Giovanni Bianconi per il Corriere della Sera
salvini
L' annuncio ufficiale arriva dall' indagato Matteo Salvini, che con l' abituale diretta Facebook dal suo ufficio al Viminale informa che la Procura di Catania gli ha notificato la trasmissione dell' inchiesta per sequestro di persona al competente tribunale dei ministri con annessa richiesta di archiviazione. Una notizia che il ministro dell' Interno comunica «con gioia e soddisfazione», perché certifica la correttezza del suo operato nella vicenda dei migranti trattenuti a bordo della nave Diciotti, nell' agosto scorso.
L' indagine - partita dalla Procura di Agrigento, transitata dalla Procura e dal tribunale dei ministri di Palermo e infine approdata a Catania - non è chiusa perché spetta ora al collegio speciale per i reati ministeriali del capoluogo etneo valutare le richieste dei pubblici ministeri e trarre le conclusioni. Ma intanto le considerazioni del procuratore catanese Carmelo Zuccaro sono un punto a favore di Salvini.
Il quale in passato aveva avuto modo di difendere e elogiare il magistrato già protagonista di inchieste e analisi sui salvataggi in mare da parte delle organizzazioni non governative molto gradite al titolare del Viminale. E a ben vedere il ragionamento che ha condotto Zuccaro alla richiesta di archiviazione può ritenersi consequenziale alle sue dichiarazioni sulle Ong.
I MIGRANTI SBARCANO DALLA DICIOTTI
Sui salvataggi il procuratore spiegò che non spettava alle associazioni private gestire i flussi migratori e creare corridoi umanitari per i profughi provenienti dall' Africa, materia di esclusiva competenza degli Stati e della politica; nel caso della Diciotti, lo stesso magistrato ha ritenuto che il trattenimento a bordo dei richiedenti asilo fosse una scelta governativa «non sindacabile dal giudice penale per il principio di separazione dei poteri».
La non concessione dell' autorizzazione allo sbarco, secondo la ricostruzione contenuta negli atti d' indagine, era strettamente collegata alla richiesta italiana di distribuire i migranti sul territorio europeo, che si doveva decidere proprio in quelle ore: il 24 agosto, in pieno "caso Diciotti" c' è stata un' apposita riunione della Commissione a Bruxelles.
Una coincidenza che fece ipotizzare alla Procura di Agrigento (intervenuta per prima) il «sequestro a scopo di coazione», cioè finalizzato a costringere gli altri Stati dell' Unione a farsi carico dei profughi.
migranti a bordo della diciotti
Reato che invece per la Procura di Catania non sussiste, dal momento che la richiesta italiana era legittima. Anche perché, secondo la convenzione internazionale sui salvataggi in mare, l' indicazione di un porto sicuro dove far scendere i migranti sarebbe spettata a Malta, prima che all' Italia.
Nel fascicolo giudiziario ci sono le comunicazioni tra la Capitaneria di porto italiana e le autorità de La Valletta dalle quali si evince che le 190 persone prese a bordo della Diciotti nella notte fra il 15 e il 16 agosto erano state tratte in salvo in acque maltesi, e per questo motivo da Roma erano partite ben quattro richieste di sbarco puntualmente ignorate da Malta. Quindi la nave approdò a Lampedusa (dove scesero 13 migranti bisognosi di cure immediate) e poi a Catania.
zuccaro
Il mancato sbarco a Lampedusa fu ritenuto giustificato, in virtù del contenzioso in corso con Malta, dal tribunale dei ministri di Palermo, che perciò si è dichiarato incompetente e ha trasmesso gli atti a Catania. Dove adesso il procuratore Zuccaro ha escluso il sequestro di persona applicando gli stessi principi indicati dal collegio palermitano per arrivare alle sue decisioni.
Se a Lampedusa il comportamento delle autorità italiane è risultato corretto in relazione alla diatriba con Malta, a Catania è successa la stessa cosa perché erano in corso le trattative con l' Unione europea.
Il tribunale dei ministri di Catania ha ora novanta giorni di tempo per svolgere le proprie considerazioni e stabilire il da farsi.