1. DIETRO LA SCONFITTA DI RENZI C'È ANCHE L'INPS DI BOERI E I MILIONI DI PENSIONATI (GLI ULTIMI CHE VANNO A VOTARE) CHE VOGLIONO CACCIARE IL PREMIER PER EVITARE SFRACELLI NELLE LORO PENSIONI
DAGOREPORT
tito boeri
Alla diffusione dei risultati elettorali, pochi hanno guardato al clamoroso risultato di Trieste. Una piccola città di confine, nulla al confronto di Roma, Milano, o Napoli. Eppure, la disfatta del Sindaco uscente del PD, Tosolini - rimasto sotto il 30%, mentre il vecchio Sindaco Di Piazza tornava inaspettatamente in auge - è un ottimo indicatore. Trieste, infatti, è la città dei pensionati. Un voto che ha fatto emergere il malumore verso la semina di panico e incertezze che ha caratterizzato la gestione mediatica e inconcludente di Tito Boeri alla Presidenza deIl'INPS.
FILIPPO TADDEI E TITO BOERI
I 16 milioni di pensionati italiani, infatti, vogliono star tranquilli. Vogliono certezze. Il contrario dei continui elettroshock somministrati da Boeri, con gli annunci di riforme (che non sta a lui fare, né proporre) che hanno continuamente costretto il Governo a smentire e precisare, con crescente irritazione. I pensionati hanno un reddito fisso, e antenne sensibili: leggono i giornali, i bollettini di settore, molti s'informano online su forum dedicati. E soprattutto votano. Votano ancora in massa, diversamente da millennials, generazioni X, Y e Z.
Leggere di nuovi assegni sociali da pagare con la fiscalità generale spaventa. E ancor più le continue campagne di minaccia verso le pensioni di dirigenti d'azienda, magistrati, Forze dell'ordine (persino i sacerdoti!).
TITO BOERI
Paradossalmente, anche gli annunci di voler ridurre i vitalizi agli ex parlamentari sortiscono l'effetto opposto: il pensionato sa bene che dietro quella misura retroattiva - popolare presso il pubblico, ma impervia, perché di competenza del Parlamento, e con le porte sbarrate dalla Corte Costituzionale - si possono nascondere più facilmente altre misure retroattive. Ad esempio, contro chi percepisce pensioni slegate dai contributi effettivi (quindi col metodo retributivo). Si tratta di assegni meno robusti ma molto più numerosi, capaci di spremere non qualche decina di milioni, ma qualche miliardo di euro.
TITO BOERI
Intanto, centralini e impiegati dell'lNPS mostrano la corda di fronte a richieste che fanno emergere i ritardi organizzativi e le complicazioni burocratiche fatte di codici che cambiano ogni tre mesi, richieste vessatorie agli sportelli di inutili fotocopie di documenti, errori blu nelle "buste arancioni", e così via. Perché i professorini sanno scrivere e fare conferenze, ma non certo organizzare macchine complesse.
DE BENEDETTI TITO BOERI
Prima di entrare nella nostra inchiesta, vogliamo dedicare la prima puntata a un vero e proprio scandalo: la farsa della nomina dell'addetto stampa di Boeri.
La norma per la nomina di un addetto stampa nella pubblica amministrazione puo' farsi per chiamata diretta - se il giornalista e' iscritto all'ordine ed e' laureato. Per veicolare una immagine di "trasparenza" Boeri indice un concorso pubblico al quale partecipano piu' di un centinaio di giornalisti.
La commissione - alla quale partecipano anche 3 giornalisti segnalati dall'ordine per volonta' di boeri - individua il vincitore. Che però non è il candidato di Boeri, che non passa nemmeno lo scritto. E
Così il vincitore non viene nominato. Boeri da incarico al Direttore Generale dell'Inps di investire una societa' di cacciatori di teste - a pagamento - per scegliere il suo candidato.
