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    DITE A MARIO DRAGHI DI STARE LONTANO DAL “PARTITO” CHE LO SOSTIENE - IL “FATTO” AVVISA L’EX PRESIDENTE DELLA BCE: “FAREBBE BENE A TENERE LE DISTANZE DA QUESTA COMBRICCOLA DI MATTACCHIONI, DOVE NON SI CAPISCE CHI TIRA IN BALLO IL SUO NOME PERCHÉ CI CREDE O PERCHÉ GLI FA COMODO, MAGARI PER ATTACCARE CONTE O PER TENERSELO. CATEGORIA IN CUI RIENTRA SALVINI, A CUI FA COMODO STARE ALL’OPPOSIZIONE. E POI CI SONO..."


     
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    Gianluca Roselli per il “Fatto quotidiano”

     

    MARIO DRAGHI MARIO DRAGHI

    Alla fine, forse, farebbe bene lo stesso Mario Draghi a stare alla larga dal partito di Mario Draghi. Che a vedersi, assomiglia a una combriccola di mattacchioni, a una truppa scombiccherata, a un' orchestra di paese stonata, dove non si capisce chi tira in ballo il suo nome perché ci crede o perché gli fa comodo, magari per attaccare Giuseppe Conte o invece proprio per tenersi Giuseppe Conte.

     

    In quest' ultima categoria sembra rientrare Matteo Salvini. Che continua a elogiare l' ex presidente della Bce, evocando il suo nome in ogni dove, pure in Parlamento. Ma i toni e i contenuti del leader leghista sembrano quelli dell' agitatore di acque in favore dello status quo. Che è il governo Conte, per l' appunto, che il leader leghista, come ha confidato a più interlocutori, gli fa comodo lì, a Palazzo Chigi. Perché ora, in piena emergenza virus, è molto più facile stare all' opposizione.

     

    MARIO DRAGHI E GIUSEPPE CONTE MARIO DRAGHI E GIUSEPPE CONTE

    Arma a doppio taglio, certo, perché se poi l' esecutivo ne uscirà dignitosamente, Salvini se la rischia grossa, come già si evince dal calo della Lega nei sondaggi. Chi invece sperava davvero in un governo Draghi è Giancarlo Giorgetti. "Draghi premier? Perché no?

    Ci vorrebbe un esecutivo con largo sostegno che affronti tre o quattro questioni", diceva il numero due della Lega già in dicembre, provocando la prima vera crepa nel suo rapporto col Capitano. Il partito di Draghi, però, inizia a scricchiolare. Ieri, per esempio, sono arrivate due importanti bocciature. La prima di Massimo D' Alema.

     

    salvini giorgetti salvini giorgetti

    Che, su Repubblica, sostiene di avere "una grande stima di Draghi" ma di vederlo più come civil servant. Ergo "gli si fa un danno se lo si evoca per operazioni di basso profilo o come uomo della provvidenza". L' altra di Silvio Berlusconi. "Draghi? Non credo sia questo il momento di cambiare governo. Ora dobbiamo tutti quanti stringerci intorno a chi prende le decisioni", ha detto l' ex Cavaliere. Confermando quel che s' intuisce da tempo, ovvero la sua voglia di saltare sul carro di Conte, magari con un appoggio esterno all' esecutivo in carica.

     

    Per il resto, le brigate pro-Draghi sono assai variegate. Divise tra chi lo vorrebbe subito al posto di Conte e chi dopo, a pandemia conclusa, per un "governo di ricostruzione". C' è Pier Ferdinando Casini, con tutta una micro galassia centrista; ci sono pezzi di Forza Italia sparsi (nonostante Berlusconi); c' è un pezzo di Confindustria; c' è Luca di Montezemolo; c' è una parte di sindacato come la Cisl di Anna Maria Furlan; ci sono anche diversi esponenti del Pd, che sussurrano il nome a bassa voce altrimenti Zingaretti s' arrabbia. Non c' è Giorgia Meloni, ma ci sono i giornali di destra. Che usano Draghi come clava anti-Conte.

     

    BERLUSCONI DRAGHI BERLUSCONI DRAGHI

    "Chiamate Draghi", titolava il Giornale di Sallusti la scorsa settimana. "Super Mario adesso è la nostra migliore chance", gli facevo eco Belpietro su La Verità. "Mettiamoci nelle mani di Draghi", ha scritto Franco Bechis sul Tempo. Poi ci sono i cosiddetti "giornaloni", che non si gettano pancia a terra, ma dispongono le vele in favore di quel vento.

     

    "Gli va dato il governo, poi può pensare al Quirinale", dice Roberto D' Alimonte, firma del Sole 24 Ore. Senza strappi improvvisi, però, perché "un futuro governo Draghi dovrebbe nascere al di fuori da ogni negoziato coi partiti e con uno spazio di manovra senza precedenti, con un appoggio straordinario e continuo, dietro le quinte, del presidente della Repubblica", ha spiegato Stefano Folli su Repubblica.

    matteo renzi luca cordero di montezemolo matteo renzi luca cordero di montezemolo

     

    Dovrebbe andare in scena, dunque, un remake del 2011, con Mattarella al posto di Napolitano e Draghi al posto di Monti. Possibile? Tra i suoi fan, infine, c' è pure Matteo Renzi. "Le parole di Draghi sul Financial Times andrebbero imparate a memoria. Ci ha indicato la strada da seguire", ha detto alla Camera. Ci crede davvero? Parrebbe di sì, dicono i boatos di Palazzo, con la speranza, magari, di far parte della squadra, magari alla Farnesina. Visti gli attori, gli converrebbe davvero, a Mario Draghi?

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