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Dopo sette anni di fase istruttoria si apre stamattina in Svizzera, presso il Tribunale penale federale di Bellinzona, il processo a Sepp Blatter e Michel Platini. Al centro del caso un presunto indebito pagamento di due milioni di franchi svizzeri dall’allora presidente della Fifa all’allora presidente dell’Uefa.
Ma è ovviamente molto di più. Ieri la Süddeutsche Zeitung ha ricordato che è ormai acclarato che dietro l’inchiesta ci sia Gianni Infantino, che manovrò la procura svizzera per azzoppare Platini lasciandogli campo libero per la presidenza della Fifa. Un’operazione che “ha cambiato seriamente gli equilibri di potere nel calcio mondiale”, scrive il giornale tedesco.
INFANTINO PLATINI
L’Équipe ovviamente dedica al caso la prima pagina e altre quattro all’interno. Lì dove in Italia regna il calciomercato. Nel suo editoriale, Jean-Philippe Leclaire scrive che questo processo ha “un fantasma dal cranio liscio come una palla da biliardo”: Infantino, appunto. Colui che “è stato il grande beneficiario politico di questa vicenda. Infantino – si domanda L’Équipe – ha approfittato innocentemente di un perfetto ‘colpo’, o ha giocato un ruolo molto più oscuro nelle cadute combinate di Blatter e Platini? Mentre il 99% degli imputati che gridano alla cospirazione sono principalmente paranoici, svizzeri e francesi hanno motivo di credere che la loro caduta potrebbe essere stata accelerata da accordi tra amici, pubblici ministeri svizzeri e leader della nuova Fifa”.
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Michael Lauber, l’ex capo della Procura svizzera responsabile delle indagini è stato costretto a dimettersi nel luglio 2020, accusato di aver “nascosto deliberatamente la verità” su tre incontri segreti (ma non tanto) con Infantino. E’ stato avviato anche un procedimento penale nei confronti di Infantino per “istigazione all’abuso di autorità, violazione del segreto d’ufficio e intralcio al procedimento penale”.
Sulla panchina degli imputati, di fronte alla Corte Penale del TPF, ci sono oltre a Platini e Blatter, anche Nasser al-Khelaïfi, presidente del gruppo beIN e del PSG, e Jérôme Valcke, ex numero 2 dell’organismo mondiale nell’era Blatter.
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La storia è ormai nota: avviato il 27 maggio 2015, a Zurigo, dalle autorità americane, il tornado giudiziario del “Fifa-gate” è stato fatale a Platini e Blatter. Il francese all’epoca voleva diventare presidente della Fifa, succedendo proprio al suo ex mentore, “con il quale aveva finito per litigare, sullo sfondo di crudeli giochi politici interni”. L’avvio di un procedimento penale da parte della Procura svizzera a fine settembre 2015, ha chiuso la porta in faccia alle sue ambizioni.
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“A margine delle presunte accuse contro i due imputati, questo processo aiuterà a capire come questo pagamento di 2 milioni sia stato portato all’attenzione della Procura svizzera nell’estate del 2015?”, si chiede L’Equipe. Il giudizio è atteso per l’8 luglio.
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