I 5 STELLE DAL VAFFA ALLA SLEALTÀ
Dalla rubrica delle lettere di “Repubblica”
Caro Merlo, Conte sta provando a sottomettere elettoralmente il Pd appellandosi ai vecchi valori “fondanti” dei 5 stelle. Ci riuscirà?
Luisella Morabito — Padova
Risposta di Francesco Merlo
GIUSEPPE CONTE A BARI
E quali sono i valori “fondanti”? Ricordo il vaffa, l’uno vale uno, la sostituzione della democrazia parlamentare con la Rete di Casaleggio e delle elezioni con le nomine per sorteggio. Conte esordì nel Movimento, che ha avuto i suoi brutti scandali e i suoi guai giudiziari, truccando il curriculum di professore. Con la proverbiale “quasità”, che ha perfezionato l’ambiguità e la doppiezza italiane, ha fatto il presidente del Consiglio prima con la destra e poi con la sinistra, dichiarando di non stare né con la destra né con la sinistra.
Con cinismo ha fatto fuori tutti i rivali interni e ha zittito persino Grillo assegnandoli un lauto stipendio. Si è alleato con tutti e ha tradito tutti gli alleati, rilanciando l’astruso linguaggio del non dire per dire e del dire per non dire. Sul piano internazionale si è svelato sempre più vicino alla Russia di Putin e alla Cina… C’è un solo valore “fondante” che Conte non ha mai tradito e che infatti sta ora usando contro Elly Schlein: la slealtà politica.
LUCA LANZALONE
DE VITO E LANZALONE
Salvatore Merlo per il Foglio
Denunciavano orli di abissi, scandali devastanti, turpitudini. Nel 2014 consegnavano le arance a Ignazio Marino. Urlavano “ladri”, “onestà-onestà”, “in galera”. Ebbene, in galera, assieme ad altre nove persone, ci sono finiti loro. Ieri i giudici del tribunale di Roma hanno condannato a otto anni e otto mesi di reclusione l’ex presidente grillino dell’assemblea capitolina, Marcello De Vito.
E hanno condannato anche a tre anni di carcere l’avvocato Luca Lanzalone, ex presidente grillino di Acea, l’uomo che fu portato da Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede a gestire il dossier dello stadio della Roma (mai costruito) ai piedi del Campidoglio allora amministrato da Virginia Raggi.
conte schlein speranza
Era attorno a Lanzalone e De Vito che sette anni fa a Roma maturò la misteriosa svolta del M5s, prima contrario e poi bruscamente favorevole alla gigantesca infrastruttura. Quello stadio che rappresentava il più grande affare del decennio, in termini di investimenti, posti di lavoro e ricavi.
marcello de vito torna in aula dopo la sospensione dei domiciliari 13
Ma questa prima condanna – la giustizia è lenta, ma arriva – concorre a un giudizio storico e politico su cosa è il M5s e su cosa è stato. Gente media, con titoli medi, capacità meno che medie, che improvvisamente e per irripetibile coincidenza si è trovata proiettata in ruoli d’importanza strategica, al centro delle istituzioni. E che da lì si è attorcigliata in un rovo di balle, pasticci, imbrogli, fidandosi sempre delle persone sbagliate, approfittatori, piccoli arrampicatori, affaristi e mezzi furfanti.
LUCA LANZALONE
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GIUSEPPE CONTE