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    "LA NEXT GEN DEL TENNIS? SIAMO IO E NADAL" - DJOKOVIC PRENDE A PALLETTATE I GIOVANI: "SONO GIÀ FRA I PRIMI 10 O ANCHE CINQUE DEL MONDO. PERÒ NOI SIAMO ANCORA QUI, E CONTINUIAMO A VINCERE I TORNEI PIÙ GRANDI E QUELLI DELLO SLAM” – E POI LA FAMIGLIA, IL FUTURO (“VOGLIO PRENDERE UNA LAUREA"), L’ALIMENTAZIONE, LA SERBIA: "LA POLITICA È UN SISTEMA SPORCO. NON MI TROVO CON QUELLO CHE VEDIAMO OGGI IN QUASI TUTTI I PAESI MODERNI, NELLA NOSTRA CIVILTÀ DEMOCRATICA”


     
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    Stefano Semeraro per “Specchio – La Stampa”

     

    Novak Djokovic ha molti volti, il più conosciuto è quello del tennista. Anzi: del numero 1 fra i tennisti, recordman di settimane passate in cima alla classifica mondiale. Dentro ai 34 anni che ha festeggiato giusto ieri ci sono però molte più cose.

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    L'infanzia passata a Belgrado sotto le bombe, l'impegno a favore della Serbia, l'interesse per la filosofia e la spiritualità, la competenza in materia di alimentazione e preparazione fisica (ha scritto un libro di ricette, nel caso ve lo foste perso).

     

    E poi le controverse posizioni sui vaccini, l'attività di «sindacalista» del tennis, il suo talento da showman - amico del collega Fiorello con cui si è allenato anche durante gli ultimi Internazionali d'Italia. In molti lo amano, altri lo criticano, di sicuro il Djoker, uno dei più grandi atleti dello sport mondiale, non lascia indifferenti. E per capirlo meglio forse si può partire dal più tenero dei suoi lati.

     

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    Djokovic, più difficile il mestiere di numero 1 del mondo o quello di papà di Stefan e Tara?

    «Lo ammetto: quello di genitore è il lavoro più difficile che c'è. Ma anche una gioia enorme. È una grande responsabilità, ti fa crescere come persona. La famiglia è sempre stata sempre tutto per me, quando ero piccolo i miei mi hanno appoggiato, hanno sacrificato la loro vita per mettermi a disposizione tutto quello di cui avevo bisogno e consentirmi di raggiungere quello che volevo, e che ho poi ottenuto nel 2011: vincere Wimbledon e diventare il numero 1 del mondo, i miei due sogni più grandi.

     

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    Quando sono diventato papà, però, è cambiato tutto. Oggi non sono più io la priorità, ma i miei bambini, quando non sono sul campo dedico tutto il mio tempo a loro. Ho altri progetti, certo, ma sono secondari».

     

    Non è facile la vita dell'atleta giramondo in tempi di pandemia.

    «Con queste restrizioni è difficile viaggiare con la famiglia. I bambini mi mancano, però anche parlargli in videochiamata, accorgersi di come crescono e diventano persone mature, è fantastico.

     

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    Guardano a te non solo come papà, ma come modello, e questo per me significa molto. È una sfida, perché voglio essere l'esempio migliore per loro, non solo come tennista. Voglio che possano condividere con me il bene e male che c'è in ogni giornata, è questo che mi fa felice»

     

    Con i compiti come va?

    «Io e mia moglie Jelena siamo sempre a a disposizione dei bambini, ma vogliamo che se la cavino da soli, non solo con i compiti. Devono imparare ad essere responsabili della loro vita, da quando si alzano a quando vanno a letto la sera. Inoltre confesso che da piccolo non ero molto bravo a scuola. Mio figlio è già molto più responsabile di quanto lo fossi io...».

     

    Di che cosa è più preoccupato per il loro futuro?

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    «Sinceramente, di niente in particolare. Non sono uno che si preoccupa molto nella vita. Ho le mie insicurezze e paure, come tutti, però cerco di restare ottimista e di vedere sempre il lato positivo. Non sono ansioso per la sicurezza dei miei bambini, vedo piuttosto le opportunità che si offrono alla nostra famiglia. È un approccio mentale che mi aiuta. Se mi preoccupassi, perderei solo energia».

     

    Ha detto che non andava bene a scuola, ma tutti apprezzano la sua intelligenza. Se fosse andato all'Università che facoltà avrebbe scelto?

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    «Ma io voglio ancora andare all'Università: non so se l'anno prossimo, o fra cinque anni, ma sicuramente voglio prendere almeno una laurea. Non esserci riuscito da giovane mi rattrista, anche se ovviamente sono molto riconoscente per tutto quello che ho avuto. L'Università del resto non è fatta solo per i ragazzi, la si può frequentare anche a 40 anni.

     

    È la casa della conoscenza, e io sono un tipo molto curioso. L'argomento che mi coinvolge di più è quello della salute, un campo molto vasto. Ma mi piace anche studiare le civiltà antiche e l'archeologia. In questo periodo sto proprio cercando di capire cosa può interessarmi di più. Oggi, poi, si può fare molto online, che forse è il metodo migliore per me, sia come tennista sia come papà».

