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    DIO, PATRIA E DENARO! DIETRO IL VIAGGIO A MOSCA DI QUEL MEZZO MITOMANE DI ORBÁN, PRESIDENTE DI TURNO DELL’UE, C’E’ UN PIANO DI SDOGANAMENTO DI PUTIN IN ATTESA DELLA VITTORIA DI TRUMP (IN BALLO CI SONO SOPRATTUTTO LE IMPORTAZIONI DI GAS DA MOSCA E I LEGAMI COMMERCIALI CON LA RUSSIA NEI SETTORI NON SANZIONATI) – MA IL PREMIER UNGHERESE RISCHIA DI ESSERE SFIDUCIATO DAL CONSIGLIO EUROPEO – IL “COMPLOTTO” CONTRO L’EUROPA”, LA PACE PUNITIVA PER L’UCRAINA E QUEL FIUME DI DENARO PER VOX – DAGOREPORT


     
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    https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/dagoreport-ndash-cosa-frulla-testa-orban-premier-ungherese-400781.htm

     

     

    Estratti da open.online

     

    viktor orban vladimir putin viktor orban vladimir putin

    Dietro il viaggio di Viktor Orbán a Mosca c’è un piano. Che prevede lo sdoganamento di Vladimir Putin in attesa della vittoria di Donald Trump a Usa 2024. Il leader dell’Ungheria si è mosso in proprio durante il suo semestre di presidenza di Budapest dell’Unione Europea. Orbán ha deciso di infrangere la politica di Bruxelles di parziale isolamento del Cremlino.

     

    E anche se lo Zar ha fatto capire di non volersi smuovere sull’Ucraina, il premier di Budapest ha continuato a sostenere di essere in missione di pace.

     

    Anche se c’è chi ha ricordato che in ballo ci sono soprattutto le importazioni di gas da Mosca e i legami commerciali con la Russia nei settori non sanzionati. Ma soprattutto: Orbán punta tutto sulla vittoria di Trump alle elezioni in Usa a novembre. Per creare un asse di destra mondiale.

     

    viktor orban herbert kickl andrej babis viktor orban herbert kickl andrej babis

     

    Il piano di Viktor

    «Dobbiamo essere onesti. Sarebbe meglio per il mondo e per l’Ungheria se Trump tornasse presidente. Lui è l’unica speranza per la pace», aveva scritto su X nei giorni scorsi il leader. Orbán, spiega oggi Repubblica, scommette su Trump e su una pace con Putin non buona per l’Ucraina. Ovvero quella descritta dallo Zar: cessione delle quattro regioni filorusse e nessun ingresso di Kiev nella Nato. E vorrebbe incarnare il nuovo corso globale con Putin e Trump. Mentre la locomotiva dell’Ue perde colpi. 

     

    (...)

     

    Le politiche di Bruxelles

    viktor orban e volodymyr zelensky viktor orban e volodymyr zelensky

    Mentre lui allarga il suo gruppo agli spagnoli di Vox, la trattativa per i top jobs dell’Ue lo vede come sconfitto. Per questo lui scommette su Trump e Putin. E aspetta le mosse di Giorgia Meloni, che non ha ancora deciso se dare l’ok a Ursula von der Leyen presidente della Commissione Europea. Lei chiede un riconoscimento pubblico in cambio che la porrebbe come leader della destra in Europa.

     

    Ma potrebbe invece ottenere proprio da Orbán il lasciapassare verso Trump che oggi è più vicino a Matteo Salvini in Italia. Mentre lui potrebbe federare il Rn insieme al partito di Robert Fico, a Wilders nei Paesi Bassi fino a Vox. Se Viktor riuscisse nel suo piano, a Putin non sarebbe più necessario fare la guerra all’Europa. Il quotidiano spiega che il futuro che immaginano Orbán e i suoi – mutuando Philip Roth – semmai è «Il complotto contro l’Europa». Una coperta nera che si stende sul Continente.

     

     

    VIKTOR ORBAN DONALD TRUMP VIKTOR ORBAN DONALD TRUMP

    ORBAN

    Federico Capurso e Francesco Olivo per la Stampa - Estratti

     

    (…)

    Per Meloni l’uscita di Vox è un tradimento inaspettato. Tre giorni fa Santiago Abascal le ha telefonato per comunicare la decisione: «Andiamo con Orban». La premier italiana ci è rimasta male, umanamente e da un punto di vista politico. Il prezzo pagato da FdI per questo rapporto è stato alto, basta scorrere l’archivio delle agenzie per leggere centinaia di dichiarazioni contro “l’alleanza con i neofranchisti” . La premier e i suoi fedelissimi ritengono questo strappo un grave errore: «Nel giorno in cui Orban va al Cremlino passano con lui: inspiegabile».

     

    VIKTOR ORBAN DONALD TRUMP VIKTOR ORBAN DONALD TRUMP

    Dietro la rottura, però, c’è proprio il premier ungherese. In questi mesi Vox, pur rimanendo nel gruppo dei Conservatori, ha consolidato sempre più il rapporto con Orban e con Marine Le Pen. Una «doppia lealtà» che ha indispettito gli italiani. Così, è scoppiato lo scontro: gli spagnoli chiedevano di far entrare il premier ungherese, mentre Meloni frenava.

     

    La pressione di Orban non si è mai interrotta. Dopo aver trovato chiusa la porta dei Conservatori, il premier ungherese ha prima immaginato un gruppo dei Paesi dell’Est, dell’ex blocco Visegrad, ma non avendo i numeri sufficienti ha allargato il progetto al gruppo di Identità e democrazia, a partire dai due partiti principali (della vecchia legislatura): la Lega e il Rassemblement National di Marine Le Pen, la quale già da mesi aveva lanciato un’opa ostile sui Conservatori. Così, le due offensive si sono unite e hanno rotto l’unità dei Conservatori.

    ABASCAL MELONI ABASCAL MELONI

     

    A rendere attrattiva per Vox (e per gli altri) l’offerta di ingresso nella “piattaforma patriottica” di Orban c’è anche il forte investimento economico del premier ungherese sul progetto, attraverso i think tank finanziati direttamente dai ministeri di Budapest con centinaia di milioni di euro. Dio, patria e denaro, così Meloni è finita in un angolo.

     

     

     

     

    victor orban donald trump 5 victor orban donald trump 5 donald trump e viktor orban a mar a lago donald trump e viktor orban a mar a lago giorgia meloni e viktor orban con dietro emmanuel macron e klaus iohannis giorgia meloni e viktor orban con dietro emmanuel macron e klaus iohannis

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