Marco Calabresi per il "Corriere della Sera"
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Allora non era polemica con i giornalisti. Dietro il silenzio stampa di Naomi Osaka c' era altro e, in effetti, suonava strano che la seconda giocatrice della classifica mondiale, rocciosa e in prima linea nella lotta al razzismo e a ogni forma di discriminazione avesse deciso di disertare le conferenze stampa al Roland Garros perché «spesso stiamo lì seduti a ricevere domande che ci sono già state fatte parecchie volte o che alimentano dubbi nella nostra mente, e io non voglio essere soggetto di interazioni con persone che dubitano di me».
Ai suoi 2,2 milioni di follower su Instagram, ieri poco prima delle 20 si è mostrata un' altra Naomi: fragile, depressa, che domenica aveva ricevuto una multa di 15mila dollari dall' organizzazione (lo 0,08% rispetto ai 19.773.132 guadagnati in carriera di soli premi) ma che ha scelto addirittura di ritirarsi dal torneo dopo un solo turno giocato.
«Si è creata una situazione che mai avrei immaginato - ha scritto -. E ora penso che la cosa migliore per me, per gli altri giocatori e per il torneo sia quella di ritirarmi.
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Non avrei mai voluto essere una distrazione». Poi la verità: «Da dopo lo US Open del 2018 soffro di lunghi periodi di depressione. Tutti mi conoscono come una persona introversa, e tutti durante i tornei mi vedono spesso indossare delle cuffie per isolarmi. La stampa è sempre stata gentile con me e mi scuso soprattutto con quelli che si sono sentiti colpiti dalle mie parole: non sono una che parla con naturalezza in pubblico e ho molta ansia quando si tratta di parlare al mondo dei media.
Mi sento nervosa ed è stressante cercare di dare sempre la risposta migliore. Qui a Parigi mi sento vulnerabile e ansiosa, ho scritto privatamente al torneo scusandomi. Ora mi prendo un periodo di pausa, lontana dai campi, con la promessa di lavorare assieme al Tour per trovare la migliore via possibile per i giocatori, i tifosi e i giornalisti».
Se ad agosto Osaka era stata la prima - con la sua rinuncia alla semifinale del torneo di Cincinnati giocato a New York, cui seguì lo stop di 24 ore del torneo - a guidare la rivolta di gruppo, a seguito del ferimento di Jacob Blake da parte di un poliziotto bianco del Wisconsin, stavolta prima della scelta di ritirarsi dal Roland Garros la sensazione è che Naomi già fosse più sola.
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Il comunicato dei quattro Slam era stato durissimo, e anche le reazioni dei giocatori erano state per la stragrande maggioranza contrarie.
«La stampa fa parte del lavoro - aveva spiegato la numero 1 Ashleigh Barty, unica donna più in alto di Osaka in classifica -. Rispondere alle domande non è mai stato un problema, non sono mai stata sveglia la notte ripensando a quello che dico o a quello che mi chiedete».
Aveva detto la sua anche Rafa Nadal: «Rispetto Naomi come persona e rispetto la sua decisione. Ma, almeno per me, senza la stampa e senza le persone che raccontano le notizie e i traguardi che stiamo avendo in giro per il mondo, probabilmente non saremmo gli atleti che siamo oggi».
Nessuno sapeva che, in realtà, il problema era un altro.
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E la depressione non guarda in faccia nessuno, neanche i campioni milionari dello sport e del tennis: ci sono passati in tanti, ultimo della lista Dominic Thiem, quarta testa di serie a Parigi ma già eliminato.