1. PERCHÉ NOI ITALIANI NON SOPPORTIAMO I TRANSALPINI
suker thuram francia croazia
Luana De Micco per Il Fattoquotidiano.it
Anche gli italiani che vivono a Parigi, per studio o per lavoro, e che magari ci hanno pure fondato una famiglia, si ritroveranno davanti alla tv domani, in un bar o nel salotto di casa, insieme agli amici francesi, a tifare (magari in segreto o senza troppo dare nell' occhio) per la Croazia. Eppure questi Bleus non hanno nulla a che vedere con la Nazionale di Domenech dei Mondiali del 2010, in Sudafrica, quella degli insulti di Anelka al Ct e del ridicolo "sciopero" dei calciatori.
Oggi tutti apprezzano la complicità discreta e l' abilità tecnica di Deschamps. Il pubblico adora Mbappé e Griezmann. Si scherza allegramente sulla barba "portafortuna" di Adil Rami. Ci si fa facilmente contagiare dal clima di effervescente ilarità in cui il Paese vive da giorni.
macron infantino francia belgio
Forse allora è la naturale simpatia per l' outsider. In questo caso un paese di poco più di 4 milioni di abitanti che è sul punto di realizzare un sogno. Davide contro Golia, la Francia, 66 milioni di abitanti, il paese della Rivoluzione e della grandeur, di Baudelaire, Hugo Ma forse c' è anche altro e bisogna andare a ripescare quella intrinseca, proverbiale, rivalità che a noi italiani ci farebbe comunque tifare "contro" la Francia, qualunque altra squadra fosse sul campo. Anche solo per dispetto verso quei cugini che continuiamo a prendere in giro per il bidet, mentre loro si ostinano a servire la pasta (scotta) a contorno della carne.
forza croazia
Nel calcio essere neutrali è impossibile così come per un italiano tifare Francia.
Un' antipatia, vera o per gioco, che alcuni fanno risalire finanche a Bonaparte e altri, con i piedi nel presente, allacciano a Emmanuel Macron, il presidente belloccio e educato nei modi, con la faccia da primo della classe e la puzza sotto il naso, in cui sembrano convergere i classici difetti di carattere che si attribuiscono ai francesi, primo tra tutti l' arroganza.
CROAZIA INGHILTERRA MANDZUKIC
Tempo fa un sondaggio (inglese) aveva rivelato che i francesi sono considerati il popolo più inospitale e antipatico del mondo. Loro sono così toccati da tale cattiva reputazione che, da qualche anno, il viaggiatore in arrivo a al principale aeroporto di Parigi è accolto dal cartello gigante Paris vous aime, che vuole essere rassicurante, ma la dice lunga su tante cose.
macron brigitte
I francesi sembrano fieri a noi italiani perché si vantano tanto del loro paese, il miglior paese del mondo, ai loro occhi, senza pensare che probabilmente siamo noi a non vantarci abbastanza del nostro. Ci irritano per la loro affettata e falsa gentilezza, che tuttavia certe volte può essere meglio di tanta vera maleducazione che si vede altrove.
Ci paiono snob perché mangiano le rane che però mancano nella cucina di tutti i giorni. Non ci sembrano mai felici perché fanno sempre sciopero, un diritto che però loro non hanno dimenticato di avere. Certe volte poi si dice Francia, ma si pensa Parigi. I parigini in effetti sono meno amiconi di noi italiani, ma forse sono solo più riservati e più lenti a stringere amicizia.
russia croazia
Quanti sono i clichè, tante sono le mezze verità. Se un mito da sfatare c' è è quello che vuole che gli Champs Elysées siano la plus belle avenue du monde. Un leit motiv che torna a ogni finale di Tour de France. C' è da chiedersi quale parigino e turista trova ancora così bello questo viale affollato e trafficato a ogni ora del giorno. Ma è lì che i parigini si riverseranno domani sera se i Bleus porteranno a casa la coppa. Infondo, come cantava Maurice Chevalier, Paris sera toujours Paris.
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2. Per chi tifa la nostra storia
Aldo Cazzullo per il Corriere della Sera
Si sa che in Italia spira da tempo un vento antifrancese, ben prima della testata di Zidane e degli sconfinamenti dei doganieri di Macron. Ma è comunque una notizia il sondaggio di Corriere.it: il 90% degli italiani domani tifa Croazia. Non tanto per amore di Modric e Mandjukic, quanto per odio o antipatia verso i galletti.
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In realtà, è possibile tifare Francia senza abdicare a un milligrammo della nostra italianità. Perché un po' francesi siamo anche noi; e un po' italiani sono anche loro.
