IL VIDEO CON CUI TRUMP HA MESSO A RISCHIO LA SICUREZZA DEI SOLDATI IN IRAQ
1 – PERCHÉ TRUMP È ACCUSATO DI AVER MESSO A RISCHIO LA SICUREZZA DEI MILITARI IN IRAQ
Raffaele Angius per www.agi.it
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Con foto e video pubblicati su Twitter, Donald Trump ha rivelato i volti dei soldati della Marina militare statunitense impegnati in operazioni speciali in Iraq. Nel condividere la visita presidenziale, lo staff del commander-in-chief (comandante supremo, come è spesso chiamato l’inquilino dello Studio Ovale), ha omesso di oscurare i volti delle forze per le operazioni speciali dei Navy Seals, tipicamente nascosti data “la delicatezza del loro lavoro”, come scrive Newsweek.
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Il video in questione, probabilmente montato e pubblicato durante il volo di rientro dall’Iraq, mostra una sequenza di immagini che ritraggono Donald Trump e la first lady, Melania, mentre stringono le mani e scattano foto con i militari ben riconoscibili ed equipaggiati con materiale operativo e visori notturni. Tecniche di intelligence open source (da fonti liberamente accessibili) si avvalgono di motori di ricerca capaci di cercare la corrispondenza tra un volto e altre immagini sui social network, ricreando così un profilo della persona impressa.
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L’esperto d’intelligence della Marina statunitense Malcolm Nance ha spiegato a Newsweek che la pubblicazione del video costituisce una violazione del protocollo, al quale si fa normalmente stretto riferimento per salvaguardare l'identità delle forze operative speciali nei teatri di guerra.
“La sicurezza operativa è l’aspetto più importante nello schieramento delle truppe - spiega Nance -. Nomi, volti e identità del personale coinvolto in operazioni o attività speciali sono di solito strettamente riservati nelle zone di guerra”, e prosegue: “Rivelarli casualmente attraverso un’insolita esposizione mediatica, anche se si tratta del commander-in-chief, creerebbe un grosso ritorno di fiamma propagandistico, se uno di questi soldati fosse catturato e detenuto da un governo ostile o da un gruppo terroristico. Gli sarebbe impossibile negare chi è o cosa fa”.
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La visita di Donald e Melania Trump alla base militare di al Asad è avvenuta il giorno di Natale. Nella stessa settimana il Presidente è stato sotto attacco per aver annunciato il ritiro di 2 mila soldati dalla Siria e 7 mila soldati dall’Afghanistan. Decisione che ha portato il segretario della Difesa Jim Mattis - che non era stato informato - a rassegnare le proprie dimissioni, reputandola inappropriata nei confronti dei Paesi alleati impegnati nelle stesse zone.
Trump si è giustificato con un Tweet nel quale afferma che Paesi molto ricchi “si approfittano degli Stati Uniti e dei nostri contribuenti”, e prosegue: “Il Generale Mattis non vede il problema. Io sì, e sta per essere risolto”. Negli stessi giorni il Presidente ha dovuto fare i conti con una parziale sospensione dei servizi pubblici federali non essenziali, misura prevista quando le Camere non riescono ad approvare la legge di bilancio.
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2 – OBAMA INCONTRA I NAVY SEALS IN BASE KENTUCKY
Da www.ansa.it (6 maggio 2011)
"Abbiamo decapitato al Qaida"; "Sconfiggeremo al Qaida in maniera definitiva"; "E' stata una settimana storica e sono venuto per ringraziarvi"; "Gli autori degli attacchi dell'11 Setembre non colpiranno più; "Ottimo lavoro"; "E' stata la decisione più difficile da quando sono diventato comandante in capo". Poco dopo aver decorato nel corso di un incontro segreto i Navy Seal, gli autori del blitz che ha permesso di uccidere Osama bin Laden in Pakistan, il presidente degli Stati Unti, Barack Obama, si è rivolto in questi termini ai militari della mitica 101.ma divisione aviotrasportata di Fort Campbell, in Kentucky, in un tripudio di applausi.
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Ventiquattr'ore dopo avere depositato una corona di fiori a Ground Zero, dell'incontro tra Obama ed i Seal (e con tutti gli autori del blitz, anch'essi decorati dal presidente), si è in realtà saputo pochissimo, soprattutto perché sono agenti che devono restare nell'ombra, rimanere invisibili. Come hanno indicato fonti della Casa Bianca ai giornalisti al seguito del presidente Usa, Obama ed il suo vice Joe Biden, "hanno avuto una serie di incontrì alla base, tra cui "con alcune delle forze delle operazioni speciali che hanno condotto l'operazione coronata di successo contro Osama bin Laden.
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Il presidente è stato informato sull'operazione dei membri dell'unità che l'ha realizzata". In seguito i due "hanno incontrato la forza d'assalto al completo" ed il presidente ha conferito loro la "Presidential Unit Citation", cioé la più alta onorificenza per questo tipo di operazione.
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Operazione a proposito della quale, in un'anticipazione di una intervista che andrà in onda domenica, Obama ha detto che Bin Laden è stato sepolto in mare in modo "rispettoso", aggiungendo: "Penso che abbiamo gestito la vicenda in maniera appropriata". A Fort Campbell il presidente è stato accolto tra l'altro dall'ammiraglio William McRaven, che aveva ringraziato personalmente nello Studio Ovale mercoledì per il successo dell'operazione bin Laden. McRaven, lui stesso un ex Seal, è il capo del segretissimo Joint Special Operations Command (Jsop), il comando che ha gestito il blitz di Abbottabad. Complessivamente i Seal dell'operazione sarebbero stati poco più di una decina e si pensa siano tornati negli Stati Uniti mercoledì.
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La stampa americana scrive che il commando del blitz contro Osama fa parte dell'ancora più segreto Team 6: è talmente segreto che le sue missioni non vengono mai confermate. Secondo la ricostruzione del Wall Street Journal, è una delle prime volte in assoluto che una operazione di questo tipo viene organizzata in Pakistan. I Seal, infatti, operano generalmente in Afghanistan, dove le squadre sarebbero addirittura una ventina, composte da un minimo di 10 uomini ad un massimo di 100. Complessivamente avrebbero condotto migliaia di operazioni dal 2009, uccidendo circa 3.200 nemici, soprattutto talebani, e catturandone circa 8 mila.
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Il primo raid in Pakistan era stato autorizzato dall'allora presidente degli Stati Uniti George W. Bush nel 2008, per catturare un militante di Al Qaida, che ha poi fornito informazioni utili. Ma le autorità di Islamabad avevano minacciato la rottura, e la Casa Bianca aveva escluso nuovi interventi di questo tipo, con l'eccezione di una eventuale operazione destinata a catturare o a uccidere Bin Laden. Prima del raid della notte tra domenica e lunedì non è in realtà dato sapere se Obama ne abbia autorizzati altri in Pakistan, anche perché gli Usa hanno spesso minacciato di farlo per esercitare pressioni, senza dare poi seguito.