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    DIS-UNIONI CIVILI: DIVORZIO IMMEDIATO, MENO ADOZIONI E NESSUNA EQUIPARAZIONE ALLE NOZZE: ECCO COME CAMBIA IL TESTO CON GLI EMENDAMENTI PRESENTATI DAL PD E CONCORDATI COL M5S - MA I CATTODEM RESTANO SULLE BARRICATE: OCCHIO AGLI AGGUATI NEI VOTI SEGRETI...


     
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    BOSCHI CIRINNA BOSCHI CIRINNA

    Giovanna Casadio per “la Repubblica”

     

    Nessuna confusione tra unioni civili e matrimonio. Quindi modifiche agli articoli 2 e 3, dopo le preoccupazioni trapelate dal Quirinale. Se l’unione civile si spezza, si perde il cognome del partner. Se ci si lascia, è divorzio immediato.

     

    Ma soprattutto l’adozione del figlio del partner in una coppia gay, la cosiddetta stepchild adoption resta, però con alcuni “paletti” a maggiore tutela del bambino, affidando tutto nelle mani del Tribunale dei minori.

     

    Sono dodici gli emendamenti studiati, concordati e infine presentati ieri dal Pd con la “bollinatura” del capogruppo Luigi Zanda, della prima firmataria del testo Monica Cirinnà e della ministra Maria Elena Boschi. Nessuno dei tre nomi compare in calce, nonostante vertici e riunioni.

     

    CIRINNA RENZI CIRINNA RENZI

    È toccato a Beppe Lumia assumersene la paternità, insieme con alcuni altri dem. Però nella marea (6.104) di emendamenti e tra i 67 del Pd, è con questa dozzina che si riscrive la legge, ritenendo di avere - pallottoliere alla mano - i numeri per arrivare in porto nella difficile navigazione parlamentare. «Non abbiamo tolto diritti», ha dichiarato subito Cirinnà.

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    Le modifiche sono state illustrate anche ai 5Stelle, a Sinistra Italiana, ai liberal di Forza Italia e ai verdiniani. Sulla carta la legge così ridisegnata, nonostante l’opposizione di 24 cattodem, dovrebbe contare su almeno 165 sì a Palazzo Madama. I conti però, è meglio farli alla fine.

     

    Il testo sulle unioni civili sarà preda di agguati nei voti segreti e di una incertezza di fondo, perché la linea politica di Renzi ai dem è la libertà di coscienza.

    Il testo, così aggiornato con gli emendamenti Lumia, cancella i riferimenti generici al codice civile che sembravano equiparare le unioni alle nozze.

     

     Sulla stepchild si precisa che «non c’è alcun automatismo». E si richiama la procedura per cui sarà «in modo esclusivo» il giudice dei minori a valutare se sono preminenti i vantaggi per il bambino. C’è poi un’aggiunta. Se i due partner si separano hanno gli stessi obblighi nei confronti del figlio adottivo. Non ci sono riferimenti al divieto di utero in affitto, se non in un ordine del giorno.

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    Troppo poco per i cattolici. I cattodem, tra cui Stefano Lepri e Emma Fattorini, di emendamenti ne hanno presentati 9. Dicono di avere smascherato anche il cavallo di Troia della stepchild all’articolo 3, che introdurrebbe l’adozione, prevista in senso pieno all’articolo 5. Ribadiscono il divieto di utero in affitto, ma hanno fatto retromarcia sull’inasprimento delle pene, solo hanno confermato che si perseguono anche i cittadini italiani che sono ricorsi a questa pratica all’estero. No all’adozione, sì all’affido rafforzato. No anche al cognome del partner.

     

    Sono emendamenti che potrebbero raccogliere il consenso dei centristi dell’Ncd. Almeno di alcuni. L’ala dura capitanata da Maurizio Sacconi è per la soppressione dell’adozione e ha presentato rilievi di incostituzionalità. Come del resto i senatori Giovanardi e Quagliariello. Il percorso della legge è minato.

     

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    I senatori Vannino Chiti, Paolo Corsini e Giorgio Pagliari hanno scritto quattro emendamenti molto insidiosi sull’adozione. Chiti nell’assemblea del gruppo dem di martedì scorso aveva chiesto un gesto politico: «Stralciamo la questione, affrontiamola nella legge sulle adozioni». Nessun rinvio, gli era stato risposto.

     

    Ora in uno dei suoi emendamenti propone che «il governo sia delegato» e che con decreti fissi una sorta di corrimano nell’unione civile tra persone dello stesso sesso. Un’altra proposta di modifica invece, affronta subito la questione stepchild e prevede tra i requisiti di adozione in una coppia gay almeno tre anni di convivenza stabile.

     

    Bisogna anche dichiarare di non avere fatto ricorso all’utero in affitto. Nella battaglia tra laici e cattolici c’è anche chi vuole rimettere le mani al testo tirandolo verso i matrimoni egualitari (Sel) o bocciandolo definitivamente (la destra).

    matrimonio gay matrimonio gay

     

    RENZI BOSCHI RENZI BOSCHI

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