Il punto è che noi tendiamo a pensare che i francesi ci disprezzino. Ma non è così. È vero, il francese medio coltiva un sentimento di superiorità; ma non solo verso di noi; semmai verso tutti (De Gaulle avrebbe detto tous azimuts, in ogni direzione). La storia dimostra anzi che le élites francesi, da Carlo VIII a Mitterrand, sono ossessionate dall' Italia. Da almeno sei secoli tentano di conquistarla, o di sedurla. Francesco I fece massacrare il suo esercito per inseguire il sogno italiano, e Sarkozy ha sposato una torinese (quanto a Macron, da ministro non perdeva un week end a Cernobbio, per portare Brigitte sul lago di Como).
croazia
croazia argentina 6
Non esistono due popoli la cui storia sia così intrecciata, il cui sangue sia tanto mescolato. L' Italia ha dato alla Francia due regine - sia Caterina sia Maria de' Medici regnarono al posto dei mariti defunti e dei figli pargoli -, un cardinale quasi re - Mazzarino era nato a Pescina da madre umbra e padre siciliano -, un imperatore - Napoleone era corso di origine toscana -, un capo del governo - Léon Gambetta era figlio di un droghiere genovese -, un sommo scrittore come Zola, figlio di un ingegnere veneziano, e un capitano della Nazionale: Michel Platini è di Agrate Conturbia, Novara.
bacio brigitte e macron a scuola
croazia modric
E anche nella squadra che domani scende in campo a Mosca contro la Croazia c' è qualcosa di nostro: Deschamps si è formato a Torino sia come giocatore sia come allenatore; la Juve ha creato Pogba e rilanciato Matuidi. Se è per questo, Pierre Cardin si chiama in realtà Pietro Cardìn ed è di Sant' Andrea di Barbarana, Treviso, mentre Jean-Paul Belmondo ha un nonno piemontese e una nonna siciliana.
Napoleone Bonaparte
Noi alla Francia dobbiamo qualcosa di più: la nostra indipendenza. Del tutto assenti i piemontesi a Magenta, accolti dalle grida di scherno degli zuavi che avevano aperto la via di Milano; e Solferino è una vittoria francese, anche se l' esercito sabaudo e i volontari di tutta Italia versarono molto sangue a San Martino (eppure i torinesi volevano continuare la guerra, e a Napoleone III di passaggio in città dopo l' armistizio di Villafranca fecero trovare ovunque i ritratti di Felice Orsini, che aveva tentato di ammazzarlo).
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A Parigi si sono formati Modigliani, de Chirico, Savinio, De Pisis, Campigli, Severini (vi passò anche Boccioni, che proseguì per Mosca). Parigi accolse i fuoriusciti durante il fascismo (ma i fratelli Rosselli vennero assassinati da sicari francesi). Paolo Conte fu lanciato dall' Olympia - dove però evita di cantare la strofa sui «francesi che si incazzano» -, il tempio della musica che aveva rivelato Juliette Gréco, figlia di un corso di origini italiane.
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Carlo Fruttero e Franco Lucentini vivevano uno a Montmartre e l' altro a Montparnasse, senza conoscersi, campando di espedienti tipo rivendere le bottiglie di sidro vuote. Italo Calvino scelse Parigi, dove Umberto Eco è tuttora venerato.
Italia-Francia fu la prima partita della storia azzurra: 15 maggio 1910, Arena di Milano; 6-2 per noi. Se è per questo, nel '25 a Torino i gol furono 7, questa volta a 0, con tripletta di Baloncieri e doppietta di Levratto, quello che spaccava le reti. Il nostro momento di massima gloria fu il 1938: campionato del mondo con Meazza e Tour de France con Bartali: «Vincono tutti questi italiani» mormorò il presidente Lebrun, immaginate con quale smorfia.
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Anche il 2006 di Materazzi e Grosso fu anno di grazia, a differenza dello sfortunato Europeo del 2000. E ora questa Francia multietnica, che ha preso il meglio dalle tormentate banlieues, può rappresentare un modello di integrazione anche per noi: non il sentiero stretto del multiculturalismo, ma la via maestra dell' identità, dell' appartenenza, dei valori; a differenza dei campioni del 1998 (le labbra chiuse di Karambeu indignarono Le Pen padre), domani tutti i Bleus canteranno la Marsigliese.
ZIDANE MATERAZZI
Certo, il rapporto tra i due popoli ha avuto pagine nere.
La caccia agli emigrati italiani nelle saline di Aigues-Mortes (quasi venti morti, centinaia di feriti). Il tradimento di Napoleone che consegna Venezia all' Austria. La «pugnalata alle spalle» di Mussolini nel 1940; con alcuni reparti alpini che però si ammutinano perché non intendono attaccare con le armi la terra dove vanno a lavorare d' inverno. La sifilide da questa parte delle Alpi si chiama «mal francese», dall' altra «mal di Napoli».
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Ma il vero grande debito che non soltanto noi abbiamo con i francesi è lo spirito di libertà, uguaglianza e fraternità simboleggiato dalla presa della Bastiglia, la prigione dell' Antico Regime, che si celebra oggi.
E dopo tutto questo volete ancora tifare Croazia?