Estratto dell'articolo di Federico Vercellone per “La Stampa”
tatuaggio
Nessuno se n'è ancora accorto, ma il nudo non esiste più. Dopo millenni in cui la nudità ha occupato il campo come soggetto erotico, ideale e artistico, spesso addirittura come tutte le tre le cose insieme, è scomparsa. È mai possibile che nessuno se ne accorga?
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Il problema è che siamo sempre più dinanzi a corpi che, anche quando si palesano senza indumenti, non sono tuttavia affatto proprio come mamma li ha fatti: spesso o spessissimo sono coperti di segni di ogni genere e tipo. […] Nella calca ci si palesano disinvolti corpi segnati, disegnati, in breve tatuati.
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Sembra quasi che molti debbano dirci subito chi sono, vestendosi di simboli che mettono da parte ogni riservatezza e mistero. Loro e forse anche noi godiamo immediatamente di una garanzia e di una rassicurazione: colui che abbiamo dinanzi può amare le cose più diverse, ma quelle le ama davvero, che si tratti del cane, di una minoranza etnica, del sadomaso, della squadra di calcio del cuore, di Martin Heidegger, della fidanzata o del fidanzato o di entrambi, quando si vuole strafare.
Si iscrivono i simboli sulla nostra pelle per esprimere la nostra verità, che è un nostro modo di essere autentici. […] L'imperativo – a riprendere il titolo di un famoso libro di Peter Sloterdijk – è Devi cambiare la tua vita per essere davvero, schiettamente, te stesso. In altri termini devi essere autentico, unico, l'iperbolico artefice della tua vita che non riconosce dipendenze da nulla e da nessuno.
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Elio Franzini Filosofia per il presente. Simboli e dissidi della modernita?
Ognuno tende ad appartenere sempre più – anche prescindendo dal fenomeno, sia pur molto significativo, del tatuaggio – a una comunità in conflitto con la società, con i suoi obblighi e i suoi doveri. […]
È evidente che questo costituisce uno scivolamento tragico nella costruzione dell'identità collettiva e individuale. La riflessione filosofica può aiutarci molto a capire questo fenomeno, come testimonia il bel libro di Elio Franzini, Filosofia per il presente. Simboli e dissidi della modernità, comparso da Morcelliana.
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Qui, a fronte della crisi che condividiamo, e che l'esempio del tatuaggio illustra efficacemente, si ricorda che quelle del corpo sono in realtà energie simboliche grazie alle quali si costruisce una comunicazione che non è e non deve essere idiosincratica e pertanto legata al relativismo del punto di vista, come tanto (non tutto) postmoderno ci aveva insegnato. Certo, dobbiamo rintracciare uno spazio nuovo e, quantomeno da questo punto di vista, i tatuaggi ci orientano nella direzione giusta.
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Si tratta – come indica Franzini rifacendosi a Edmund Husserl – di apprendere il senso delle cose, immergendoci nel mondo della vita e nelle sue forme, imparando a riconoscere quell'intenzionalità non espressa ma chiara, «fungente», quel palpito di esigenze e pensieri che circolano nella comunicazione sociale come un basso profondo che definiamo, a posteriori, opinione pubblica. Essa lega gli individui in modo insieme consapevole e inconsapevole, un po' come accade quando ci accorgiamo di appartenere, insieme a chi ci circonda, non a una folla ma a un'atmosfera comune.
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Proprio a questo proposito un filosofo laico come Franzini ci fornisce un'importante indicazione, attingendo al lessico religioso. […] Ci dice che nella selva dei simulacri del nostro tempo, nella miriade di identità frammentate, polimorfe e disperse, dobbiamo riuscire a rintracciare un unico tema, un punto di riferimento affidabile anche se non monolitico o assoluto, una struttura analoga a quella del sacro antico e moderno. […]
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