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    "I SOCIAL SONO UNO STRUMENTO UTILE PER PARLARE DI DIO. CAMBIARE IL LINGUAGGIO NON SIGNIFICA MONDANIZZARSI" - DON ALBERTO RAVAGNANI, IL PRETE INFLUENCER CON OLTRE 139 MILA FOLLOWER SU INSTAGRAM E 146 MILA SU YOUTUBE: "LO SCAZZO CON FEDEZ? LUI IMPROVVISAMENTE MI HA BLOCCATO, SENZA SPIEGAZIONI E SENZA AVVISARMI. MI SONO INTERROGATO SUL SENSO DEL GESTO: COME PERSONAGGI PUBBLICI, L'IMPOSSIBILITÀ DI POTER INTERAGIRE È UNA FORMA DI CENSURA" - SULLA CASTITÀ PRIMA DEL MATRIMONIO, LA CRISI DI FEDE DEI GIOVANI E IL GRANDE FRATELLO VIP…


     
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    Silvia Morosi per il “Corriere della Sera”

     

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    È diventato una star sui social nei primi mesi della pandemia. Su TikTok lo seguono 92 mila persone, 139 mila su Instagram, senza parlare dei 146 mila iscritti al suo canale YouTube. Il romanzo La tua vita e la mia ( Rizzoli , 2021) è andato a ruba. Alcuni lo volevano tra i concorrenti del Grande Fratello Vip, ma lui ha smentito («Non andrò mai, ma di sicuro vincerei»), perché il suo unico, grande, amore, è Dio. Alberto Ravagnani, Don Rava per gli amici, nasce nel 1993 a Brugherio (Mb), viene ordinato sacerdote nel 2018 e oggi è coadiutore dell'oratorio san Filippo Neri della parrocchia san Michele Arcangelo di Busto Arsizio (Va).

     

    Come è arrivata la «chiamata», a 17 anni?

    «Volevo essere felice, come tanti adolescenti a quell'età, ma non riuscivo fino in fondo: non mi sentivo amato. Poi, con l'aiuto di don Pietro, durante una confessione, ho capito cosa mancava. Mentre parlavo delle ferite e del sentirmi inadeguato, ho sentito l'amore entrare dentro di me: era Dio. Sono tornato a casa che ero un'altra persona».

     

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    Che rapporto aveva prima della vocazione con la fede?

    «Non l'ho vissuta in famiglia, ma ho sempre frequentato il catechismo e l'oratorio, anche come animatore. Ero un ragazzo normale, forse un po' chiuso. Al liceo classico andavo bene, non potevo lamentarmi. Avevo, però, bisogno di trovare un amico vero, non semplici compagni per uscire la sera. Mi ero preso una cotta per una ragazza, ma solo la scoperta di un nuovo orizzonte mi ha reso davvero contento. E alla fine, mi sono scoperto più innamorato dei miei compagni innamorati».

     

    E cosa è successo dopo?

    «Ho iniziato a pregare, senza sapere come si facesse. La sera mi chiudevo in camera: accendevo la lampada, tiravo fuori una piccola croce della Prima comunione dimenticata nel cassetto, un temperino di Art Attack e una matita, e iniziavo a leggere. Non sapevo niente di Gesù e le sue parole di uomo, senza formalismi, mi hanno affascinato. Pregavo di nascosto, anche da mio fratello Pietro, più piccolo».

     

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    Non deve essere stato facile per la sua famiglia...

    «All'inizio hanno preso malissimo la decisione: papà si è arrabbiato, mamma è scoppiata a piangere. Pensavano fosse una scelta folle, e che non sarei stato felice».

     

    Cosa ricorda del giorno dell'ordinazione?

    Dalla discesa dal bus all'ingresso nella sacrestia del Duomo per pregare insieme: un'emozione dell'altro mondo. Quando mi sono prostrato a terra davanti al Vescovo e ho "lasciato tutto", la mia vita si è come riavvolta. Oggi incontro i miei compagni di classe e mi rendo conto di essere uno dei pochi "sistemati"».

     

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    Poi, la pandemia ha stravolto la sua vita, come quella di tante altre persone.

