1 - CALENDA: «ANDARE OLTRE IL PD» LA SCONFITTA ACCELERA LA RESA DEI CONTI
Virginia Piccolillo per il “Corriere della Sera”
matteo renzi carlo calenda
Sull' analisi, nel Pd, tutti d' accordo: «Una sconfitta netta». Lo ammette lo stesso segretario reggente Maurizio Martina. Ma sulla terapia no. In attesa di un chiarimento che potrebbe esserci in assemblea, forse il 7 luglio, lo scontro si riaccende. E ha lo stesso protagonista del 4 marzo: Matteo Renzi. Con i fedelissimi dell' ex premier che si prendono la rivincita e con Andrea Marcucci rimarcano: «Il Pd ha perso anche senza Renzi». E con gli avversari interni che invocano una costituente. Per «chiudere per sempre con la stagione del renzismo», come chiede Francesco Boccia. O, addirittura, come auspica l' ex ministro Carlo Calenda, per andare «oltre il Pd».
CARLO CALENDA MATTEO RENZI
Renzi si fa vivo su Twitter con l' intenzione «di riprendere in mano la leadership» ma il portavoce smentisce: è una «fake news». Intanto all' attacco va Calenda. «La classe dirigente del passato del centrosinistra deve avere la saggezza della propria reputazione e fare un passo indietro», dice.
E torna a proporre la sua idea di un «fronte repubblicano»: «Va formata subito una segreteria costituente, prodotto un nuovo manifesto di idee-proposte e lanciato un processo di adesione a un movimento politico e civico». Sullo sfondo l'intenzione di fondare una formazione anti-sovranista. Il segretario reggente Martina, lo stoppa: «Dobbiamo scrivere una pagina nuova», ammette, «riconoscere gli errori per non rifarli». Insomma «cambiare e ricostruire.
Con umiltà e coraggio». Ma non «superare il Pd: perché tutte le proposte, le più aperte possibili, devono avere un centro di riferimento».
RENZI MARTINA
«Oltre il Pd c'è la destra», dice a Calenda, il presidente Pd Matteo Orfini, mentre cresce il fronte di chi chiede di convocare il Congresso subito. Tra questi l'Area Dem di Franceschini e Fassino. «Chi pensa di risolvere questa situazione con «una conta sui nomi è ottimista», replica Orfini. E Gianni Cuperlo chiosa: «Ripensare ogni cosa e ripartire».
«Il gruppo dirigente del partito ha fallito e ne deve trarre le conseguenze», chiede il sindaco di Firenze, Dario Nardella. E Michele Anzaldi evidenzia: «Senza Renzi e con i vecchi nobilati non si vince». Per Nicola Zingaretti, che oggi con 200 sindaci animerà l' Alleanza del Fare, «un ciclo storico si è chiuso». Ma l' unico che gioisce è Michele Emiliano: «La Puglia - fa notare - è l' unica regione in cui il centrosinistra vince 10 a 1 ».
2 - IL PD AL TRACOLLO CALENDA CHOC "SCIOGLIAMOCI"
Francesca Schianchi per “la Stampa”
ORFINI
Cambiare idee, nomi, organizzazione. Buttarsi alla conta con un congresso. Tentare una «fase costituente» per rifondare il partito, magari andando oltre gli steccati del Pd, come propone l'ex ministro Carlo Calenda. All'indomani dell' ennesima débâcle elettorale, con 33 Comuni persi su 76, consenso sgretolato proprio nelle tradizionali zone rosse, nel Pd si apre il dibattito su come affrontare la crisi. Tra scontri e recriminazioni: in attesa dell'Assemblea nazionale del 7 luglio che dovrebbe decidere il percorso da intraprendere.
ORFINI MARCUCCI MARTINA DELRIO
GENTILONI NON È BASTATO
«Il voto amministrativo se non altro ha sgombrato il campo dal ruolo e dalle responsabilità di Renzi. Il 24 giugno il Pd ha perso anche senza di lui», scrive su Facebook il fedelissimo Andrea Marcucci, capogruppo al Senato, quando è chiara la sconfitta nelle ormai ex roccaforti toscane di Pisa, Siena e Massa, e nell' emiliana Imola. L'ex segretario è a Londra, volutamente non interviene, ma manda avanti alcuni dei suoi colonnelli a rimarcare quello che gli preme far sapere: con lui assente dalla campagna elettorale, il risultato non è stato migliore del previsto.
matteo renzi francesco bonifazi
Un modo per dire che la sconfitta non è colpa sua. E infatti da Oltremanica sottolinea come non abbia preso parte ai comizi dei ballottaggi per espressa richiesta del partito, lasciando il campo a Walter Veltroni e all'ex premier Paolo Gentiloni: e questo, lascia intendere tra le righe, è il risultato, una batosta storica.
«L'idea che mandando in giro i ministri e i presidenti del Consiglio dell'ultima fase si sarebbe riuscito a ribaltare i risultati s'è rivelata abbastanza falsa», la dice chiara il presidente Matteo Orfini, l'ultimo capocorrente saldamente al fianco di Renzi. Non commenta Gentiloni, l'ex inquilino di Palazzo Chigi considerato la principale risorsa dei dem per tentare di risorgere: ha fatto quel che doveva in campagna elettorale, continuerà a farlo se servirà, ma non intende candidarsi a segretario come in molti gli chiedono.
FRANCESCHINI RENZI
"UNIONE ANTISOVRANISTA"
Al netto delle schermaglie sulla responsabilità della sconfitta, si apre il dibattito sul futuro del partito. Con toni taglienti: a Calenda, l' ex ministro iscritto al partito subito dopo la sconfitta del 4 marzo, che chiede di «andare oltre il Pd», verso un «fronte repubblicano» capace di coinvolgere anche sindaci come l'ex M5S Pizzarotti, risponde prima il reggente Maurizio Martina («Sono d' accordo con il lavoro di cambiamento complessivo, non sono d' accordo nel superare il Pd»), poi Orfini che, parafrasando D' Alema, sostiene che «oltre il Pd c' è solo la destra». Risposta presuntuosa, la bolla Calenda.
orlando renzi franceschini
Dopo settimane in cui sembrava che si potesse trovare un accordo fra le anime del Pd per rinviare il congresso, mantenendo Martina alla guida del partito fin dopo le elezioni europee del maggio prossimo, ora torna la spinta di una parte del partito a contarsi, a cominciare da AreaDem, che fa capo a Franceschini.
Orlando: fase costituente «Un ciclo storico si è chiuso», predica Nicola Zingaretti, il governatore del Lazio candidato in pectore della sinistra del partito al congresso, «è il momento del coraggio, della verità e della responsabilità».
Nicola Zingaretti
Andrea Orlando, il leader della minoranza interna, sfidante di Renzi all' ultimo congresso, rilancia l' idea di una «fase costituente». Nell' ultima assemblea del partito, a maggio, si decise di rinviare qualsiasi decisione. Ora, l' ex leader convinto di detenere ancora la maggioranza negli organismi si dice pronto al congresso subito, se questa è la proposta della minoranza.
«Nei tempi necessari», chiarisce però il fedelissimo Lorenzo Guerini: tempi lunghi, visto che un candidato renziano non è ancora stato individuato. La resa dei conti era in stand by: con la batosta di domenica, tutto torna in discussione.