Enrico Franceschini per "la Repubblica"
GRASSONI
Processo alle diete. A quelle che non funzionano. E alla grande illusione che generano, l´idea di poter perdere peso rapidamente e definitivamente, che troppo spesso si rivela un imbroglio, le cui conseguenze fisiche e psicologiche possono risultare deleterie: un classico esempio di cura peggiore della malattia.
GRASSO
Centinaia di donne, solitamente le vittime più colpite dalla aleatoria promessa di disfarsi dei chilogrammi in eccesso con metodi radicali e stravaganti, scenderanno in piazza stamane a Londra per una dimostrazione di protesta davanti al parlamento di Westminster, in coincidenza con le udienze di una commissione d´inchiesta della camera dei Comuni in cui i dirigenti dell´industria delle diete dovranno testimoniare su cause ed effetti di un business multimilionario, cresciuto a dismisura nella società dell´opulenza occidentale.
La campagna di protesta "Ditching Diet" (Abbandonare la dieta) è organizzata da un gruppo denominato Endangered Bodies (Corpi in pericolo). «Il nostro obiettivo», dice una portavoce all´Observer, «è denunciare il ruolo dell´industria delle diete nel destabilizzare l´appetito e i desideri di donne e ragazze di tutto l´Occidente».
DIETA
Le promotrici fanno appello alle donne che sono state colpite negativamente dalle diete affinché partecipino alla dimostrazione e portino con sé programmi dietetici, riviste e materiale, contatori di calorie e qualsiasi altra cosa associata a questa ossessione contemporanea: il tutto verrà simbolicamente gettato in un cassonetto per i rifiuti "inquinanti" di fronte al parlamento. L´iniziativa critica in particolare quei "club della dieta" d´alto profilo come Slimming World e Weight Watchers, esprimendo allarme per le diete reclamizzate da celebrità che frequentemente producono danni alla salute fisica e psicologica delle donne piuttosto che i conclamati benefici a lungo termine.
DIETA
Secondo statistiche pubblicate nel 2011 in Gran Bretagna, l´interesse pubblico per le diete e le pur legittime continue preoccupazioni per il fenomeno dell´obesità significano che in media una persona su tre prova costantemente a perdere peso. Ma la mania delle diete riguarda più le donne degli uomini: mentre meno di un quarto degli uomini (il 23 per cento) ammettono di essere costantemente impegnati a perdere chilogrammi, dicono altrettanto ben due quinti delle donne (il 39 per cento).
Eppure, in base a ricerche apparse negli Stati Uniti, accusa l´associazione Endangered Bodies, soltanto il 5 per cento di coloro - maschi o femmine - che si mettono a dieta riescono a non riprendere il peso perduto. Dunque il 95 per cento delle diete non ottengono il risultato promesso: una grande illusione, appunto, fonte di sacrifici, ansie, nevrosi.
CULONI
E la campagna di protesta lanciata in Inghilterra afferma che l´industria delle diete sfrutta proprio questo fallimento, che conduce a ripetuti tentativi di perdere peso: se le diete risultassero subito efficaci, infatti, basterebbe farle una volta sola, e i profitti dell´industria sarebbero molto minori. E´ l´equivalente di un medicinale che fa affari d´oro esattamente perché non funziona.
«Non abbiamo mai affermato che i nostri metodi funzionano per tutti, ma disponiamo di prove scientifiche della loro validità», si difende Zoe Helman, direttrice di Weight Watchers, una delle rappresentanti dell´industria dietetica che sarà chiamata a deporre davanti alla commissione d´inchiesta. Replica Amy Anderson, coordinatrice di Endangered Bodies: «L´industria delle diete presenta se stessa come una forza benigna, quando in realtà provoca una diffusa disperazione.
Il nostro scopo è mettere in evidenza la natura tossica delle diete e i danni che causano alla salute fisica e mentale delle donne. Io stessa ho trascorso dieci anni d´inferno a fare diete di ogni tipo, convinta che sarei stata più felice se avessi perso peso, ma la verità è l´opposto. Alla fine non solo pesavo più di prima, ma mi sentivo uno schifo».