BOERI BUSTA ARANCIONE
2. BOERI SCIVOLA SUL CONCORSONE FARSA. E DOPO TRE MESI L’INPS NON RIESCE ANCORA A SCEGLIERE IL CAPO UFFICIO STAMPA
Stefano Sansonetti per www.lanotiziagiornale.it del 26 febbraio 2016
Ma che fine ha fatto il nuovo capo ufficio stampa dell’Inps? Eh sì, perché da quando l’istituto guidato dal bocconiano Tito Boeri ha pubblicato l’annuncio dell’ormai famoso “interpello” sono passati quasi tre mesi. Ma del nuovo capo comunicazione ancora non c’è traccia. Eppure l’economista era stato assai veloce nell’individuare la sua portavoce, Isabella Rota Baldini, attirandosi pure l’attenzione della Corte dei conti. Del resto questa sorta di “concorsone” Inps non era nato sotto i migliori auspici. Basta ripercorrerne velocemente le tappe. Il 2 dicembre 2015 l’istituto previdenziale annuncia la procedura. In prima battuta alla prova scritta si iscrivono 200 giornalisti. Quelli che poi si recano a sostenerla, il 18 dicembre, sono 133. E qui c’è la prima “gaffe” della gestione dell’innovatore Boeri.
LA GAFFE
MASSIMO CIOFFI
Il giorno dello scritto, infatti, gli aspiranti responsabili dell’ufficio stampa si trovano di fronte uno scenario da penna, carta e calamaio. Sarebbe a dire che la prova si svolge su foglio protocollo, come a scuola. L’Inps stesso, sondato sul punto, è costretto ad ammettere che “l’alto numero di partecipanti non ha dato la possibilità di attrezzare postazioni col pc”. Ad ogni modo i candidati, tra cui ci sono giornalisti delle più importanti testate nazionali e responsabili della comunicazione di grosse Pubbliche amministrazioni, si adeguano e svolgono la prova.
Irpef Irap Inps
L’11 gennaio 2016, smaltita la sbornia da panettone, l’Inps comunica che ad aver passato lo scritto sono in 5. E dà appuntamento al primo febbraio per l’orale. Data poco dopo rinviata al 5 febbraio. Quel giorno, quindi, si svolgono i colloqui con la commissione esaminatrice, che ha avuto anche la copertura dell’ordine con l’invio di tre giornalisti (di cui uno supplente). Ma da quel 5 febbraio non si sa nulla. Qualche trambusto viene creato dall’autosospensione di Massimo Cioffi, dg dell’Inps, indagato dalla procura di Nocera Inferiore in un’inchiesta che riguarda una presunta evasione contributiva dell’Enel di cui lo stesso Cioffi è stato direttore del personale dal 2006 al 2014. Ma il motivo del ritardo resta un mistero.
PENSIONI
LA COMUNICAZIONE
L’Inps, contattato sul punto da La Notizia ha spiegato ieri che le prove “sono tutt’ora in corso in quanto la dirigenza sta valutando le azioni da intraprendere in esito al procedimento svolto”. Frase a dir la verità un po’ sibillina. Anche perché, sorpresone finale, lo scorso 8 febbraio l’Inps decide di indire un’altra procedura, stavolta per l’affidamento di un incarico di collaborazione temporanea (a titolo gratuito) a persone esterne all’Inps nell’ambito della costituzione di un Advisory Board in materia di comunicazione istituzionale.
Quanto alle iniziali richieste della Corte dei conti sulla chiamata della Rota Baldini, invece, l’Istituto fa sapere che la Corte si era mossa nell’erroneo presupposto che il caso fosse riconducibile all’art. 7, comma 6, del dlgs n. 165/2001. Invece quello del portavoce è un incarico la cui connotazione strettamente fiduciaria non prevede il ricorso alle valutazioni comparative per l’assegnazione dell’incarico.
INPS PENSIONI