Annalena Benini per “il Foglio”
C' è stato un momento, qualche anno fa, in cui farsi vedere con un libro in mano, o dentro la busta di carta della libreria, equivaleva ad ammettere di essere antichi.
Kindle cambia le regole di compenso
Superati, polverosi, resistenti alla modernità. Persone piene di fiducia nel futuro hanno buttato, regalato o venduto alle bancarelle la maggior parte dei libri posseduti, per l' euforia di fare spazio, di tenere tutto dentro un Kindle, di sentirsi liberi e nuovi, digitali e pronti per una vacanza in barca. In barca infatti bisogna sempre portare il Kindle, perché la salsedine rovina la carta e perché si viaggia leggerissimi.
SESSANTENNI COL KINDLE
Quindi, se si sognava una vacanza in barca, la prima cosa da fare era comprare un Kindle urlando: il libro è morto. Le librerie si sono attrezzate con un angolo per gli ebook, e nel 2011 in Gran Bretagna si è raggiunto il picco delle vendite, scrive il Times: due ebook per ogni libro di carta. Le parole retroilluminate vincevano, anche in America, sulle parole stampate, e a chi dice: ma io ho bisogno di sottolineare, toccare, fare le orecchie, l' elegantissimo Kindle ha offerto tutte le possibilità, compresa quella di farsi firmare l' ebook dall' autore alle presentazioni.
L'imbarazzo di maneggiare un tablet al posto di un libro con le pagine è stato superato velocemente dall' euforia per la novità, la comodità, la bellezza di portarsi nella borsa un'intera biblioteca, oltre al fantastico travestimento: sul Kindle possiamo leggere tutti i libri un po' trash di cui non oseremmo mai mostrare le copertine in giro, il Kindle è la difesa delle letture proibite o rinnegate, è il massimo della democrazia raggiungibile fra i lettori. Jeff Bezos, il fondatore di Amazon, aveva dichiarato: "Mai avrei pensato che sarebbe successo così in fretta".
JEFF BEZOS CON KINDLE FIRE HD E KINDLE FIRE HD 8.9
Il futuro senza carta era già lì. Invece, dopo meno di dieci anni dal primo Kindle, stanno vincendo i libri -oggetto, i libri -sfogliami, i libri -mettimi -in -libreria, i libri -regalo -di -compleanno. Salgono le vendite dei libri di carta, scivolano giù gli ebook.
Quando è scoppiata la crisi economica, nel 2008, molti, soprattutto giovani, si misero a lavorare in proprio.
Non c' era altro da fare: le aziende, quando potevano, licenziavano o comunque tagliavano, non rinnovavano i contratti, spegnevano le speranze di carriera o di assunzione a lungo termine. Mentre le immagini dei giovani della City e di Wall Street con le loro scatole di cartone da licenziati occupavano il nostro immaginario, i più intraprendenti si inventavano un modo per rimanere impiegati, diventando datori di lavoro di loro stessi.
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Si pensava fosse un "blip", scrive l'Economist, un contrattempo: con la fine della crisi, i freelance improvvisati sarebbero tornati al lavoro dipendente. Nel Regno Unito, che da quello choc è uscito con slancio brillante, non è andata così: se si guardano i dati, il numero di imprenditori freelance è più alto di quello del 2008, ed è il più alto di tutti gli altri paesi del G7 (l' Italia ne ha meno del 2008 e meno della Francia, ma più della Germania, del Canada, degli Stati Uniti e del Giappone). Pur scampati dalla recessione, gli inglesi hanno deciso di continuare a vivere nella condizione d' emergenza che si erano costruiti in assenza di alternative. Perché?
Libri in vendita
C'entra la "gig economy" - c' entra un po' sempre. La possibilità di diventare un autista di Uber o di entrare nella comunità di PeoplePerHour, il sito per freelance più famoso del Regno in cui puoi mettere a disposizione i tuoi servizi senza passare da un datore di lavoro che ti vede e ti vedrà per sempre soltanto come una voce di costo, ha contribuito a mantenere alto il coraggio di vivere una vita da freelance, senza garanzie, senza sicurezze, senza la busta paga a fine mese. I ragazzi inglesi sono superdigitalizzati, c' è uno dei tassi più alti di dipendenza dallo smartphone del mondo sviluppato, e quando l' economia è ripartita si è imposta una cultura delle start-up unica in Europa.
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