Paolo Rossi per repubblica.it
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Tic, tac. Il tempo, inesorabile, passa. Mille vittorie dopo. «Me li ricordo piccoli» aveva detto l’altro giorno Novak Djokovic dopo la dedica in tv. 2003-2020, e 1000 vittorie. Tu guarda se, a quasi 35 anni, non sia proprio lui l’ultimo baluardo del fortino, a presidiarlo dall’assalto delle New Generations del tennis mondiale.
Lui, Nole Djokovic. Finalista a Roma. E con Rafa Nadal intristito dal suo stato di salute («Non so fino a quando la mia testa reggerà i dolori») e un Roger Federer non più pervenuto, non saranno — con tutto il rispetto — signori come Bautista Agut (anni 34), Monfils (quasi 36, imminente il ritiro), Isner (37), Fognini (quasi 35) ad arginare l’ondata degli Alcaraz&Brothers. Noi italiani siamo fermi ai guai fisici di Sinner e Berrettini, che ieri ha ufficializzato il forfait per Parigi: tornerà sull’erba.
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Il serbo già qui a Roma è stato circondato da Zverev (25), Ruud (23, battuto ieri) e Tsitsipas (quasi 24). Quest’ultimo dovrà affrontarlo oggi alle 16 in un remake della finale 2021 del Roland Garros, quella della rimonta due set sotto che ha poi mandato in crisi personale il greco. L’unico reduce dei Fab Three dovrebbe avere il tifo del Centrale dalla sua parte, nonostante Tsitsipas abbia ricordato giusto ieri i suoi trascorsi giovanili di Galatina (Lecce) e il suo amore per il detto popolare tra italiani e greci, “Una faccia, una razza”.
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Ma il vento è cambiato e la memoria è corta, come sempre suol dirsi: gli appassionati hanno rimosso i fatti di gennaio degli Australian Open, il suo essere No Vax e le feroci polemiche successive alla sua esclusione.
«Io mi sento giovane, l’età è un numero» ripete come un mantra il serbo che, comunque sia l’esito della finale, lascerà Roma da numero uno del mondo. Ottimo che Nole abbia questi sentimenti, l’età sarà anche un numero, ma andiamolo a dire appunto a Nadal e Federer. Per dire, il recupero di quest’ultimo dall’intervento al ginocchio si è rivelato più ostico del previsto: non sarà, anche, per i suoi quarant’anni e l’usura del tempo?
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Dunque l’ombelico del mondo è serbo, piaccia o non piaccia: il mondo del tennis guarda nella sua direzione. E allora Nole è davanti a un bivio, decidere se recitare la parte del vecchio trombone o imparare nuove sfumature, rinnovarsi. Solo così cambierà la percezione della gente nei suoi confronti. Anche perché quel che ha fatto per anni, fatto da dio, potrebbe improvvisamente andare in pensione insieme agli altri grandi “vecchi” rivali. Ma lui, Nole, giura che neanche se ne accorge che il tempo passa: «Quando ti diverti...».
Dopo mille partite vinte, ed è Roma («la mia seconda casa, posto perfetto») a celebrare questo momento simbolico, può dire tutto. Gli hanno chiuso una porta, vuole aprire il portone. Tic tac: il tempo è ancora dalla sua parte.
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