     

    Lei è il più spirituale dei tennisti. Ha ricevuto onorificenze da parte della chiesa ortodossa, spesso posta immagini delle sue visite a luoghi sacri della Serbia, la montagna in particolare la attrae molto. Quanto è importante questo aspetto della personalità?

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    «Non so se sono il più spirituale, non posso parlare in nome di altri. È una questione molto personale, ha a che fare con il livello di energia che possediamo. Credo che un approccio olistico sia il più giusto, e cerco di utilizzarlo nella mia carriera come nella mia vita privata, perché non possiamo separare la persona in campo da quella fuori.

     

    Ciò che faccio e penso, le persone che mi sono vicine, tutto influenza il mio gioco e la mia felicità. Per questo cerco di mantenere la mente molto aperta, e guardo a me stesso e a tutti noi che abitiamo questo pianeta come anime. Il corpo viene dopo.

     

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    Se chiedi a cento persone qual è la cosa più importante per loro, novantanove ti risponderanno la salute, la felicità, le gioie condivise con i tuoi cari. Io credo che siamo eterni attraverso la nostra anima, non con il corpo. Passo molto tempo a contatto con la natura, meditando e pregando, e lo faccio ogni giorno, perché mi aiuta a mantenermi in contatto con la mia anima e con l'energia cosmica.

     

    Io credo nelle emozioni positive, cerco di vedere in tutti le cose buone. Non sono perfetto, intendiamoci. Ci sono lati del mio carattere e comportamenti che non mi piacciono, che mi imbarazzano. Però servono a ricordarmi che ho ancora tanto lavoro da fare con me stesso. La connessione con natura e la spiritualità mi aiutano a capire meglio chi sono, ed un lavoro che non finisce mai».

     

    La politica la attrae?  Secondo alcuni sondaggi, se si presentasse alle elezioni in Serbia stravincerebbe.

    «Sono già stato in politica: nel tennis. Per dieci anni ho lottato per dare voce ai giocatori, e ho visto che quello della politica è un mondo strano, che non mi piace. Un sistema sporco. Non mi trovo con quello che vediamo oggi in quasi tutti i Paesi moderni, nella nostra cosiddetta civiltà democratica.

     

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    Più che politica, mi sembrano interessi corporativi. Non ho la preparazione per parlare di politica, ma da osservatore neutrale dico che la vera democrazia l'abbiamo smarrita molti anni fa. Oggi conta di più il business, l'interesse di parte, e non mi ci ritrovo. Se non sarà il cuore a dirmi che posso influenzare positivamente la gente, non lo farò. Però il mio futuro è aperto a tutto. Di certo sosterrò anche fuori dal campo il mio Paese, mi sento molto vicino alla Serbia e ho interessi anche fuori dallo sport».

     

    Che libri legge il futuro studente universitario Novak Djokovic?

    «Uh, tanti In questo periodo sto leggendo molto sulla storia antica, non ufficiale, alternativa, della Serbia; e sto visitando luoghi molto antichi del mio Paese. Ma sono libri in serbo, non credo interessino molto voi italiani.

     

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    Dieci anni fa mi sono molto interessato alla filosofia e alla psicologia. Posso consigliare i libri di Jim Loehr, uno dei più grandi psicologi dello sport. È un mio amico e per un periodo ho lavorato con lui, in particolare posso suggerire di leggere 'The only way to win'».

     

    Lei un libro lo ha anche scritto, Il punto vincente, e comprende molte ricette. Dica la verità: è in grado di cucinarle?

    «Ecco, quello è il secondo libro che consiglio. So cucinare un po', ma il mio momento preferito è la mattina, quindi la colazione. Mangio smoothie, frullati, molta frutta e legumi. Evolvermi dal punto di vista nutrizionale è stato importante per la mia carriera.

     

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    Ha sempre a che fare con l'approccio olistico di cui parlavamo, perché l'aria che respiri, l'acqua che bevi, il cibo che mangi, tutto è connesso e influenza quello che sei. Lo stile di vita è importante, ma è solo uno dei tanti aspetti».

     

    Non ha mai nascosto che i record per lei sono importanti e che dopo aver ottenuto quello relativo alle settimane da numero 1 punta a quello di Slam vinti, che per ora appartiene a Federer e Nadal. A Roma, a chi dopo la finale con Nadal le chiedeva dei giovani, dei Next Gen, ha risposto: i Next Gen siamo noi. La vecchia guardia non molla.

    «Sì, mi è stato chiesto mille volte, e io sinceramente non sono così concentrato sui giovani. Certo, sono già fra i primi 10 o anche cinque del mondo. Però noi siamo ancora qui, e continuiamo a vincere i tornei più grandi e quelli dello Slam».

     

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    Senta, da milanista: quanto le brucia lo scudetto dell'Inter?

    «Dopo aver battuto la Juventus a Torino, dello scudetto non mi importa più. È quello il Milan che vogliamo».

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