neil young
Antonio Lodetti per "il Giornale"
Esiste un filmato in cui Neil Young entra in un negozio di dischi e litiga con il proprietario, perchè vuole ritirare i suoi dischi-pirata (i cosiddetti bootleg) in vendita. Young ha sempre combattuto un' aspra battaglia contro i bootleg, cercando di pubblicare sul sui sito tutti i concerti più significativi (e sul mercato ce ne sono davvero tanti).
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Young non ama parlare o stare in compagnia (da giovane era chiamato «The Loner», ovvero il solitario dal titolo di un suo famoso brano) ma per fortuna parla attraverso la musica buttando sul mercato valanghe di dischi. Finalmente è uscito il secondo cofanetto (abbiamo dovuto aspettate 11 anni dal primo) di dieci cd della serie Archive, poi l' artista ha pubblicato Johnny' s Island e due album dal vivo: l' acustico Young Shakespeare e l' elettrico e splendido Way Down In the Rust Bucket, tutto questo mentre esce la versione aggiornata di After the Goldrush (una delle più belle ballate pianistiche di sempre e Deja Vù con Crosby Stills & nash con gustosi contenuti inediti.
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Il cofanetto riprende da dove era partito il precedente, quindi copre in ordine cronologico il periodo1972-1976, uno dei più creativi dell' artista. Ci sono una cinquantina di brani mai ascoltati in questa versione, una quindicina di inediti assoluti e tre album (due dal vivo) già usciti in un' altra versione. Gli album noti sono Homegrown, uscito lo scorso anno, Tuscaloosa che raccoglie un concerto del 1973 con gli Stray Gators e Roxy; Tonight' s the Night, altro concerto del '73 ma questa volta accompagnato dai Santa Monica Flyers.
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Gli altri album sono una vera miniera di ricordi e di storie che la patina del tempo non ha reso obsoleti, ma anzi di estrema attualità... A partire dal primo dischetto, Everybody' s Alone, che prende il titolo da una sua vecchia ballata degli anni Sessanta. Si spazia da ballate inedite e acustiche, solitarie come l' evocativa Letter From North alla sconosciuta Come Along and Stay You Will, potente e tirata con gli Stray Gators (questa versione faceva parte delle prove per il tour americano con la band del '73).
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L' altro disco interessante è Tonight' s the Night, che porta il titolo del disco uscito ufficialmente. Qui la storia è un po' complicata. All' epoca Young avrebbe dovuto far uscire Homegrown (arrivato invece l' anno scorso nei negozi) ma gli amici di Neil (soprattutto Rick Danko di The Band) dopo aver ascoltato i brani lo convinsero a dedicarsi pienamente ai suoni elelttrici e a mettere su nastro in una ventina di giorni questi brani potenti con gli Stray gators (con la straordinaria chitarra pedal steel di Ben Keith) più la chitarra di Nils Lofgren, Walk On è un disco interamente dedicato alle sessions dell' album On the Beach e prende il titolo dal primo brano dell' album mentre The Old Homestead,nato dopo le sessions di On the Beach è ricco di rarità e piccole perle, come il brano che dà titolo al cd da confrontare con la versione uscita anni dopo in Hawks and Doves.
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L' ottavo disco in ordine cronologico è Dume, che era il primo titolo scelto per quello che sarebbe diventato Zuma. In Look Out For My Love (aperto dalla ballatona elettrica Like a Hurricane, che poi entrò in American Stars' n Bars) avrebbe dovuto essere un album di Crosby Stills nash & Young e vede la partecipazione del trio (soprattutto di Stills) in una serie di gustose pagine tra rock e West Coast Sound. Il cofanetto si chiude alla grande con un disco dal vivo inciso a Londra nel '76 dal titolo Odeon Budokan.
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Chi non ne avesse abbastanza può buttarsi su Young Shakespeare, appena uscito, una stupenda performance acustica (voce -chitarra-armonica-pianoforte) di uno show del 1971 allo Shakespeare Theatre di Stratford, nel Connecticut, da contapporre alla virulenza elettrica di Way Down In the Rust Bucket, altro piccolo capolavoro.
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In questa orgia di musica Young aggiunge Johnny' s Island, disco sperimentale inciso nel 1981 nelle Hawaii. Dal suo staff arriva anche la nuova versione di After the Gold Rush e Deja vu di Crosby Stills nash e Young in quattro cd per il cinquantenario con succulenti inediti come la tenera Our House cantata da Nash e Joni Mitchell.
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