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    “DOPO AVERLO COLPITO AL PETTO CON LA FIOCINA, L’ASSASSINO L’HA ESTRATTA ED È ANDATO IN SPIAGGIA” - CI SONO VERSIONI DISCORDANTI SUL CASO DELLA LITE STRADALE A SIROLO, NELLE MARCHE - OGGI SARÀ EFFETTUATA L’AUTOPSIA SUL CORPO DEL GIOVANE OPERAIO DI ORIGINI ALBANESI, UCCISO DA UN 27ENNE ALGERINO CON UNA FUCILE DA SUB - IL PRESUNTO KILLER: “MI SONO DIFESO, IL COLPO È PARTITO IN MODO ACCIDENTALE”- MA IL FRATELLO DELLA VITTIMA DICE CHE...


     
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    Estratto dell'articolo di Andrea Pasqualetto per il Corriere della Sera

    Klajdi Bitri Klajdi Bitri

     

    Dice di non aver sparato, di non essersi reso conto di averlo ucciso, di aver preso il fucile da sub «solo per difendermi da quei tre» e che il ferimento a morte è stato accidentale. Si dispera Molloul Fatah, l’algerino di 27 anni fermato per aver l’omicidio di Klajdi Bitri, giovane operaio di origini albanesi morto trafitto dalla sua fiocina nella stradine che si snodano vicino all’antico borgo medievale del parco del Conero.

     

    «Fatah non sapeva di averlo ucciso? Mah, di certo dopo averlo colpito gli ha estratto la fiocina dal petto e se n’è andato», replica l’investigatore che sta indagando sul delitto di Sirolo, dove domenica scorsa una lite fra automobilisti è finita in questa tragedia assurda. Se l’algerino era consapevole del delitto quel che è successo subito dopo è ancora più sorprendente: «Se n’è andato al mare con la fidanzata e forse ha usato pure il fucile subacqueo».

     

    Lo stesso con il quale tre ore prima aveva ammazzato il ventitreenne intervenuto per sedare la rissa scoppiata vicino a una rotonda stradale per un banalissimo motivo: il rallentamento di un’auto.

     

    Klajdi Bitri ucciso con una fiocina a sirolo Klajdi Bitri ucciso con una fiocina a sirolo

    La dinamica della vicenda è stata ricostruita dai carabinieri della compagnia di Osimo, da quelli del reparto investigativo e del provinciale. In sostanza: ci sono tre auto, nella prima viaggia una famiglia con alla guida una donna; nella seconda, un’Opel Astra, ci sono Fatah e la fidanzata con la quale convive a Jesi; nella terza, una Mercedes con targa belga, i due fratelli Bitri e un terzo giovane al volante, amici della famigliola. Succede che la donna rallenti perché non conosce la strada, che Fatah inizi a strombazzare nervoso, che il marito della signora lo mandi a quel paese, che scendano entrambi e si azzuffino e che Klajdi provi a dividerli seguito dal fratello e dall’altro. Fin qui tutti i testimoni concordano. Su quel che accade dopo, no. «Ho preso il fucile per difendermi», dice Fatah.

     

     

    Fatah Melloul Fatah Melloul

    «Non è vero, ha sparato a Klajdi», sostiene il fratello della vittima. «L’algerino ha picchiato con calci e pugni mio marito — ha detto la donna della prima auto — Per difenderlo sono corsi i tre nostri amici e quando se li è visti davanti, ha aperto il portabagagli, ha preso il fucile e ha sparato a Klajdi. In mezzo al petto». Gli inquirenti sembrano credere più a queste ultime versioni. «Ho aperto un fascicolo per omicidio volontario aggravato dai futili motivi», ha sintetizzato la procuratrice di Ancona, Monica Garulli, che ha disposto l’autopsia per oggi.

     

    (...) L’omicida, torso nudo e faccia a terra, si è disperato: «Nooo nooo, non l’ho ammazzato», ha urlato quando l’hanno bloccato. «Dov’è il fucile?», hanno chiesto i carabinieri alla fidanzata che era lì. E lei ha indicato una sacca a terra, vicino a Fatah.

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