DON MARINO RUGGERO
1 - PADOVA, SACERDOTE CACCIATO: NON HA RISPETTATO CELIBATO. LUI: “FACCIO L’ELENCO DEI PRETI PEDOFILI, GAY O CHE HANNO FATTO ABORTIRE LE LORO DONNE”
Giuseppe Pietrobelli per https://www.ilfattoquotidiano.it/
Altro che accuse di essere un prete leghista. O preoccupazione per alcune prese di posizione sul tema dei migranti e della legittima difesa. Oppure per la partecipazione alle selezioni del Grande Fratello. È soltanto una vicenda di mancato rispetto dell’osservanza del celibato all’origine del trasferimento di don Marino Ruggero dalla parrocchia di San Lorenzo in Roncon di Albignasego, in provincia di Padova.
DON MARINO RUGGERO
Lo ha annunciato la curia, probabilmente indispettita dalle interviste concesse dall’ex parroco. Ma questo, anziché sopire il caso, rischia di ampliarlo. Perché don Marino reagisce a sua volta minacciando rivelazioni su preti pedofili o su aborti suggeriti da sacerdoti ad alcune donne che avevano messo incinta. Una bufera che imbarazza la diocesi e il vescovo Claudio Cipolla.
Partiamo dalla struttura ecclesiastica. “Si comunica che in data 13 gennaio 2020 è iniziato, su mandato del vescovo di Padova, il processo canonico nei confronti di don Marino Ruggero, presso il Tribunale ecclesiastico diocesano”. Insomma, il parroco è sul banco degli imputati. “A don Marino, alla luce di precise accuse avvalorate da prove, vengono contestati comportamenti non consoni allo stato clericale, inerenti agli impegni derivanti dall’obbligo del celibato per i preti”.
DON MARINO RUGGERO
Trovano così conferma le voci che circolavano ad Albignasego su frequentazioni personali del sacerdote, ma che l’interessato aveva respinto. La Curia confuta alcune dichiarazioni del prete che avevano alimentato il sospetto di una persecuzione immotivata.
“Don Marino Ruggero – contrariamente a quanto finora egli stesso ha dichiarato pubblicamente – era a piena conoscenza dell’ambito delle accuse a lui rivolte, che hanno portato il vescovo a disporre un’indagine previa e successivamente al fermo invito a dimettersi spontaneamente, proprio per dargli la possibilità di difendersi nelle sedi adeguate (tribunale ecclesiastico), dalle accuse che gli sono state rivolte”.
DON MARINO RUGGERO
Una doccia fredda ad Albignasego dove un migliaio di fedeli hanno già firmato una petizione per chiedere che il sacerdote torni ad essere il loro parroco. Anzi, in un primo tempo, dalla curia era venuto l’annuncio di un trasferimento temporaneo e non definitivo. Probabilmente si trattava di una forma di cautela, visto che il processo è solo iniziato. Al momento la parrocchia è retta da don Giovanni Brusegan, direttore dell’Ufficio per l’Ecumenismo, che fu mandato dal vescovo anche a San Lazzaro, a Padova, tre anni fa, quando ci fu lo scandalo di don Andrea Contin, il prete che organizzava incontri a luce rosse, perfino con annunci sui giornali.
DON MARINO RUGGERO
La reazione di don Marino, intervistato da Il Gazzettino rischia di attizzare ancor di più il caso. “Se loro si comportano in modo così grave e scorretto nei miei confronti, allora io sono vendicativo. Non mi aspettavo assolutamente quel comunicato. Lo reputo un comportamento fortemente scorretto da parte della Curia. Secondo me è opera del vicario generale, può essere che il vescovo non sapesse nemmeno di questo comunicato”.
DON MARINO RUGGERO 3
Ma il processo? “Io sapevo di alcune accuse, certo, ma non c’è ancora niente di accertato. Mi pare vergognoso scrivere certe accuse quando non si sa ancora se siano vere o meno. Questo la Curia non avrebbe dovuto farlo. È solo una delle tante accuse che mi vengono fatte, dall’essere leghista in poi. Ci sono stati i provini al Grande Fratello, le mie posizioni sui Rom, le comunioni a separati e divorziati. Evidentemente sono considerato un prete scomodo e i preti scomodi vogliono eliminarli”.
Don Marino sfida la Curia. “Se questo è il metodo che usano, allora io inizio a fare l’elenco, con tanto di prove, di preti pedofili, gay o che hanno la donna che ha abortito, che sono a capo di grandi parrocchie della Diocesi di Padova. So bene chi sono e dove sono, ma i loro nomi non sono mai stati resi pubblici. Il trattamento deve essere uguale per tutti”.
