1- DAGOREPORT: PER CAPIRE LA GUERRA DIGITALE VIACOM VERSUS YOUTUBE-GOOGLE
Riz La Croix per Dagospia
"Ormai s'erano messi d'accordo, se perde Youtube non conviene neanche alle Majors!". Questo è solo un pezzo di verità. Il mosaico delle molte verità infatti deve tener conto dei diversi soggetti coinvolti e dei loro ruoli.
1) Le Forze politiche che hanno fatto il Digital Copyright Millennium Act. Ovvero i Democratici di Clinton e Gore.
2) Le Forze politiche che hanno dovuto "abbozzare", che non hanno potuto finora contrastare il "fair use" e il "safe harbor" e che , quasi conseguentemente, hanno visto il sostegno a Obama dilagare nei social network e nel web tutto. Ovvero i Repubblicani.
3) Le Majors sia cine-Tv che discografiche e i grandi clienti inserzionisti di Pubblicità che usano già Youtube da qualche anno per raggiungere la vasta comunità di internauti.
4) Gli stessi internauti, innamorati del loro sogno di libertà a 24 carati e gli antropologi digitali sostenitori del web.
Gli interessi di tutti costoro sono molto intrecciati.
viacomI primi due comunque restano dominanti. E quasi per una sorta di "par condicio" nel web, sono arrivati a uno stallo: in attesa delle Elezioni Presidenziali Usa, la Viacom, che è una roccaforte dei Repubblicani conservatori innervata da masse finanziarie delle famiglie ebraiche newyorchesi, ha puntato una pistola alla tempia di Google-Youtube e quindi dei Democratici di area liberal-wasp. Quindi è probabile che la prossima mossa sia rimandata a dopo le Elezioni.
VIACOMI soggetti del Mercato restano anche loro in attesa e non perdono comunque i vantaggi acquisiti. The show must go on, the business must go on, the Stock Exchange must go Up.
Gli internauti, 800 milioni di video-drogati digitalizzati, i quali, in caso di vittoria Repubblicana (ma probabilmente anche in caso contrario) saranno i soli a rimetterci fette di libertà. Come sempre!
BILL CLINTON2 - GOOGLE: CORTE USA RIAPRE CAUSA DA 1 MLD VIACOM CONTRO YOUTUBE
(ANSA) - Una corte federale di New York restituisce speranza a Viacom e all'azione legale da 1 miliardo di dollari avviata contro 'YouTube', il sito di video di Google, che è accusata di aver reso disponibili online contenuti per i quali non aveva ricevuto alcuna autorizzazione. La Corte d'Appello del Secondo Circuito ha rimandato - riporta il Wall Street Journal - il caso alla corte distrettuale e le ha chiesto di stabilire se YouTube fosse a conoscenza o meno dei contenuti pubblicati on line senza autorizzazione.
"Una giuria avrebbe osservato che YouTube era a conoscenza dell'attività" afferma il giudice della Corte d'Appello del Secondo Circuito, Jose A. Cabranes, nella sua decisione contenuta in 39 pagine. Il caso sollevato da Viacom ha al centro le pratiche usate da YouTube prima del 2008, molto prima quindi che si affermasse in modo deciso.
3 - DAGOREPORT: A CHI CONVIENE RIAPRIRE IL TUBO DI PANDORA?
Quando nel 2007 Viacom (che controlla tra le altre MTV, Comedy Central, Nickelodeon, e la casa di produzione cinematografica Paramount) fece causa a Youtube per un miliardo di dollari, il panorama degli affari nel web era completamente diverso. Il portale di videosharing aveva appena cominciato a ricevere grossi investimenti pubblicitari, e la guerra con i grandi produttori di contenuti sembrava destinata a deciderne il futuro: i social network sarebbero sopravvissuti o sarebbero stati sepolti dalla valanga di di cause per violazione del copyright?
Oggi la situazione è completamente mutata . Le major della televisione e del cinema hanno concluso centinaia di accordi con Youtube, che in molti casi ospita i loro canali ufficiali, diffonde contenuti in esclusiva, e si è perfettamente integrato con il sistema di tutela del diritto di autore.
