Estratto dell’articolo di Piero Negri per la Stampa
SERGIO LEONE CARLO VERDONE 1
Una volta, Carlo Verdone chiese a Sergio Leone chi fosse il più grande regista di western: «John Ford, Sam Peckinpah?». Lui lo guardò, fece una delle sue pause e disse: «Non hai capito un c…». Poi, dopo un altro silenzio: «Il più grande autore di western di tutti i tempi è… Omero». «Aveva ragione - riflette oggi Verdone - l'Iliade è tutta un duello».
Verdone è uno dei notevolissimi registi che partecipano al racconto di Sergio Leone - L'italiano che inventò l'America, il documentario di Francesco Zippel da oggi su Sky, dopo l'anteprima assoluta alla Mostra del cinema di Venezia e dopo aver vinto il Nastro d'argento come documentario dell'anno 2023. Gli altri registi che dicono la loro sull'illustre collega sono Clint Eastwood, Steven Spielberg, Martin Scorsese, Quentin Tarantino, Jacques Audiard, Damien Chazelle, Darren Aronofsky, Giuseppe Tornatore, Dario Argento, Tsui Hark, Frank Miller. Tra gli attori, ci sono Jennifer Connelly, Robert De Niro e Eli Wallach.
VERDONE LEONE
Per Zippel, l'uscita televisiva del film, che intanto prosegue il viaggio di festival in festival (il prossimo è in Corea), segna la conclusione di un lavoro iniziato diversi anni fa, prima della Pandemia, spalla a spalla con Raffaella e Andrea Leone, i figli del Maestro. Racconta Zippel: «È incredibile la venerazione di cui è circondato Leone. Steven Spielberg prima di fare l'intervista con noi si è rivisto tutti i film e ha voluto a tutti costi parlare via Zoom con Martin Scorsese e con Clint Eastwood».
«Fon-da-men-ta-le»: Carlo Verdone scandisce l'aggettivo con cui definisce il peso che Sergio Leone ha avuto per lui.
verdone leone
Leone ha prodotto per lui Un sacco bello e Bianco Rosso e Verdone, usciti nei primi anni 80, ma c'è di più. «Ero il suo primo spettatore ogni volta che usciva un film - ricorda - quel suo modo di girare, quel ritmo assai lento - avanguardia pura, allora - che diventava improvvisamente nevrastenico, le musiche di Morricone e gli effetti sonori, il vento nel deserto che solleva la polvere. E quelle facce di attori, perfette come in un teatro dei pupi. Avevo visto tutti i western, ma quelli di Leone erano diversi da tutto: gioia degli occhi e stupore continuo».
Quando Verdone incontrò davvero Leone, il sogno del cinema sembrava destinato a rimanere tale: «Facevo spettacoli di cabaret underground perché mia madre aveva insistito, lì mi notarono Enzo Trapani e Bruno Voglino e finii alla Rai, a Non Stop. Alla terza puntata, mi chiamò Sergio Leone». È il 1977, Verdone ha 27 anni, Leone una ventina di più. «Si procurò il mio numero, mi convocò a casa sua, all'Eur, e mi ricevette con una camicione mediorientale. Stava alla scrivania, mi sedetti di fronte a lui e cominciò una specie di duello, sembrava di essere in un suo film: per un minuto e mezzo mi guardò, non disse niente, e io neppure, finché gli chiesi di andare in bagno. Poi parlammo, lui mi propose di fare un film. Io avevo già rifiutato otto proposte, ma come facevo a dire di no a Sergio Leone? Mi spiegò che la sceneggiatura è un'arte che va imparata, mi fece incontrare Ruggero Maccari, Lina Wertmuller, perfino Gigi Magni.
CARLO VERDONE MARIO BREGA SERGIO LEONE IL BUONO IL BRUTTO E IL CATTIVO il buono, il brutto, il cattivo 16 il buono, il brutto, il cattivo 6
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