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    “DIMETTITI, CORRI IL RISCHIO DI ESSERE ARRESTATO” – LA DURISSIMA RESA DEI CONTI TRA JOHN ELKANN E ANDREA AGNELLI – IL DAGO-RETROSCENA: DA TEMPO JOHN ELKANN AVEVA PROVATO A FAR CAPIRE AL CUGINO ANDREA (E ALLA MADRE ALLEGRA) CHE IL CAPOLINEA ERA ARRIVATO CON L’INDAGINE DELLA PROCURA DI TORINO. POI L’ULTIMATUM DEI REVISORI: “SE PRESENTATE UN BILANCIO COSÌ ANDIAMO IN PROCURA” – CON LE DIMISSIONI DEL CDA I PM RINUNCIANO ALLA RICHIESTA DI MISURE CAUTELARI PER AGNELLI E GLI ALTRI DIRIGENTI BIANCONERI VISTO CHE NON C’È PIÙ IL PERICOLO DI REITERAZIONE DEL REATO – SMENTITA LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ALLEGRI CHE RESTA IL PUNTO DI RIFERIMENTO DELL’AREA SPORTIVA...


     
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    DAGO RETROSCENA 

    https://www.dagospia.com/rubrica-30/sport/dago-retroscena-tempo-john-elkann-aveva-provato-far-capire-cugino-333941.htm

     

     

    Massimiliano Nerozzi per corriere.it

    ANDREA AGNELLI E JOHN ELKANN ANDREA AGNELLI E JOHN ELKANN

    A un certo punto, Andrea Agnelli non ha più avuto alternative: «Se portate in assemblea questo bilancio, dobbiamo andare in Procura», hanno detto nella sostanza i sindaci della Juve, entrati in carica da poco più di un anno, davanti all’insistenza del management. Professionisti (tre) di un certo livello, come Maria Cristina Zoppo, equity partner di Bdo-Tax e componente del comitato per il controllo sulla gestione nel cda di Intesa Sanpaolo. Poco prima, lunedì a pranzo e già nel week end, il presidente bianconero si era confrontato, sinceramente e ruvidamente, con il cugino, John Elkann, ad di Exor, la holding di famiglia che controlla il club. Morale: la situazione, contabile e giudiziaria, non era più sostenibile.

     

    Non siamo agli Agnelli Coltelli di un libro appena uscito, ma business is business. Difatti, martedì pomeriggio, sono arrivate le parole dell’azionista di maggioranza: «Le dimissioni dei consiglieri di amministrazione rappresentano un atto di responsabilità, che mette al primo posto l’interesse della società». Ogni cosa ha il suo tempo, dalla giustizia (incombente) agli affari (pure di più): oggi è in menù una conference call con analisti e investitori istituzionali di Exor, e le faccende juventine, ultimamente, stavano turbando l’impero. Nonostante il club (quotato) valga sui 700 milioni di euro, il 2 per cento del valore patrimoniale netto di Exor, sui 31 miliardi.

     

    AGNELLI JOHN ELKANN AGNELLI JOHN ELKANN

    Come sibilò un dirigente sotto la tempesta di Calciopoli, «la Juve è l’insegna del locale»: la conoscono tutti, in tutto il mondo. E da un ciclo prodigioso, la gestione Agnelli aveva imboccato un vicolo disastroso, tra campo e, soprattutto, bilancio, con un rosso arrivato a 254 milioni. Nonostante aumenti di capitale per 700 milioni in tre anni. Così, Elkann ha detto stop, lasciando all’ormai presidente dimissionario tre righe del comunicato: «Voglio ringraziare mio cugino Andrea per averci dato emozioni straordinarie, che non dimenticheremo mai. In questi 12 anni abbiamo vinto tanto. Il merito è soprattutto suo, oltre che delle donne e degli uomini che sotto la sua guida hanno raggiunto obiettivi memorabili».

