Francesco Semprini per “la Stampa”
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Galeotto fu Whats App che con quella sua irresistibile praticità ha ammaliato i giganti di Wall Street. Guai per oltre un miliardo di dollari, questa è la cifra che una decina di banche, Usa e non, sono prossime a sborsare per aver usato la chat di Meta, o altre di diverso blasone, come strumento di lavoro.
Trader e broker scambiavano informazioni sulle attività di compravendita di titoli, violando i requisiti normativi previsti per questo genere di operazioni. Tra i nomi illustri compaiono Bank of America, Barclays, Citigroup, Deutsche Bank, Goldman Sachs, Morgan Stanley, Ubs, ognuna delle quali è pronta a pagare sino a 200 milioni di dollari per chiudere un contenzioso che potrebbe avere conseguenze ancora più gravi.
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Dalle indagini è emerso che gli operatori di Wall Street hanno utilizzato app crittografate, come appunto WhatsApp, per discutere termini di investimento, contenuti delle riunioni con i clienti e altre attività. Secondo le regole, le società di intermediazione dovrebbero preservare e monitorare le comunicazioni scritte dei propri dipendenti, creando una traccia cartacea utile a Sec e Cftc, le autorità di settore, che verificano il rispetto delle leggi sulla protezione degli investitori. Servizi come WhatsApp e Signal danno la priorità alla privacy e possono essere impostati per eliminare automaticamente i messaggi. Il timore, inoltre, è che la pratica favorisca i pirati informatici.
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