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    DIES IRAN! IL RIFORMISTA MASSOUD PEZESHKIAN È IL NUOVO PRESIDENTE IRANIANO: “TENDEREMO LE MANI DELL’AMICIZIA A TUTTI” - L'EX MINISTRO DELLA SANITÀ HA VINTO AL BALLOTTAGGIO CONTRO L'ULTRACONSERVATORE SAEED JALILI. LE ELEZIONI ERANO STATE CONVOCATE ANTICIPATAMENTE DOPO LA MORTE IN UN INCIDENTE AEREO, IL 19 MAGGIO, DEL PRESIDENTE EBRAHIM RAISI - SU TEHERAN GRAVANO 1.500 SANZIONI, QUASI TUTTE STATUNITENSI – IL LIBRO


     
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    Estratti da tg24.sky.it

     

    Massoud Pezeshkian Massoud Pezeshkian

    Il deputato riformista ed ex ministro della Sanità iraniano Massoud Pezeshkian ha vinto il ballottaggio delle 14esime elezioni presidenziali e diventerà il nono leader della Repubblica islamica, hanno riferito oggi i media statali locali. Pezeshkian ha vinto il ballottaggio per le elezioni presidenziali contro l'ultraconservatore Saeed Jalili. "Tendereremo la mano dell'amicizia a tutti; siamo tutti popolo di questo paese; dovremmo usare tutti per il progresso del paese", ha detto Pezeshkian alla televisione di Stato. Le elezioni sono state convocate anticipatamente dopo la morte in un incidente aereo, il 19 maggio, del presidente ultraconservatore Ebrahim Raisi.

     

    La scarsa affluenza e i boicottaggi del voto

    Secondo i media l'affluenza sarebbe stata del 50%, l'orario di chiusura dei seggi era stato spostato dalle 18 alla mezzanotte per favorire partecipazione. Molti infatti sono stati gli appelli per boicottare le elezioni da parte degli attivisti della diaspora iraniana all'estero.

     

     

    LA POLITICA USA DELLE SANZIONI

    Stefano Mannoni per milanofinanza.it - Estratti

     

    Massoud Pezeshkian 4 Massoud Pezeshkian 4

     

    L’Iran vanta il poco invidiabile primato di essere la nazione più sanzionata al mondo. Ad oggi gravano sulla repubblica islamica affacciata sul Golfo Persico 1.500 sanzioni, quasi tutte statunitensi.

     

    L’establishment di Washington è molto compiaciuto di questo risultato che consente, almeno apparentemente, di condurre una guerra sotterranea con il nemico senza versare una goccia di sangue. E anche una parte dell’accademia plaude a questa strategia a costo zero presentandola come una manifestazione particolarmente sofisticata della superpotenza americana. Non a caso qualche tempo fa abbiamo dato conto proprio su queste colonne del libro di Henry Farrell e Abraham Newman, *Underground Empire*, che sostiene esattamente questa tesi.

     

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    Henry Farrell e Abraham Newman Underground Empire Henry Farrell e Abraham Newman Underground Empire

    Certo, le sanzioni hanno colpito duramente l’economia iraniana che si è vista penalizzata non solo nelle esportazioni di petrolio ma è stata tagliata fuori dalla rete bancaria Swift e persino punita sugli approvvigionamenti di farmaci, in una congiuntura critica come quella del Covid.

     

     

    La classe media si è contratta in modo impressionate, da un 45% della popolazione nel 2017 a un mero 30% del 2020. La povertà si è generalizzata e così la dipendenza dallo Stato delle famiglie per la loro sussistenza. Ma qui troviamo le prime difficoltà. Non era forse la classe media quella su cui puntavano gli Stati Uniti per innescare un rovesciamento del regime?

     

    Orbene indebolendola, e proletarizzandola, come è a suo tempo successo in Iraq, le energie politiche per ribellarsi alla Guardia Rivoluzionaria si sono affievolite. Proprio lo strato sociale più sensibile alla domanda di riallacciare i rapporti con l’Occidente è stato colpito più duramente. E intanto l’Iran compensava il crollo dei rapporti con i paesi atlantici, intensificando i legami con Russia e Cina. Nonché amplificando la radicalizzazione del regime attraverso un’azione di destabilizzazione nella regione.

    biden Ali Khamenei biden Ali Khamenei

     

     

     

    Mi potreste a questo punto rammentare gli accordi dell’amministrazione Obama con l’Iran del 2015 sul progressivo smantellamento del programma nucleare di Teheran. Vero. Ma il caso prova ancora di più l’inefficacia e la sproporzione dello strumento sanzionatorio poiché mentre l’Iran ha onorato i suoi impegni non così gli Usa, che hanno rimosso solo una parte delle sanzioni. Al punto che quando Trump nel 2018 ha denunciato l’accordo, facendo schizzare il numero delle sanzioni da 750 a 1.500, ha aperto una porta in cui si è infilato anche il suo successore democratico Biden.

     

     

     

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    Il punto è che le sanzioni sono facili da imporre ma difficili da rimuovere visto la loro diversa fonte giuridica – ordini esecutivi o leggi del Congresso. E in più sembrano uno strumento molto comodo in quanto permettono di ignorare la distinzione tra combattenti e civili, rendendo tutta la popolazione collettivamente responsabile dei comportamenti del suo governo.

     

     

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