DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Marco Giusti per Dagospia
Che vediamo stasera? In chiaro in prima serata ci sono davvero dei buoni film, ma sarei molto tentato dal vedere su Rai Uno alle 21, 10 la commedia francese “Rumba Therapy” di e con Franck Dubosc e con Jean-Pierre Darroussin, Catherine Jacob, Alane Delhaye, Marie Vincent, dove un padre cinquantenne malato ritrova la figlia e inizia una nuova vita a suon di rumba. Magari non è il massimo, ma sembra un film garbato.
Certo, Iris alle 21, 25 propone l’ultimo film di Stanley Kubrick, “Eyes Wide Shut” con Tom Cruise, Nicole Kidman, Sydney Pollack, Leelee Sobieski, Rade Serbedzija. Inaugurò Venezia, alla presenza dei due protagonisti, la ricordate Nicole Kidman ancora con gli occhiali alla Kubrick che cazziava in continuazione Tom Cruise come fossero stati Franca Valeri e Alberto Sordi?, ma c’erano anche la vedova e le figlie. La vedova aveva riempito di terribili quadri di gatti le pareti della casa dove gira nuda Nicole Kidman. Se non guardate lei (lo so, è difficile) e guardate i quadri dei gatti vi rendete conto della follia della scena e di cosa poteva essere la vita di Kubrick.
Nello stesso giorno, era la prima edizione della Mostra diretta da Alberto Barbera, venne presentata la nuova sigla del Festival, che avevamo ideato io, Asia Argento e Gianluigi Toccafondo, animata da Toccafondo sulle riprese di Asia in piscina. In molti avevano qualcosa da dire su “Eyes Wide Shut”, ho sentito anche che non lo aveva diretto tutto lui, ma io lo trovai bellissimo, a parte la festa orgiastica che trovavo un po’ cafona e buon modello per le ricostruzioni dei casi di Chi l’ha visto?
Certo. Mi mancavano sia Harvey Keitel, cacciato dal set, sembra, perché aveva allungato le mani su Nicole Kidman, sia Jennifer Jason Leigh, che non aveva voluto rigirare scene che aveva ripetuto già mille volte e venne così sostituita da Leelee Sobieski. Non era la stessa cosa. Keitel venne invece sostituito da Sydney Pollack. Che non era affatto male come attore.
Su Cine 34 alle 21 la vanzinata della sera è “Non si ruba a casa dei ladri” diretto da Carlo Vanzina con Vincenzo Salemme, Massimo Ghini, Stefania Rocca, Manuela Arcuri, Maurizio Mattioli. Vi dico un po’ di battute. “A te la grande bellezza te fa na pippa!”. “Er culo cosa?”. “Tié, a te e a De Laurentiis!” Che bellezza! Trovai i Vanzina e il loro film piuttosto in forma, pieni di buone idee comiche sulla volgarità romana di politici, acchiappone, facilitatori. “Politicamente, da che parte sta?”- “Mah, adesso l’importante è starci, facilitare…”.
massimo ghini manuela arcuri non si ruba a casa dei ladri
Sui trafficoni che hanno i soldi in Svizzera e sulla facilità di perdere tutto. E sui meccanismi della corruzione al ritmo della frase di Giovenale “A Roma tutto ha un prezzo”, giustamente citata come epigrafe finale del film. Sono di scena un trafficone romano, Antonio Russo, e la sua donna Lori, cioè un Massimo Ghini con un capello rossiccio e una Manuela Arcuri volgarissima e ignorantissima (“Il dado è tratto” – “Dado chi?”) che per facilitare la scelta di un’impresa delle pulizie rispetto a un’altra per un appalto, distruggono la felicità di un’altra coppia, quella formata dal napoletano Simone Santoro, Vincenzo Salemme, e da sua moglie torinese Daniela, Stefania Rocca, titolari, appunto, di una piccola impresa.
