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    DIETRO L’ARGENTO DI "WONDER" GOGGIA 23 GIORNI DOPO L’INFORTUNIO C’E’ UN SEGRETO CHE SI CHIAMA MEDICINA RIGENERATIVA. L'ORTOPEDICO CHE L'HA OPERATA: “L'ABBIAMO CURATA CON INFILTRAZIONI DI PLASMA RICCO DI PIASTRINE” – IL MISTICISMO DI "SANTA" SOFIA: "ANCHE NELLE GIORNATE PIÙ BUIE, HO SEMPRE AVUTO IN ME UNA LUCE CHE MI HA GUIDATA. NEL MOMENTO IN CUI MI VENIVA DA BESTEMMIARE CONTRO IL CIELO, MI SONO DETTA…" - VIDEO


     
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    Gianluca Cordella per il Messaggero

     

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    Le montagne selvagge di Yanqing appena spruzzate di bianco. In mezzo sbuca la lingua di neve su cui si sono date battaglie le velociste della discesa olimpica. Colonna sonora improbabile di questo quadro di quiete naturale il po-po-po che si solleva dallo staff azzurro in festa. Ecco. Se siete amanti dei contrasti e degli accostamenti assurdi siete i benvenuti nel mondo di Sofia Goggia.

     

    Un luogo fantastico in cui accade che una principessa dai modi spericolati e più coraggiosa di molti cavalieri senza macchia si rivesta d'argento con una medaglia che è la sublimazione di quei contrasti assurdi di cui sopra. Una campionessa infortunata, un legamento parzialmente lesionato, un perone fratturato, un'Olimpiade da rincorrere e una gara quasi vinta, un oro sfumato per 16 centesimi.

     

    Come può far parte tutto dello stesso racconto? Le vie sono due: l'atto di fede o lo sforzo di fantasia. Il primo è quello che Sofia ha usato per andare avanti, per credere che non fosse da folli pensare di sbarcare in Cina, dopo il crac di Cortina, per provare a confermare il titolo olimpico di Pyeongchang. Il secondo è quello che da 24 ore sta esercitando ognuno di noi per convincersi di aver assistito a qualcosa di reale. «Se nella mia via vita ho creduto a Babbo Natale e agli unicorni volanti posso credere anche alla Goggia». Una cosa così.

     

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    PAROLA ALLA SCIENZA In attesa che la scienza ci dia conforto, registriamo quello che abbiamo visto. O che crediamo di avere visto. Nell'ordine. Una campionessa - Sofia - che alle Olimpiadi non doveva nemmeno esserci ha vinto una medaglia d'argento. Una ragazza alla prima partecipazione ai Giochi e mai sul podio di Coppa del Mondo - Nadia Delago - ha centrato una clamorosa medaglia di bronzo. Un podio olimpico che per quattro minuti buoni è stato tutto azzurro prima che una botta di pragmatismo svizzero (con il volto di Corinne Suter) arrivasse a ripristinare una parvenza di logica.

     

    Goggia, Delago e mettiamoci anche Elena Curtoni, a lungo davanti a tutte. Mai l'Italia olimpica aveva vissuto una giornata così, in discesa. Tre azzurre nelle prima cinque, due sul podio contemporaneamente. Roba che non si vedeva dal SuperG di Salt Lake 2002 con Daniela Ceccarelli oro insieme a Karen Putzer bronzo. Non se ne abbiano a male Nadia ed Elena, però, se ci concentriamo su ciò che ha fatto Sofia.

     

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    OLTRE I LIMITI Un'impresa talmente incredibile da averci davvero fatto credere che sì, in fondo non è sbagliato rimanerci male per quell'oro sfumato per una folata di vento contrario, come ha detto Giovanni Feltrin, tecnico delle donne jet azzurre. L'impossibile ce lo ha raccontato il volto di Sofia.

     

    Raggiante al traguardo quando guarda il tabellone. Il bacio alla telecamera. Poi la smorfia quando la Suter passa davanti a tutte e quel broncio che fatica ad andare via. Poi di nuovo, finalmente, il sorriso che si apre nel «Ciao fans!» a favore di tv. Il momento in cui Sofia decide che quell'argento è più un miracolo che un'occasione persa. A 23 giorni da quel 23 gennaio.

     

    Un lasso di tempo infinitamente breve per recuperare dall'infortunio patito sulle nevi di casa, l'ennesimo prima di un grande evento. Lo scorso anno in circostanze simili perse i Mondiali di Cortina. Il titolo iridato, guarda un po', se lo prese la Suter che brava è brava e sicuramente non si lascia scappare le occasioni in assenza della discesista più forte. Dicevamo dell'infortunio. In tanti, forse tutti, avrebbero mollato. Non la bergamasca delle Fiamme Gialle. Che ha iniziato a rincorrere quel sogno. Gli allenamenti sui social sempre più estenuanti, fino al 4 febbraio, quando rimette ai piedi gli sci per l'ultimo test pre-partenza. Il 6 vola verso Pechino carica di sorrisi, ma sbarcata in Cina prevale la paura.

