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    DISASTRO DELLE BANCHE IN BORSA - CHI HA INVESTITO 100 EURO NEL MONTEPASCHI NEL 2005 OGGI SI RITROVA 40 CENTESIMI - DIECI ANNI FA GLI ISTITUTI ITALIANI CAPITALIZZAVANO 213 MILIARDI, OGGI 82, IL LORO PESO SU PIAZZA AFFARI E’ SCESO DAL 32 AL 20%


     
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    Sara Bennewitz  per La Repubblica

     

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    Chi il 31 dicembre 2005 avesse investito 100 euro in Mps oggi si troverebbe in tasca 40 centesimi. Alla vigilia del referendum del 4 dicembre, che molto influenzerà l' esito dell' aumento dell' istituto senese e anche quello di Unicredit, l' area studi di Mediobanca tira le fila per Repubblica dei rendimenti di un decennio non solo di crisi - del comparto bancario tricolore.

     

    Anche tenendo conto dei dividendi incassati nel periodo, e dei diritti di opzione dei numerosi aumenti di capitale, il bilancio delle performance bancarie è pesantemente in perdita, sia in valore assoluto, sia rispetto all' indice azionario Mediobanca. Ma se la tendenza generale è negativa, per fortuna ci sono anche le eccezioni: Intesa Sanpaolo (i cui 100 euro sarebbero 83,5 euro) in termini di performance è la migliore delle banche tricolori e l' unica ad aver battuto quanto a ritorno complessivo sull' investimento l' indice Mediobanca (75,7) realizzando una performance che è più del doppio rispetto l' indice bancario (27,1). Qualcuno fa notare però, che parte della forza di Intesa, deriva anche dalla debolezza degli altri grandi istituti come Unicredit (i cui 100 euro si sarebbero ridotti a 11).

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    Resta che anche la migliore delle banche italiane, in 10 anni ha reso meno dell' indice Mts Italia calcolato su un pacchetto di Btp, che avrebbe trasformato i 100 euro in 166,4 euro. Gli unici due istituti che hanno reso di più delle obbligazioni tricolori, sono Banca Ifis (da 100 a 487,8 euro in dieci anni) e Banca Generali (quotata dal novembre 2006 e che da allora avrebbe fruttato 364 euro), che tecnicamente non sono banche, e che non prestano soldi (e non avendo dovuto smaltire un decennio di crediti dubbi) dato che si sono concentrate su altri servizi finanziari più profittevoli.

     

    BORSA MILANO BORSA MILANO

    C' è poi una rosa di banche a forte presidio locale di dimensione medio piccole, che senza chiedere soldi al mercato, ha fatto meglio anche di altri istituti più grandi che operavano sullo stesso territorio. È il caso del Credem (da 100 a 73,3 euro) rispetto alla già virtuosa Bper(da 100 a 40,5 euro), o della Banca Popolare di Sondrio (da 100 a 47,8 euro) che almeno in Borsa è andata meglio sia del Desio e Brianza (34,9 euro a distanza di un decennio) e della Bpm (9,9 euro).

    BORSA MILANO BORSA MILANO

     

    In un contesto di tassi bassi, le banche con un forte presidio sul territorio e una buona conoscenza del cliente hanno fatto meglio delle altre. E in generale gli istituti medio piccoli, hanno alternando anni negativi ad anni positivi, facendo complessivamente meglio dell' indice di riferimento bancario. Questa la tendenza generale, che però in alcuni casi fa difetto: Banca Carige è andata bene solo nel 2006, il saldo di decennio evidenzia una perdita media annua del 34,6%, che ha polverizzato 99 euro su 100.

     

    TORRE UNICREDIT TORRE UNICREDIT

    Oltre alle performance di un decennio, anche il saldo tra dividendi distribuiti (46,6 miliardi in tutto e il 22% delle cedole di Piazza Affari) e capitale richiesto per ripulire i bilanci è negativo (52,4 miliardi) per 5,8 miliardi e non tiene conto delle maxi-ricapitalizzazione in vista. La costante emorragia di capitali ha anche ridotto il peso degli istituti di credito sulla Borsa di Milano. «La capitalizzazione degli istituti quotati a fine 2005 era 212,9 miliardi pari al 31,8% del totale che ammontava a 669,3 miliardi - spiegano dall' area studi di Mediobanca - al 10 novembre 2016 la capitalizzazione delle stesse banche si è ridotta a 82,1 miliardi, pari al 19,6% dei 419,4 miliardi di Piazza Affari».

     

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