     

    Juventus-gate: dalle plusvalenze agli stipendi fuori bilancio

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    Che si fossero scontrare due linee d’azione non l’ha nascosto Agnelli, nella mail a dipendenti e giocatori, colti di sorpresa, chi al Mondiale chi alle Maldive: «La compattezza è venuta meno». Dopodiché, sarebbe sbagliato ridurre il tutto a rarefatte affinità elettive, o a Duellanti alla Ridley Scott(non da ieri), se il punto è anche un altro: dove sta la ragione tra quel che sostengono Consob e Procura, e ciò che ha combinato la Juve . Nel dubbio, la proprietà si prepara alla battaglia, pur con diverso approccio del muro contro muro invocato da Agnelli e messo nero su bianco, solo una settimana prima: «Il nuovo consiglio sarà di figure di grande professionalità sotto il profilo tecnico e giuridico — spiega Elkann — che avrà il compito di affrontare e risolvere i temi legali e societari che sono sul tavolo oggi. Confido che la società riuscirà a dimostrare di aver agito sempre correttamente».

     

    Oltre alla forma, c’è la sostanza di certe cose: il lancio della Superlega, l’esame di Suarez, le plusvalenze prima agognate e ora sospettate. Colpi all’immagine, mica solo al salvadanaio. Resta chi governa sul prato: «Allegri rimane il punto di riferimento dell’area sportiva: contiamo su di lui e su tutta la squadra per continuare a vincere, come hanno dimostrato di saper fare nelle ultime giornate, mantenendo alti i nostri obiettivi sul campo». Ciò che, per la proprietà, non riusciva più a fare questa società. E ora, chiude Elkann, «abbiamo l’occasione di costruire un futuro straordinario». Con un Agnelli in meno.

     

     

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    I PM RINUNCIANO ALLA RICHIESTA DI MISURE CAUTELARI PER AGNELLI E GLI ALTRI DIRIGENTI JUVE

    Da ilnapolista.it

     

    Le dimissioni del Consiglio di Amministrazione della Juventus hanno già un primo risvolto sul piano giudiziario: i pm rinunciano all’appello contro il rigetto della richiesta di domiciliari per Agnelli e altri dirigenti del club bianconero. Con la decadenza delle loro cariche, infatti, viene meno il pericolo di reiterazione del reato, cioè del falso in bilancio.

     

    Il Corriere dello Sport scrive:

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    “Dalla procura di Torino, infatti, filtra l’intenzione da parte dei pm (i sostituti procuratori Ciro Santoriello e Mario Bendoni e il procuratore aggiunto Marco Gianoglio), di rinunciare all’appello contro la decisione del gip Lodovico Morello che lo scorso 12 ottobre aveva respinto la richiesta di misure cautelari e l’interdizione delle cariche societarie di alcuni indagati, tra cui proprio Agnelli. Non essendo più in carica, infatti, cadrebbe la possibilità di reiterazione dei presunti reati contestati agli indagati, con l’approvazione di un ulteriore bilancio (2021-22) su cui gli inquirenti nutrono forti dubbi: in particolare la rinuncia dei magistrati riguarderebbe il provvedimento di interdizione dalle cariche societarie, nella richiesta della pubblica accusa erano già state eliminate le misure cautelari”.

     

     

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    Inizialmente la Procura di Torino voleva arrestare Agnelli. Lo scriveva settimane fa in modo molto chiaro Il Giornale.

     

    All’inizio della settimana scorsa il giudice preliminare ha respinto la richiesta, non perché non ci fossero indizi di colpevolezza ma perché il clamore suscitato dagli avvisi di garanzia e delle perquisizioni del novembre scorso era stato tale da rendere improbabile che gli indagati potessero colpire ancora. Nei tre bilanci annuali sotto accusa (2018, 2019, 2020) la Procura ha individuato 216 milioni di perdite non dichiarate. Da parte del club sono state diramate notizie false sullo stato di salute aziendale, rese ancora più inaccettabili trattandosi di una società per azioni quotata in Borsa: per cui all’accusa di falso in bilancio per Agnelli & C si aggiunge anche il reato di aggiotaggio informativo. In sostanza, bugie raccontate per tenere alto il valore delle azioni bianconere.

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