Un esempio (apparentemente) paradossale: a poche ore dalla sentenza della corte d'appello di New York che riapriva la causa, la Viacom stessa per mano della sua controllata Paramount ha annunciato di aver messo 500 film a disposizione "on demand" degli utenti di Youtube e di Google Play. Con 3-4 $ si potranno dunque vedere novità come "Hugo" e "Tin Tin" o classici come "Il padrino". Come al solito, il servizio non è ancora disponibile in Italia, dove l'integrazione internet-tv-cinema è molto indietro e ci sogniamo servizi come Netflix o Google Play.
E' vero che nel 2007 su Youtube si trovavano tonnellate di filmati di South Park, dei Griffin, dei vari reality trash di MTV e che milioni di persone cominciavano anche a scambiarli sul neonato Facebook. E' vero anche che alcuni vertici di Youtube sapevano benissimo quello che succedeva e avevano tergiversato "aspettando di conoscere l'interpretazione corretta" della legge sul copyright e sui contenuti digitali.
Ma nel 2012 la rivoluzione Youtube è un dato di fatto, e le prime ad averlo riconosciuto (e ad averne approfittato) sono proprio Viacom e le altre Case di Produzione. Ora il processo si riaprirà e durerà - non sappiamo quanti - altri anni. La grossa novità è che se Youtube dovesse essere condannata, non converrebbe forse più a chi l'ha chiamata in giudizio .
4 - VIACOM CONTRO YOUTUBE, LA RESURREZIONE
Mauro Vecchio per www.puntoinformatico.it
Era l'ottobre del 2011 quando gli agguerriti legali del colosso Viacom si presentavano davanti a tre giudici della Corte d'Appello di Manhattan. Si tornava alla carica contro il portalone di video sharing YouTube, già assolto in primo grado dalle accuse di massiva violazione del copyright su decine di migliaia di filmati.
Quella stessa sentenza potrebbe ora essere clamorosamente ribaltata, dal momento che la gigantesca piattaforma controllata da Google è rimasta incagliata all'imbocco del porto sicuro - in inglese, safe harbor - garantito agli intermediari del web dal famigerato Digital Millennium Copyright Act (DMCA).
In sostanza, i giudici d'appello di New York hanno sottolineato come i responsabili del Tubo possano ancora essere ritenuti a conoscenza delle specifiche attività di violazione condotte sul proprio sito. In primo grado, il portale era stato assolto per aver predisposto specifici strumenti di rimozione dei contenuti illeciti a disposizione dei titolari dei diritti.
I giudici della Grande Mela hanno ora ribadito che non basta avere una "generica consapevolezza" delle violazioni del copyright su una piattaforma del web. Non per richiedere la protezione garantita dalle acque del porto sicuro. Google e YouTube dovrebbero invece provare che non vi sia stata alcuna "conoscenza specifica e diretta" delle violazioni in esame.
Un'interpretazione rigida dei dettami legislativi del DMCA, che potrebbe avere un duplice risultato. YouTube viene condannata al pagamento della cifra di 1 miliardo di dollari oppure assolta per sempre dalle accuse del conglomerato statunitense. Tutto dipenderà dallo specifico grado di consapevolezza dei responsabili del Tubo.
I vertici dell'organizzazione non profit Public Knowledge hanno applaudito la decisione dei tre giudici newyorchesi, che non permetterà a soggetti privati come Viacom di richiedere un'attività di monitoraggio e filtraggio dei contenuti web. In altre parole, gli intermediari saranno ben inquadrati all'interno del porto sicuro del DMCA.
Ma ci sono alcune email inviate dai vertici di YouTube che potrebbero ora peggiorare la situazione. Nel 2006, il founder Jawed Karim spiega di essere a conoscenza di clip relative a popolari serial televisivi e cartoni animati come I Griffin e South Park. Ma lo stesso Karim rimanda la rimozione in attesa di "ulteriori e più approfondite analisi".
"Questa decisione non avrà conseguenze sul modo in cui opera YouTube - ha spiegato un portavoce del portale di video sharing - che continuerà ad essere una viva piattaforma per la libertà d'espressione in tutto il mondo". L'interpretazione della legge da parte di Viacom sarebbe sbagliata, ritiene il Tubo, come di fatto dimostrerebbe la stessa decisione dei giudici di New York.
2- PER CONOSCERE NEI DETTAGLI LA GUERRA CON VIACOM, C'È IL ROMANZO DI GLAUCO BENIGNI "YOUTUBE STORY", PUBBLICATO A PUNTATE SU DAGOSPIA
http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/dago-presenta-youtube-story-di-glauco-benigni-17-puntata-viacom-si-arrabbia-sul-serio-37285.htm