Thai Prime, è un uomo d’affari abituato a investimenti con soldi non suoi. Così ha superato i controlli della Sec, la Consob di Bangkok.
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Rampollo di una famiglia che ha fatto fortuna negli investimenti immobiliari nel sudest asiatico, in precedenza si è occupato di brokeraggio assicurativo. Oggi il suo settore principale di attività è il private equity: acquista, con soldi raccolti da finanziatori terzi, società dall’alto potenziale di crescita, per poi rivenderle quando il loro valore è cresciuto.
Col Milan l’obiettivo è ben diverso: rilanciare la squadra ai vertici mondiali, senza stravolgere l’assetto societario e gli equilibri interni, in particolare il marketing dell’ad Barbara Berlusconi, di cui apprezza l’impostazione moderna e internazionale (museo e quartiere Milan col nuovo stadio al Portello).
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Mister B. a dicembre manifestò pubblicamente le proprie intenzioni, durante la presentazione a Bangkok della Global Legend Series, una serie di grandi partite in programma in Asia con una trentina di Palloni d’oro e fuoriclasse del passato come protagonisti. «Mi piacerebbe investire nel Milan, ma chiedono 900 milioni e sono troppi», disse in quell’occasione. Due mesi dopo, con una formula che prevede prima l’ingresso con una quota del 30% per una cifra attorno ai 300 milioni e poi il controllo totale negli anni successivi, presenta la sua offerta. Ora la palla passa al Mister B. più celebre.