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    “DODI E DIANA VOLEVANO ANNUNCIARE IL FIDANZAMENTO” – PARLA ALBERTO REPOSSI, IL GIOIELLIERE CHE CONFEZIONÒ L’ANELLO CHE DODI E LA PRINCIPESSA AVEVANO SCELTO PER SUGGELLARE LA LORO UNIONE: “PASSAI ORE SOTTO TORCHIO DI SCOTLAND YARD DOPO CHE IL BODYGUARD SOPRAVVISSUTO ALLO SCHIANTO DISSE CHE L’ANELLO NON ERA MAI STATO RITIRATO. MA IO AVEVO LE REGISTRAZIONI DELLE TELECAMERE DI DODI CHE VENIVA A PRENDERLO IL GIORNO PRIMA DELL’INCIDENTE. VOLEVANO FAR PASSARE QUELL’ESTATE DI DIANA COME UN…”


     
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    Enrica Roddolo per il "Corriere della Sera"

     

    alberto repossi 1 alberto repossi 1

    «Sono passati 23 anni ma non riesco a dimenticare quell'incontro con Diana a Saint Tropez, di mattina presto, per l'anello di Dodi Al Fayed». Alberto Repossi, il gioielliere al centro delle cronache (e dei processi) dell'ultima estate di Diana prima dello schianto fatale a Parigi, parla con il Corriere .

     

    lady diana dodi al fayed 2 lady diana dodi al fayed 2

    E riannoda le emozioni di quell'agosto che ha cambiato i Windsor, lasciando un segno nella memoria collettiva. «Diana e Dodi, in crociera nel Mediterraneo, attraccarono a Monaco e la principessa arrivò davanti alla vetrina della nostra boutique accanto all'Hotel Hermitage. Senza entrare indicò un anello che l'aveva catturata, della collezione Dis-moi oui , Dimmi di sì - racconta il gioielliere -. Poi mi chiamarono per fissare un incontro a Saint Tropez dove erano diretti, per definire la scelta e la misura dell'anello.

     

    lady diana e dodi al fayed 1 lady diana e dodi al fayed 1

    Così il 22 agosto 1997 mi presentai nel piccolo hotel di Saint Tropez con le camere affacciate sulla piscina centrale, e con sorpresa mi ritrovai davanti Dodi e Diana. Soli, senza bodyguard... in un albergo semi deserto data l'ora, la conversazione durò 15-20 minuti, non avevamo molto tempo».

     

    l'anello di dodi al fayed per lady diana l'anello di dodi al fayed per lady diana

    Di cosa parlò con Diana?

    «Ero arrivato all'appuntamento con altri esempi di montature preziose che ritenevo anche più importanti per la donna che a quel tempo era al centro delle dinamiche mediatiche globali, ma lei mi fermò subito. Disse: "Va bene questo", confermando la scelta fatta a Monaco del gioiello visto in vetrina, e non insistetti oltre. Mi chiesero di poter ritirare l'anello messo a misura dell'anulare della principessa, per il 30 agosto, perché l'1 settembre dissero ci sarebbe stato un annuncio importante, un fidanzamento. L'anello andava ristretto e non era un modello facile.

    lady diana e dodi al fayed lady diana e dodi al fayed

     

    Ma davanti a Diana, tutto era possibile: riaprimmo il laboratorio in pieno agosto per l'anello che consegnammo il 30. Vennero apposta dalla Sardegna a Parigi per ritirarlo, e per trascorrere qualche giorno nella casa che era stata dei duchi di Windsor: intuii che volevano farne un buen retiro fuori Londra».

     

    Cosa la colpì di Diana?

    «Lei era bella, serena anche se non raggiante... il più emozionato era Dodi, più emozionato persino di me. Per stemperare la tensione, quando Dodi è venuto poi a ritirare l'anello nella boutique di Place-Vendôme ricordo che provammo persino a scherzare sul nome della collezione, quel Dis-moi oui . E presi l'impegno del riserbo. Finché un giorno...».

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    Che cosa accadde?

    «A settembre ricevetti una telefonata dal tabloid britannico Sun , che aveva saputo dalla compagnia assicurativa dei Lloyds di Londra dell'anello. Il giornalista mi chiese dell'anello per Diana, dissi: "Non ne so nulla", era l'impegno di riservatezza che avevo preso con gli Al Fayed. Pubblicarono una foto della collezione con la notizia del regalo di fidanzamento, ma non riuscirono ad avere informazioni precise.

     

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    E non mi preoccupai oltre. Anni dopo però il bodyguard sopravvissuto allo schianto, Trevor Rees-Jones, rimasto senza memoria, in un suo libro ricordava che Dodi non aveva mai ritirato alcun anello. Impossibile, l'avevo consegnato io stesso. Chiamai il vecchio Al Fayed, gli dissi che era tempo di parlare e mettere al sicuro le prove. La visita del figlio Dodi in boutique era stata registrata dalle telecamere, e mettemmo la registrazione in cassaforte. Sarà l'inizio di una lunga stagione di interrogatori».

     

    Perché quell'anello era al centro di tanta attenzione?

    «Iniziava il lavoro dell'establishment per preparare la futura unione di Carlo, e come idea mia, personale, credo che per una questione mediatica si preferisse far passare quell'ultima estate di Diana come la stagione leggera di una principessa, non come l'anticamera di un fidanzamento, un vero amore.

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    Accettai di andare a Londra. Ore sotto il torchio di Scotland Yard che passò in rassegna il lavoro della fabbrica, i nostri dipendenti, i documenti doganali e tutto confermava l'effettiva lavorazione e consegna dell'anello. Nel terzo incontro, solo con il numero uno di Scotland Yard e il traduttore, io rispondevo in francese, capii che avrei fatto meglio a cambiare versione.

     

    Chiamai i miei avvocati a Monaco, spedimmo una raccomandata a Lord Stevens incaricato del caso Diana... allora da Londra arrivò una precisazione: nessuno aveva mai provato a suggerire di cambiare versione, doveva esser stato solo un problema di misunderstanding , di traduzione. Resta il fatto che persino la Première Dame francese, Bernadette Chirac, che conoscevo bene, una sera in quella stagione parlandomi mi suggerì "suvvia, non bisogna dire tutte queste cose" alludendo all'anello».

    lady diana sullo yacht di dodi al fayed lady diana sullo yacht di dodi al fayed

     

    Che fine ha fatto, l'anello?

    «Non si sa. La Police francese mi disse che gli oggetti personali di Lady D furono dati alla sorella. Non so se c'era l'anello... Cinque o sei anni fa poi Al Fayed mi invitò a colazione al Ritz e a un certo punto mi passò un foglio: era la risposta che il magistrato londinese aveva ricevuto dai francesi a proposito della richiesta di mandare Oltremanica a testimoniare il dottore che imbalsamò Diana, e i paparazzi.

     

    Lo impediscono ragioni di interesse nazionale, mi disse Al Fayed, e aggiunse furibondo: "Basta, ora attacco anche i francesi".  Gli suggerii di mettersi il cuore in pace, ormai. L'ho visto spesso negli anni, sempre più anziano e adirato verso quelli che chiamava "colonialisti"».

    lady diana dodi al fayed lady diana dodi al fayed

     

    Ha avuto contatti con i Windsor, dopo l'incidente?

    «Ho incontrato il principe Carlo per un evento De Beers: fu uno scambio molto cordiale. E sono rimasto in contatto per anni con la fondazione della principessa per bloccare il proliferare di copie "pirata" dell'anello, l'anello della principessa di cuori».

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