Ridotti in miseria i Santoro trovano lavoro come camerieri proprio nella villa dell’infamone responsabile del loro disastro. E tramano una vendetta alla American Hustle, cioè una truffa che lo ridurrà in mutande. Nella truffa sono coinvolti un altro truffato romano, Giorgio, Maurizio Mattioli, finito a far l’autista, una giovane attore cane, Lorenzo Bonucci, e una bella bionda, Ria Antoniou. Fra i truffati troviamo un banchiere svizzero, il grande Teco Celio. I Vanzina sono gli unici che possano giocare con lievità su temi pesanti da Mafia Capitale facendoci ridere senza scadere nel moralismo o nel giornalistico.
Stavolta tutti i personaggi ruotano attorno alla corruzione politico-imprenditoriale e sulla volgarità alla Cafonal dei protagonisti. E nella volgarità alla Cafonal, va detto, che sia Ghini co sti capelli rossi in testa e la Arcuri con l’esibizione continua di intimo e di battute ignoranti (“Hanno arrestato Maronaro!” – “Gioca nella Roma?”) sono piuttosto riusciti.
Farà impressione, Canale 20 alle 21, 05, la precisione nell’anticpare il Covid di dieci anni dopo di “Contagion”, ottimo virus movie di Steven Soderbergh con Matt Damon, Marion Cotillard, Gwyneth Paltrow, Kate Winslet, Jude Law, Bryan Cranston. Qiando lo vidi ricordo che c’era chi lo trovò un grande film politico, realistica descrizione di una peste dei giorni nostri e di come poteva esser trattata da media e governo, e c’è chi lo riteneva un filmetto di puro consumo perfino un po’ filo-governativo con inutile spreco di grandi star.
Personalmente lo trovavo ben girato, anche se mi sembrò eccessiva l'idea che la povera Gwyneth Paltrow, che muore a sette minuti dall'inizio, scateni un'epidemia con decine di milioni di morte perché va a scoparsi un ex-fidanzato a Chicago. Rai Movie alle 21, 10 passa invece “Tutti lo sanno”, scritto e diretto da Asghar Farhadi con le due star spagnole Javier Bardem e Penelope Cruz accompagnate dall’argentino Ricardo Darin. Non venne trattato benissimo dai critici.
penelope cruz javier bardem tutti lo sanno
Anche a Cannes in sala si ridacchiava sulle parti mélo della coppia e gli applausi alla fine erano stati davvero striminziti e di circostanza. Forse le sceneggiature di Farhadi, macchine perfette di ingegneria per far esplodere conflitti fra i personaggi oltre a conflitti sociali, si adattano meglio al mondo iraniano, pensiamo a Una separazione, Il cliente, anche a Il passato, che pure è ambientato in Francia ma ha personaggi in parte iraniani, piuttosto che nella Spagna di oggi, anche se è una storia che potrebbe essere ambientata ovunque.
penelope cruz javier bardem tutti lo sanno
Ma è proprio il meccanismo della sceneggiatura, la sua apertura al giallo prima, che serve a Farhadi per fare esplodere i conflitti latenti e mai risolti di un’intera famiglia, e al mélo dopo, con le rivelazioni che vengono risolte nel “tutti lo sanno” del titolo, che sembra stranamente non perfetto e funzionante come al solito. Peccato perché il film apre benissimo, con due bellissime scene in una torre campanaria con tanto di grosso orologio e una lezione di Javier Bardem sul tempo, che trasforma il mosto in vino e dovrebbero essere la metafora di tutto quello che vediamo sulla scena, cioè il lavoro che fa il tempo su meccanismi interni dei nostri personaggi e trasforma anche le loro azioni e il loro valore.
Sappiamo così che la bella Laura, Penelope Cruz, e il bel Paco, Javier Bardem, si sono amati da sempre. Ma si sono poi divisi. Ognuno per la loro strada. Laura in Argentina, dove ha sposato Alejandro, Ricardo Darin, e ha avuto con lui due figli, e Paco nel paese dove è nato, dove si è fatto una posizione e dove si è messo con la bella Bea, Barbara Lennie. Quando Laura torna nel paese per il matrimonio della sorella Ana, Inma Cuesta, rivede Paco con tranquillità, e la festa che segue sembra assolutamente allegra e senza problemi. Non sarà così.
