Andrea Marinelli per "www.corriere.it"
Donald Trump
Nelle stesse ore in cui Donald Trump scivolava fuori dalla lista delle 400 persone più ricche d’America per la prima volta in 24 anni, una classifica stilata da Forbes a cui l’ex presidente ha sempre tenuto particolarmente, le pagine dei giornali hanno cominciato a riempirsi di aneddoti tratti dal libro appena pubblicato dalla sua ex portavoce.
Stephanie Grisham, che negli otto mesi passati alla Casa Bianca era diventata celebre per non aver presieduto neanche una conferenza stampa, ha deciso di parlare a ruota libera nel memoir I’ll Take Your Questions Now: What I Saw at the Trump White House, l’ultimo di una serie sterminata di volumi sull’ex presidente, diventato una sorta di «musa letteraria», come scrive Olivia Nuzzi sul New York Magazine: sono così tanti, spiega, che Grisham è addirittura la terza Stephanie ad averne scritto uno, dopo Stephanie Winston Wolkoff, ex amica della first lady, e Stephanie Clifford, la pornostar che raccontò i suoi incontri con Trump.
donald trump colonscopia
L’ex portavoce ha avuto però uno straordinario accesso alla famiglia Trump — ci ha lavorato a stretto contatto per sei anni ed è stata anche capo dello staff di Melania — e le sue storie, oltre a soddisfare un bisogno voyeuristico di media e cittadini, aiutano anche a entrare nella psiche di quello che per 4 anni è stato l’uomo più potente della terra: Grisham racconta di una persona cattiva, narcisista, pericolosa, che fomenterebbe nuove violenze se dovesse ricandidarsi nel 2024.
DONALD TRUMP COI CAPELLI AL VENTO
Sostiene poi di aver fatto parte di «qualcosa di straordinariamente malvagio» e, in un’opinione pubblicata dal Washington Post, rivela di aver denunciato abusi da parte di un membro dello staff con cui aveva avuto una relazione, ma che alla Casa Bianca se ne infischiarono.
Grisham scrive anche che l’ex presidente avrebbe chiesto al suo fidanzato se era brava a letto, che le avrebbe chiesto di difendere le dimensioni del «suo corpo» dopo le rivelazioni di Stephanie Clifford, che avrebbe ordinato a «un’alleata politica in Arizona di non indossare più vestiti senza maniche, perché aveva braccia brutte», che Jared e Ivanka Trump erano noti come gli stagisti nei corridoi della Casa Bianca. E così via.
DONALD TRUMP
Come racconta Politico, Grisham è però riuscita soprattutto a far chiarezza su uno dei segreti più strani e al tempo stesso più chiacchierati della presidenza Trump: una visita non annunciata all’ospedale Walter Reed un sabato pomeriggio del novembre 2019, da cui usci dopo un paio d’ore senza cravatta e con la camicia sbottonata.
donald trump mike pence
Da quell’appuntamento, che la Casa Bianca non aveva mai voluto spiegare, erano nate parecchie teorie cospirative, dall’infarto all’ictus, fino all’attacco d’ansia, e ci è voluto il libro di Grisham per svelare la verità: il presidente doveva sottoporsi a una colonscopia di routine e non la rese pubblica perché non voleva diventare il «bersaglio delle battute» negli show televisivi della sera.
Trump rifiutò anche l’anestesia — che per un esame così invasivo e doloroso è la norma — perché non voleva trasferire temporaneamente i poteri al suo vice Mike Pence e detestava l’idea di mostrare un segno di debolezza.
donald trump in ohio
Se si fosse sottoposto all’intervento sotto anestesia, Trump avrebbe infatti dovuto passare temporaneamente il comando a Pence come prevede il 25esimo emendamento, presentato al Congresso nel 1965 in seguito all’omicidio di John Kennedy e ratificato nel 1967, come è già successo tre volte, sempre per alcune ore e sempre per una colonscopia: nel 1985, quando Ronald Reagan fu poi operato per un tumore all’intestino e lasciò temporaneamente il comando a George H.W. Bush; nel 2002 e nel 2007 quando George W. Bush affidò il Paese al suo vice Dick Cheney.
DONALD TRUMP BY PAT LUDO
È sorprendente che quel dettaglio non sia mai stato rivelato, notano oggi gli ex membri del suo staff, ma in fondo è un comportamento emblematico dell’era Trump: trasformare un evento normale in qualcosa di controverso attraverso una gestione quanto meno oscura che, spiega Politico, costringe la Casa Bianca a operare in segreto e motiva la stampa, le cui speculazioni finiscono poi per incentivare la narrativa dell’irresponsabilità dei media.
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