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    C'è il forfait al SuperG: è scontato, ma sembra un segnale negativo. Per fortuna arrivano le prove della discesa e Sofia c'è, lo dicono i tempi, lo dice lei. Racconta Claudio Zorzi, l'ortopedico che l'ha operata: «L'abbiamo curata con infiltrazioni di plasma ricco di piastrine». Una tecnica rivoluzionaria, che l'ha rigenerata. «Felici di aver contribuito». C'è gloria per tutti. Un oro, anzi no, un argento bellissimo.

     

    La festa a Casa Italia, i complimenti del Presidente Mattarella che la aspetta a Roma e Sofia che guarda avanti: «Tra due giorni riparto, c'è una coppa del mondo di discesa da difendere». Tutto normale, tutto come se nulla fosse successo. Ed è allora che ci viene il dubbio. Ci siamo inventati questa medaglia o ci siamo inventati, prima, l'infortunio e il dramma sportivo? La scienza ci aiuti: perché è certo che entrambe le cose non possono essere accadute davvero.

     

     

     

    «IO, GUIDATA DA UNA LUCE»

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    Giacomo Rossetti per il Messaggero

     

    Non c'è niente da fare: Sofia Goggia è diventata uno dei volti per lo sport italiano non solo per il suo talento smisurato (l'argento di Yanqqing è lì a dimostrarlo), ma anche per la sua indole istrionica, la sua capacità di tenere viva l'attenzione di stampa e tifosi.

     

    Dopo la sua più grande impresa in carriera - ai di là del colore della medaglia - Sofia è allegra ma non così tanto da poter esser definita euforica. Semmai è rilassata: missione compiuta, recita il suo sorriso stanchissimo, quello di chi è consapevole di aver fatto tutto ciò che poteva.

     

    «Alla vigilia avrei firmato per vincere l'argento, faccio i complimenti a Corinne Suter. Mi dispiace un po' per l'oro, ma è stata quasi una giornata facile dopo un periodo veramente tosto».

     

    È una medaglia dedicata a qualcuno in particolare?

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    «No, questa medaglia è per me stessa e per tutti coloro che hanno creduto nel mio recupero. Dopo Cortina sembrava tutto andato in fumo».

     

    Quali sono stati i giorni più duri tra quelli che hanno preceduto la discesa libera?

    «Beh, il lunedì dopo la caduta ero parecchio giù di morale. Ma il momento più difficile è quando ho rimesso gli sci qui a Yanqqing».

     

    Cosa l'ha fatta andare avanti in quei momenti?

    «Non è da tutti buttarsi giù per una pista mai provata prima. Anche nelle giornate più buie, ho sempre avuto in me una luce che mi ha guidata, e di questo sono grata. Nel momento in cui mi veniva da essere blasfema e bestemmiare contro il cielo, mi sono detta: se questo è il disegno per me, lo accetto».

     

     

    Non tutti i medici avrebbero dato il via libera a gareggiare dopo il suo incidente

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    «Sono grata a coloro che mi hanno visitata, penso siano stati anche minacciati dai loro colleghi (ride, ndr) perché si sono presi delle responsabilità allucinanti, che con altri pazienti non si sarebbero assunti. Ho sempre preso le loro parole come il Vangelo. Sono convinta che il crederci fino alla fine abbia accelerato il processo di guarigione delle mie cellule».

     

    Cosa le ha detto Michela Moioli prima della finale?

    «Vai e prenditi ciò che è tuo. Mi è dispiaciuto tanto quando Michi è caduta e non è andata in finale, è la mia gemella. Però certo, se avesse vinto più medaglie di me (ride, ndr)».

    Attualmente lei è la sportiva azzurra più famosa nel mondo.

    «Sono consapevole di quanto la mia gara fosse attesa in Italia: mi hanno scritto in tantissimi, alcuni pregandomi di rinunciare per preservare la salute. Ho fatto i dovuti scongiuri!».

     

    Le resterà il rimpianto per esser partita infortunata?

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    «Mi dispiace di non essermi goduta l'Olimpiade come avrei voluto, ma mi è andata bene. Ricordo che il dottor Panzeri ha detto: il video del volo a Cortina lo userei per far capire come rompersi due crociati».

     

    Ha parlato con la sua amica Lindsey Vonn?

    «È stata la prima persona che ho sentito in videochiamata prima della premiazione. Le ho confessato che volevo l'oro, e lei mi ha risposto che conosce bene quella sensazione». Insieme a lei festeggia anche Nadia. «Sono contenta per la piccola Delago, ha girato tutta la stagione intorno al podio e poi ci è salita nel momento più importante».

     

    Prima di prendere il volo per la Cina, cosa ha fatto?

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    «Ho dato una carezza e un bacino alla medaglia d'oro di Pyeongchang 2018, l'ho separata da tutte le altre e le ho lasciato uno spazietto vicino. Mi sono detta, non sia mai che servirà»

     

    E adesso che si fa?

    «Torno a casa, mi riposo tre giorni sul divano, poi si va di nuovo in pista perché c'è una Coppa del Mondo di discesa da vincere!».

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