    «Prima della quarantena ero un "normale" prete d'oratorio, poi ho pensato che avrei dovuto inventarmi qualcosa per restare vicino ai ragazzi. Così ho girato un video su YouTube ( A cosa serve pregare ), diventato in poco tempo virale. Mi sono buttato, spinto da una collega di religione, senza velleità, e per tutta la settimana ho girato un filmato al giorno, impratichendomi con il montaggio. Ho raggiunto migliaia di persone e capito che i social sono uno strumento utile per fare quello di cui mi occupo tutti i giorni: parlare di Dio. Non significa mondanizzarsi cambiare il linguaggio che usiamo per raggiungere i giovani».

     

    Che valore hanno oggi quei video?

    «Ora che i contenuti creati si sono trasformati in incontri reali, mi sono fermato. Oggi mi invitano in scuole e parrocchie, e tanti vengono a trovarmi. Si è creata una vera fraternità, oltre i confini parrocchiali propriamente detti: quella che la Chiesa chiama Comunione dei santi».

     

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    Qual è il versetto del Vangelo che più la rappresenta?

    «"Non c'è amore più grande che dare vita per i propri amici " (Gv. 15,13). In queste parole c'è tutto quello che Gesù ha vissuto. Quando ascolto i ragazzi noto tanta delusione: è raro trovare oggi persone disposte a dare la vita. Nella Chiesa spesso vedono un'istituzione incoerente che dice solo dei "no", ma se scavo sento il loro bisogno di sentirsi amati. L'oratorio gioca un ruolo fondamentale: qui chi entra viene riconosciuto e accolto come singolo».

     

    Perché le messe sono percepite come noiose?

    «Manca l'educazione alla vita spirituale: la crisi di fede che arriva in adolescenza non è mai accompagnata. Inevitabilmente cambia il modo di approcciarsi a Dio, da adulti. La messa è un luogo decisivo: tanti smettono di andarci perché si sentono inadeguati e la vedono, forse in modo infantile, come "qualcosa da fare". Non si tratta di compiacere un padrone, i nostri peccati non sono uno scandalo, ma un momento di incontro con Dio. L'iniziazione cristiana si riduce spesso a una serie di informazioni, scolastiche, in attesa dei sacramenti».

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    Papa Bergoglio è tornato a parlare della castità prematrimoniale. Cosa ne pensa?

    «Ecco - sorride - Francesco ha parlato di castità e non di astinenza sessuale, come tanti hanno scritto. Ha proposto un percorso catecumenale per il matrimonio perché non ci si prepara alle nozze con una manciata di incontri, servono strumenti adeguati e riferimenti competenti. Il tema della castità ai cristiani è sempre stato offerto come modo di vivere, al pari di povertà e obbedienza. È una qualità dell'amore, libero dal possesso: si tratta di vedere l'altro come persona, non come oggetto. La castità non è legata solo a sessualità, ma ai rapporti che costruiamo: è saper bilanciare ragione e passioni».

     

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    Perché si è interrotto il rapporto con Fedez, iniziato sui social la scorsa estate?

    «Lui improvvisamente mi ha bloccato, senza spiegazioni e senza avvisarmi. Mi ha accusato di averlo "tartassato" di messaggi, cosa non vera: non gli ho mai scritto. Mi sono interrogato sul senso del gesto: come personaggi pubblici, l'impossibilità di poter interagire è una forma di censura. Ha deciso di tenere chiusa la porta per evitare di continuare ad avere confronti con me».

     

    C'è una persona con cui si confida, oltre a Dio?

    «Chiara, suora salesiana quasi coetanea, amica e sorella. Nella nostra amicizia i ragazzi trovano lo spazio d'amore che cercano».

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    E come trascorre il poco, immagino, tempo libero?

     «Durante l'oratorio estivo non ne ho molto: mi sono appena rotto un braccio giocando con i ragazzi a castellone. Altrimenti, vado a correre e faccio sport. Poi, mi piace leggere: ora sul comodino ho un testo di Francesco Lorenzi».

     

    Non posso non chiederle, infine, se ha una fede calcistica?

    «Sono milanista, credente ma non praticante».

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