2 - PADOVA, DAI PRETI INNAMORATI ALLE ORGE IN PARROCCHIA. I CASI CHE HANNO IMBARAZZATO LA CHIESA
Michela Nicolussi Moro per www.corriere.it
don Federico Bollettin
Il caso di don Marino Ruggero è solo l’ultimo di una lunga serie che ha creato non pochi grattacapi alla Diocesi di Padova. Le prime storie venute allo scoperto, tra il 2004 e il 2007, furono quelle dei «preti innamorati», cioè don Federico Bollettin di Tencarola, don Fabiano Prevedello di Vigonza e don Sante Sguotti di Bagnoli, che hanno lasciato la tonaca per mettere su famiglia con le rispettive «fidanzate». Federico, uscito sua sponte dalla Chiesa inviando una lettera di dimissioni all’allora vescovo di Padova, Antonio Mattiazzo, nel 2004 si è sposato con Fidelia, una ragazza nigeriana conosciuta sulla strada. Nello stesso anno Fabiano rinunciò al ministero per Barbara, pediatra incontrata a Cittadella, dove lui era cappellano prima di passare a Cinto Euganeo come co-parroco.
Don Sante Sguotti
Don Sante Sguotti
La coppia fu unita in matrimonio da don Giovanni Brusegan, per questo motivo richiamato da Mattiazzo e dopo qualche anno, ironia del destino, inviato nella parrocchia di Monterosso (Abano) per risolvere «il caso Sguotti». Don Sante Sguotti, prima sospeso a divinis da Mattiazzo, poi scomunicato e infine ridotto allo stato laicale, nel 2007 andò a convivere con Tamara Vecil, quarantenne sua parrocchiana, separata e madre di due figli, dalla quale ha avuto un bambino. Lui e Bollettin, oggi operai, hanno pubblicato un libro sulle rispettive storie d’amore, sui disagi del celibato e sugli altri problemi del clero.
Don Paolo Spoladore
Don Paolo Spoladore
Sollevò invece un polverone l’ex «don Rock» Paolo Spoladore, ora 59enne «esperto ricercatore e tecnico del sistema percettivo» che tiene «corsi di formazione interiore» pagati fino a 12mila euro da migliaia di persone, ma fino al 2015 parroco di San Lazzaro. «Donpa», come lo chiamavano i parrocchiani, scriveva libri e canzoni, teneva concerti e incontri. Fino al 1999, quando una psicologa cinquantenne lo indicò come il padre del proprio figlio di 9 anni. Il Tribunale del minori certificò la paternità con il test del Dna, mentre «don Rock» gestiva il suo business attraverso la società «Usiogape». Anche per lui la Chiesa ha disposto la dimissione dallo stato clericale.
DON ANDREA CONTIN
Don Andrea Contin e gli altri
L’8 marzo 2018 è stato ridotto allo stato laicale pure il suo successore nella parrocchia di San Lazzaro, don Andrea Contin, denunciato da una fedele cinquantenne e madre di famiglia per minacce e lesioni aggravate anche dall’uso di coltello. L’indagine dei carabinieri scoprì che il sacerdote, oltre ad avere rapporti sessuali con la donna, conditi da sex toys e pratiche sadomaso, la costringeva ad averne con altri uomini, tra cui don Roberto Cavazzana, allora parroco di Carbonara di Rovolon.
DON ANDREA CONTIN
Lui, dopo un anno trascorso in una comunità religiosa, nel marzo 2019 è stato reintegrato nel servizio ministeriale dal vescovo Claudio Cipolla. Contin invece ha patteggiato un anno di reclusione (pena sospesa) e 11.500 euro di risarcimento alla parrocchiana che lo denunciò. E’ finito in Tribunale pure don Armando Rizzioli, ex parroco di Due Carrare accusato di atti osceni in luogo pubblico e corruzione di minore, che il 4 novembre 2007, a 71 anni, patteggiò otto mesi. Il 19 luglio di quell’anno il sacerdote, in vacanza sul lago di Garda, girava in perizoma sulla spiaggia e fece autoerotismo davanti ad un bambino di 9 anni, il cui padre lo denunciò. Fu sospeso. Nei guai infine l’ex parroco di Pontecorvo, don Silvio Caoduro, che nel 2008 chiese in prestito ai fedeli 80 mila euro e non li restituì. La Diocesi s’impegnò a ridare i soldi ai creditori e «pensionò» l’anziano prete.
don cavazzana