Paolo Rodari per "la Repubblica"
PAPA FRANCESCO
Bagdad, Erbil, Karaqosh, Ur dei Caldei. Gli uomini della sicurezza del Papa stanno lavorando sodo per garantire a Francesco la possibilità di visitare le città irachene prescelte durante il suo prossimo viaggio internazionale, dal 5 all' 8 marzo. Bergoglio desidera partire, rinunciando anche, a motivo soprattutto del Covid, a eventi con grandi masse.
L' appuntamento con più persone sarà la messa celebrata a Erbil, nella quale, secondo quanto afferma l' arcivescovo caldeo Bashar Matti Warda, «saranno presenti circa diecimila persone», ventimila in meno rispetto alla capienza dello stadio.
I presenti saranno distanziati, si eviteranno gli assembramenti.
La Santa Sede non sembra al momento avere particolari preoccupazione per gli ultimi attentati che hanno colpito l' Iraq e per le notizie di uno Stato Islamico che prova a rialzare la testa. Il viaggio resta fino all' ultimo in bilico, ma sembra più a motivo dei problemi che può innescare la pandemia che per altro.
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Alcune delle misure adottate per il Covid, tuttavia, serviranno anche per la sicurezza. Alla messa di Erbil, ad esempio, a regolare l' afflusso dei fedeli e a indicare loro i posti dove sedersi all' interno dello stadio ci saranno 200 volontari: ognuno dei fedeli partecipanti avrà un badge di riconoscimento e un posto stabilito. Così accadrà anche in altri eventi. Ogni partecipante sarà schedato.
Per Francesco è importare andare: anche se molti iracheni vedranno gli eventi papali solo in televisione, «vedranno che il Papa è nel loro Paese», ha detto recentemente lo stesso Francesco a un gruppo di giornalisti dell' agenzia cattolica statunitense Catholic News Service ricevuti in udienza.
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Si tratta anche di realizzare il sogno del viaggio di Giovanni Paolo II. Era stato programmato dal primo al 3 dicembre 1999. Non si era realizzato perché Saddam Hussein, dopo trattative durate alcuni mesi, aveva deciso di rimandarlo.
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