celine lucette
Matteo Sacchi per il Giornale
Il tira e molla attorno alla pubblicazione, in Francia, della trilogia antisemita di Louis-Ferdinand Céline (1894-1961) sembra essere giunto a conclusione. La casa editrice francese Gallimard, che pure l' altro ieri aveva detto «no a un processo alle intenzioni, non bisogna spingere gli editori all' autocensura», ha deciso invece ieri lo stop alla pubblicazione in un unico volume, e con apparato critico, di Bagatelle per un massacro (1937), La scuola dei cadaveri (1938) e La bella rogna (1941).
Antoine Gallimard, che alla vigilia di Natale era stato anche convocato all' Eliseo per dare spiegazioni sulla sua iniziativa editoriale, ha comunicato attraverso l' agenzia France-Press: «Nel nome della mia libertà di editore e della mia sensibilità all' epoca in cui vivo, io sospendo questo progetto, giudicando che le condizioni metodologiche e memoriali non sono in nessun modo favorevoli a prenderlo in esame serenamente».
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Certo, che sia una scelta davvero libera è difficile sostenerlo. In sequenza si erano mobilitati contro il libro: intellettuali, associazioni ebraiche (tra cui l' associazione «Figli e figlie di ebrei deportati dalla Francia»), persino Frédéric Pottier, delegato interministeriale a capo dell' ufficio che si occupa della lotta al razzismo. E alla Gallimard sanno bene che è molto più difficile vendere libri se si viene colpiti dall' accusa di rinfocolare l' odio religioso (per quanto sia evidente a chiunque la guardi con occhio non prevenuto che l' operazione culturale andava in tutt' altro senso).
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Nel frattempo i giornali d' Oltralpe hanno dato largo spazio alle motivazioni che avrebbero spinto la vedova di Céline alla pubblicazione di questi volumi che lo stesso scrittore dopo la Seconda guerra mondiale aveva deciso non venissero più ripubblicati. Ieri l' avvocato François Gibault, curatore degli affari di Lucette Destouches, 105 anni, ha spiegato che la sua decisione di autorizzare la ristampa è stata dettata anche da ragioni economiche perché deve far fronte «a significative spese mediche». Il versante personale, umano e materiale di una vicenda editoriale che non mancherà di lasciare strascichi e dubbi. Anche perché la Francia ha sempre fatto un vanto della sua libertà di stampa, ma ora la paura che nei fatti esista una censura ufficiosa e immateriale inizia a circolare.
I pericoli di un atteggiamento del genere li ha, in qualche modo, spiegati lo stesso Antoine Gallimard: «I pamphlet di Céline appartengono alla storia dell' antisemitismo francese più infame. Ma condannarli alla censura è di ostacolo alla piena messa in luce delle loro radici e del loro portato ideologico, e crea una curiosità malsana». Ora quella curiosità malsana resterà.
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