A un certo punto infatti, dopo un blackout seguito a un temporale, Laura scopre che qualcuno ha rapito sua figlia sedicenne Irene, Carla Campra, e le cose prendono un aspetto del tutto diverso. Perché i rapitori non solo chiedono 300 mila euro di riscatto che nessuno della famiglia ha, ma perché i messaggi arrivano stranamente anche a Bea e Paco si sente spinto in prima persona a procurare i soldi.
Su Cielo alle 21, 20 avete l’avventuroso russo-cambogiano “The Crew – Missione impossibile”, thrillerone su un aeroplano in volo verso l’Asia diretto da Nikolay Lebedev con Agne Grudyte, Vladimir Mashkov, Danila Kozlovsky, Sergey Tempo, Egor Morozov. Passiamo alla seconda serata con il primo film del Milanese Imbruttito, agenzia di marketing?, gruppo creativo?, “Mollo tutto e apro un ciringuito” diretto da un collettivo, Pietro Belfiore, Davide Bonacina, Andrea Fadenti, Andrea Mazzarella, Davide Rossi e interpretato da Germano Lanzoni, Valerio Airò, Laura Locatelli, Leonardo Uslengo, Paolo Calabresi. Non era male.
Su Cielo alle 23, 20 passa una commedia sexy prodotta da Carlo Ponti e diretta da Sergio Martino, “Cugini carnali” con l’inedita Susan Player, Riccardo Cucciolla, Alfredo Pea, Claudio Nicastro, Rosalba Neri. Ricorda Sergio Martino su “Nocturno”: «il film fu fatto sulla falsariga di Malizia; però con molta onestà, devo dire che lì c’erano un po’ tutte quelle che sono state le introversioni della mia generazione da ragazzo: il rapporto con l’altro sesso, il mistero, la scoperta. Siccome avevo fatto un film con Ponti, lui aveva molta fiducia in me; gli presentai questa storia, gli piacque subito e la fece. Il soggetto era mio, però elaborato insieme a due sceneggiatori, Fernando Populi e Sauro Scavolini».
Il risultato però non fu molto soddisfacente. Non funziona parte del cast e la storia è, alla fine, troppo semplice per il pubblico ormai abituato a trame più torbide. Notevoli Alfredo Pea, qui nel suo fulgore di protagonista dell’erotico anni’70, e il grande Hugh Griffith. Pea ricorda che il giorno dei provini venne scelto tra 300-400 ragazzi romani; tra le ragazze c’erano tutte, da Monica Guerritore a Ornella Muti. Ma venne presa la bionda americana Susan Player, già starlette di Playboy e attrice in La vendetta delle api regine, che si rivela un po’ una frana.
Ricorda ancora Martino: «Alfredo Pea era un attore straordinario, era bravissimo e lo è ancora [...]. L’altra ragazza, sinceramente, aveva il difetto di essere americana e di conseguenza di non portarsi addosso quella morbosità che invece una ragazza italiana avrebbe avuto; fu un’attrice scelta perché non riuscivo a trovare un’italiana che potesse interpretare quel ruolo. [...] La Player la contattammo dopo averne visto delle fotografie: quando arrivò mi deluse; pareva, come molte americane, lavata con la lavatrice». Martino dice anche che avrebbe voluto Monica Guerritore, che iniziava proprio allora Peccato veniale o Gloria Guida, «che allora non aveva fatto ancora nulla, ma nello stesso tempo in cui la vidi si impegnò in un film. Mi sembra, con Amadio».
Su Canale 20 alle 23, 20 avete il thriller intellettuale di Paul Haggis “The Next Three Days” con Russell Crowe, tranquillo professore che diventa un amente criminale per liberare dalla proigione la moglie, Elizabeth Banks, accusata di omicidio. Ci sono anche Jonathan Tucker, Brian Dennehy, RZA, Lennie James. Non riuscito. Ancor meno riuscito, ma con un cast più forte, è “The Jackal”, Italia 1 a mezzanotte, da non confondere col capolavoro di Fred Zinneman, diretto da Michael Caton-Jones con Bruce Willis, killer a pagamento che deve uccidere il capo del F.B.I., Sidney Poitier, per vendicare un boss russo.
