Mario Sconcerti per il “Corriere della Sera”
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Pioli ha risposto alla piccola crisi del Milan con un atteggiamento da grande squadra. Il risultato di Bologna è poco discutibile anche se i rigori dalla parte del Milan sono veramente tanti. Ma Pioli ha vinto scegliendo la sua strada, mettendo Leao e Rebic insieme a Ibrahimovic, cosa mai fatta, e chiudendo con Mandzukic.
Tre attaccanti fissi giocando sulla flessibilità di Rebic. Più un centrocampo a tre con Saelemaekers di lato ai due centrali, cioè un Milan nuovo, con una diversità calcolata sulla certezza dei giocatori di essere ormai una squadra capace di reggere anche un po' meno equilibrio. Una scelta che ha mostrato la pacata sfacciataggine del nuovo Pioli, non più solo gestore intelligente, ma anche innovatore, quasi un autentico «giochista».
IBRA PIOLI
È questa la prima novità del girone di ritorno, la capacità del Milan di giocare al rialzo. Qualcosa di simile sta toccando alla Juventus. Pirlo ha trovato la squadra. La Juventus adesso ha i nomi, una metrica, un aspetto. Il rientro di Chiellini ha portato non solo il gioco, ma anche il passo, il linguaggio della vecchia difesa.
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Si parte ora da una base che non c'è mai stata con Pirlo. Ma soprattutto si è compiuto il centrocampo in tutti i suoi angoli. Bentancur è il vero baricentro, Arthur ha libertà di palleggio e McKennie d'inserimento. Il tutto equilibrato da Cuadrado, il cui doppio ruolo permette agli altri di giocare più liberi. Cominciando da Chiesa che non ha più Ronaldo a fargli sparire lo spazio davanti. Semmai questo ha una prima conseguenza: Ronaldo è in difficoltà perché al centro vive stretto.
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Può andare dove vuole, ma i vuoti sono già affollati. Ha segnato solo un gol in 5 partite e quando poteva partire da destra perché non c'era Cuadrado. Questa è comunque la Juve migliore, in piena corsa, anche se contro avversari che la valgono. E qui si arriva all'Inter. È tornata alla sorpresa d'inizio stagione con Hakimi e Perisic accanto a Lukaku e Lautaro a cui ha aggiunto Eriksen in regia. Anche qui una piccola corsa allo squilibrio.
INTER BENEVENTO
Non credo che Conte abbia puntato sulla debolezza dell'avversario, non è da Conte e non è da Benevento, squadra organizzata e di classifica più che onesta.È stato anche questo un messaggio a se stesso e alla squadra, serve andare oltre, serve un'idea in più. Eriksen è andato benino ma non era questo il test, servono avversari che attacchino il centrocampo. Lui ha la qualità, forse non i tempi del regista moderno che deve giocare il pallone in un secondo, altrimenti sei come Brozovic ed è Brozovic il titolare di se stesso.
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