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    "ADORO CREARE PROBLEMI, È UN TRATTO COMUNE DEI MIEI PERSONAGGI" - DOPO AVER "AMMAZZATO" JAMES BOND, L'ATTRICE E SCENEGGIATRICE TURBO-FEMMINISTA PHOEBE WALLER-BRIDGE (FAMOSA PER AVER IDEATO LE SERIE CULTO "FLEABAG" E "KILLING EVE") PUNTA INDIANA JONES: INTERPRETERÀ LA FIGLIA DEL LEGGENDARIO ARCHEOLOGO NEL CAPITOLO FINALE DELLA SAGA - "LE DONNE VOLEVANO PARLARMI DELLA MASTURBAZIONE E DEL DESIDERIO FEMMINILE, DEL NON VOLER FARE SESSO CON IL PARTNER..."


     
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    Arianna Finos per “la Repubblica – Robinson”

     

    […] L’agente guastatrice Phoebe Waller-Bridge — Fleabag, Killing Eve e altri successi — trasloca […] nel mondo di Indiana Jones. Come Daniel Craig per l’addio a Bond, Harrison Ford la bramava e se la ritrova al fianco nel capitolo finale della saga, in cui l’archeologo riporrà per sempre frusta e cappello.

     

    Di Helena, la figlioccia di Indy, Ford dice[…] «Adoro creare problemi, è un tratto comune dei miei personaggi. Di sicuro Helena inguaia la vita di Indy, ma lui più avanti ricambierà. Mi piace il loro rapporto, sono una coppia vera, imperfetta. E sì, possiamo dire che Helena è un agente del male nel film».

     

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    […]

    Il primo incontro con Ford?

    «Nell’ufficio del regista James Mangold. Arrivo nervosa, lo trovo già lì. Harrison è così aperto, spiritoso che saltiamo ogni barriera e diventiamo subito amici. Leggiamo la sceneggiatura, beviamo un buon whisky. Il resto è storia».

     

    […]

    Per Bond è stata sceneggiatrice, stavolta la penna è rimasta in tasca?

    «Sì. Il copione mi ha stupito per tutte le emozioni che erano riuscite a infilarci dentro. Con Jim abbiamo parlato molto di Helena, lui ha riscritto più volte la sceneggiatura. Ma è stato liberatorio essere nelle mani di uno scrittore brillante e concentrarsi sulla recitazione».

     

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    Una sceneggiatrice italiana racconta che quando la chiamano per dare “uno sguardo femminile” a un film o a una serie, lei riaggancia il telefono con una scusa. A lei piacciono, e vengono bene, anche i personaggi maschili.

    «La sua amica ha ragione. Mi piacciono i personaggi maschili, li scrivo con la stessa cura. Certo adoro dare voce ai personaggi femminili, sento che una delle cose meravigliose delle donne è che hanno una mistica di cui le persone non hanno mai abbastanza. Lo vedo con me, immergermi nella psiche femminile mi emoziona perché c’è ancora così tanta esperienza femminile da esplorare nei film. Ma è altrettanto appagante scrivere di conflitti, viaggi interiori e difficoltà maschili».

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    […] Vedere “Fleabag” è stato come aprire la porta sull’anima di un essere umano in apparenza sgradevole, ma verso il quale scatta poi una identificazione totale. È una cosa che il pubblico le ha detto spesso?

    «Sì. Soprattutto perché Fleabag è nato come un monologo, che ho presentato al Festival di Edimburgo. Era più o meno la stessa storia della serie, ma più dark. Facendola dal vivo riuscivo a interagire con il pubblico, sentivo le risate, capivo il punto in cui la temperatura cambiava nella stanza.

     

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    La sfida era mantenere quella tensione nella serie. Quando è uscita Fleabag temevo di non riuscire a catturare la stessa emozione ed energia. Ma la risposta è stata forte, soprattutto delle donne. Un’esperienza nuova e commovente: volevano parlarmi della masturbazione e del desiderio femminile, del non voler fare sesso con il partner, dei temi dello show. Lei ha detto che Fleabag ha aperto una porta: questo mi incoraggia a continuare, a cercare di essere onesta, scrivere personaggi che aprano altre porte».

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    In “Solo - A Star Wars Story”, lei era il droide L3-37. Avrebbe immaginato che il suo nemico potesse diventare un algoritmo? Che posizione ha sullo sciopero degli sceneggiatori a Hollywood?

    «È un momento spaventoso per gli scrittori, con l’avvento dell’intelligenza artificiale e altre cose sconosciute. Sono orgogliosa di come la Writer’s Guild stia difendendo i diritti degli scrittori contro qualcosa che rischia di monopolizzare l’industria. Dobbiamo stare attenti a dare valore alla capacità dell’anima umana di creare arte.

     

     Il pubblico può ritrovarsi a guardare un lavoro che non è stato realizzato da umani. Capisco la novità, ma ne vedo i danni, maggiori di quel che pensiamo. Scrivere significa elaborare il mondo come un essere umano e poi condividere il proprio punto di vista per aiutare altri esseri umani a capire chi sono. L’importanza degli scrittori è sottovalutata. Spero che gli studios raggiungano l’accordo, sacrosanto».

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