Ermanno Borioni per “il Messaggero”
MARIO ORFEO
Il primo passo nel nuovo mondo che il dg della Rai appena nominato dovrà affrontare coincide con un tuffo nel vecchio. L'annosa vicenda dei compensi da ridurre agli artisti finisce direttamente sul tavolo di Mario Orfeo e rappresenta soltanto il primo dei tanti scogli da evitare che lo attendono. A Viale Mazzini si entra nella settimana decisiva per delineare quali e quanti volti noti della Rai rimarranno in azienda e quali e quanti invece emigreranno verso Mediaset, La7 (che con il neodirettore Salerno si è già assicurato le prestazioni del gruppo di Gazebo), Discovery o Sky.
DUBBI E RISCHI
La presidente Rai Monica Maggioni ha convocato per domani il consiglio di amministrazione. All'ordine del giorno il regolamento con le deroghe al tetto di 240 mila euro e l'illustrazione dei palinsesti estivi. Per quelli autunnali, programmati con tanto di conferenza stampa per il 28 giugno a Milano, bisognerà attendere di capire cosa accadrà nelle prossime ore. Orfeo, letto il dossier messo a punto dal suo predecessore Antonio Campo Dall'Orto, dovrà dare un impulso in un senso o nell'altro.
fabio fazio luciana littizzetto
La partita è sottile e il crinale stretto perché da un lato la notorietà degli artisti è sinonimo di share e dall'altro, perdere le stelle coinciderebbe con una pesante contrazione degli introiti pubblicitari. La bozza di delibera prevede una riduzione del dieci per cento dei compensi e che si possa evadere dal limite del tetto quando sussistono tre parametri. Il primo concerne la prestazione artistica. Deve essere tale senza se e senza ma.
Il secondo rimanda a un programma finanziato per almeno il 50% dalla pubblicità (il caso Vespa al riguardo è emblematico, il suo stipendio è coperto dalla pubblicità al 30%, si ipotizza di aumentare la proporzione al 50%). Il terzo prevede che il programma stesso (e di converso quindi, anche il conduttore) rivesta per varie ragioni un alto valore aziendale. L'espediente permetterebbe di salvare le quarantadue posizioni professionali in bilico e attualmente fuori dal tetto e rimetterebbe al centro della scena le trasmissioni che in queste settimane parevano traballanti.
BEPPE CASCHETTO PISSI
Programmi cardine dell'azienda come Report, Mi Manda Rai 3, Linea Blu e soprattutto Che tempo che fa. Il caso Fazio, anche per lo stipendio del conduttore e della sua squadra di autori, è il più delicato sul tavolo di Orfeo. Fazio è uno storico cardine della Rai e c'è la ferma intenzione di trattenerlo magari affidandogli una trasmissione su Rai1 e una su Rai3, ma la certezza allo stato non c'è. Da molte settimane, neanche fosse il cavallo di Viale Mazzini, Fazio infatti scalcia.
Dopo aver concesso interviste tra il lamentoso e il minaccioso mettendo in dubbio il proprio futuro in Rai avrebbe, tramite Beppe Caschetto, deus ex machina di mezzo palinsesto Rai e agente di indiscutibile peso al tavolo delle trattative, avviato avanzati contatti con La7 per un programma nuovo di zecca. Verità? Leggenda? Quel che è certo è che Fazio attende una mossa effettiva dai dirigenti Rai e che al tempo stesso, anche gli altri broadcaster stiano alla finestra con le orecchie tese, indisposti (ecco il paradosso) a ricoprire d'oro il conduttore nell'eventualità in cui la Rai decidesse poi di non superare il tetto dei 240.000 euro.
ANGELA ALLA FINESTRA
alberto angela
Attende nuove anche un altro pezzo pregiato, Alberto Angela (300.000 euro di compenso, da aumentare visti i risultati, ma da mesi ancora incredibilmente senza contratto) che proprio ieri, in occasione della presentazione di Stanotte a Venezia, non ha voluto pronunciarsi sul suo futuro e sulle ipotetiche offerte provenienti da altre emittenti: «Ho sempre fatto programmi di qualità - ha detto Angela - il mio obiettivo è continuare a farlo».
L'augurio dei dirigenti di Viale Mazzini è che Angela possa proseguire all'ombra del cavallo, ma per le certezze sarà fondamentale il Cda di domani. Un consesso che dovrebbe dimostrarsi- complici le ricadute del voto amministrativo- molto agitato, gravido di sorprese e tutt'altro che interlocutorio.