A questo punto americani e russi uniscono le forze e fanno uscire dal carcere irlandese un terrorista dell’IRA, Richard Gere, il solo al mondo che conosce la faccia di Bruce Willis, e partirà la caccia al killer assieme al maggiore russo, Diane Venora. Iris alle 0, 30 passa il più interessante “L’ultima eclisse”, che traduce il titolo originale, “Dolores Claiborne”, complesso thriller diretto da Taylor Hackford, tratto da un raccointo di Stephen King, con Kathy Bates accusata della moprte della vecchia e ricca signora che accudiva, Jennifer Jason Leigh, Christopher Plummer, David Strathairn. Gran bel cast. Ottime critiche.
Tv8 alle 0, 30 presenta una delle migliori commedie con Enrico Brignano, “Ci vediamo domani” di Andrea Zaccariello con Burt Young, Ricky Tognazzi, Francesca Inaudi, Giorgia Wurth, dove Brignano fa il becchino in un paese di vecchietti che ha il record di longevità di tutto il sud. Cosa fare se fai il becchino e nessuno muore? Rete 4 alle 2, 05 propone, un po’ tardino, la commedia papalina di Gigi Magni “In nome del Papa re” con Nino Manfredi, Carmen Scarpitta, Danilo Mattei, Salvo Randone, Ettore Manni, Giovannella Grifeo, Carlo Bagno, Rosalino Cellamare alias Ron, Camillo Milli. Non lo vedo da quando uscì.
Allora sembrò un bel film, con uno strepitoso Carlo Bagno, un Andrea Pennacchi degli anni ’70, in grado di tener testa a Nino Manfredi che cerca di difendere tre ragazzi dalla morte mentre ormai Garibaldi è alle porte e il potere del Papa sta franando per sempre. Cine 34 alle 2, 15 passa il giallo intellettual-erotico (erano tutte e tutti nudi…) “Una spirale di nebbia” diretto da Eriprando Visconti con Claude Jade, Marc Porel, Duilio Del Prete, Carole Chauvet, Stefano Satta Flores, Martine Brochard, Eleonora Giorgi, Carlo Puri, Anna Bonaiuto. Ritratto della borghesia malata lombarda. Allora ci sembrò interessante.
E’ un Le Carré internazionale un po’ patinata “The Constant Gardener”, diretto dal brasiliano Fernando Meirelles con Ralph Fiennes, Rachel Weisz, Daniele Harford, Danny Huston, Pete Postlethwaite, Rai Movie alle 2, 55. Ma si vede parecchio volentieri. Rete 4 alle 3, 50 passa un pezzo da museo come “Piccola santa”, diretto nel 1933 da Eugenio De Liguoro con Germana Paolieri, Ernesto Sabbatini, Ernesto Marini, Guido Celano. Magari Ciro è sveglio e se lo vede. Ci sarebbe pure il folle horror italiano “Patrick vive ancora” di Mario Landi con Sacha Pitoëff, Gianni Dei, Mariangela Giordano, Carmen Russo, Paolo Giusti, Cine 34 alle 3, 50, finto sequel di “Patrick” di Richard Franklyn.
Il vero “Patrick” aveva fatto un sacco di soldi, e soprattutto in Italia. Così il produttore Gabriele Crisanti, appena uscito il film, grazie alle leggi italiane piuttosto permissive quanto a copyright, cercò di montare rapidamente assieme al suo socio, Luigi Nannerini, una sorta di finto sequel, scritto da Piero Regnoli, che uscirà nel 1980, ma che non potrà essere esportato fuori d’Italia per non essere multato e sequestrato. Al posto di Robert Helpmann, il protagonista, chiamò come dottore Sacha Pitoeff che aveva lo stesso aspetto luciferino, mentre come Patrick convinse Gianni Dei non solo a prendere il ruolo di Robert Thompson, ma anche a diventare coproduttore.
Dei, un po’ vanitoso, pensando di fare il protagonista, non rendendosi conto che sarebbe stato sempre in coma, accettò. E pagò parte del film. Come infermiera venne scelta una giovane Carmen Russo, che si spogliava in continuazione e rianimava più i maschi in sala che Dei sullo schermo. Ovviamente si esagerò sull’horror e sul sesso. Ma la produzione australiana non riuscì a far nulla per sequestrare il film.
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