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    “LILIANE MUREKATETE DEVE RISPONDERE DI QUELLO CHE HA FATTO, NON DI COME SI VESTE” – MICHELE SERRA CORRE IN SOCCORSO DI CONCITA DE GREGORIO, CHE S'ERA LANCIATA IN UNA SPERICOLATA DIFESA DI LADY SOUMAHORO (POI DEMOLITA DAL COLLEGA DI “REPUBBLICA”, FRANCESCO BEI): “NON È IN QUESTIONE COME LA SIGNORA MUREKATETE SI MOSTRA SUI SOCIAL, A MENO DI VOLER STABILIRE CHE UNA IMMIGRATA RUANDESE, PER NON INFASTIDIRE NOI INDIGENI, DEVE CONSERVARE QUELLA MODESTIA DI COMPORTAMENTO CHE, DALLE NOSTRE PARTI, REGGE AL MASSIMO FINO ALLA SECONDA MEDIA”


     
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    Estratto dell'articolo di Michele Serra per “la Repubblica”

     

    michele serra che tempo che fa michele serra che tempo che fa

    C’è una inchiesta giudiziaria - di evidente interesse pubblico, e con forti ricadute politiche - su malversazioni, negligenze fiscali e forse maltrattamenti nella gestione di una cooperativa di accoglienza gestita dalla compagna del deputato di Sinistra italiana Soumahoro e, soprattutto, dalla madre di lei. E questa è una cosa. Poi c’è un enorme clamore mediatico attorno alle due protagoniste dirette della vicenda e al protagonista indiretto, il deputato Soumahoro. E questa è tutt’altra cosa.

     

    liliana murekatete 2 liliana murekatete 2

    Diciamo che in attesa dei risultati dell’inchiesta, che definiranno le accuse di reato mosse a madre, figlia ed eventuali terzi, i media di ogni ordine e grado, con diversi accenti, si sono molto spesi nel racconto dei tre personaggi, specie la donna più giovane, Liliane Murekatete, che le cronache hanno ribattezzato “lady Soumahoro” forse per riecheggiare beffardamente una figura del secolo scorso, quella lady Poggiolini resa celebre da un pouf imbottito di banconote. È esattamente di questo secondo aspetto – quello mediatico – che si è occupata, l’altro giorno su questo giornale, Concita De Gregorio. Non del primo. [...]

     

    Ma la domanda che si (e ci) faceva Concita era tutt’altra. Era come mai l’esibizione di accessori lussuosi e la disinvoltura di immagine della giovane signora ruandese le fossero rinfacciati con tanto accanimento, nonostante il loro evidente conformismo, la loro “normalità”: sono gli stessi strumenti, gli stessi orpelli che fanno furore sui social, che valgono milioni di like, che portano popolarità, successo, denaro. [...]

     

    liliana murekatete liliana murekatete

    Lo scandalo – ha replicato sempre su questo giornale Francesco Bei – dipende dallo scarto stridente tra il ruolo di Murekatete, che almeno in teoria avrebbe dovuto occuparsi di assistere gli ultimi, e il suo sfoggio di eleganza, più consono a una influencer che a una operatrice sociale. Vero, lo scarto c’è, e infastidisce.

     

    Ma a parte che, lungo quella china, si rischia poi di considerare “inappropriato” anche lo shopping natalizio di Bersani (non è “di sinistra” regalare un foulard griffato alla moglie, regalino libri, ‘sti comunisti, possibilmente usati), la riflessione di Concita riguardava un altro tipo di scarto, ancora più stridente. [...]

     

    liliana murekatete liliana murekatete

    Se la sobrietà è l’antidoto, e lo è, allora andrebbe richiesta a tutti, in specie ai più ricchi, ai più potenti e ai più famosi, che non avrebbero necessità alcuna di sgomitare e di dare scandalo per farsi notare, eppure lo fanno (vedi Elon Musk), come se il successo e i miliardi non fossero un clamoroso sollievo, ma una malattia feroce.

     

    Se la morale è una necessità, e lo è, sforziamoci di capire che il moralismo è il suo contrario, è un’accensione intermittente e ondivaga, molto spesso iniqua nello scegliere i suoi bersagli. Quando lo sbocco moralista si esaurisce, si torna, difatti, all’immoralità di tutti i giorni, esattamente come è accaduto dopo Tangentopoli. Anche per questo sono d’accordo con Concita.

     

    concita de gregorio concita de gregorio

    La signora Murekatete dovrà rispondere, se chiamata in giudizio, di come ha amministrato, o aiutato ad amministrare, una cooperativa molto chiacchierata, in grave debito con i suoi assistiti. Non di come si veste, e nemmeno di come si mostra sui social, a meno di voler stabilire che una immigrata ruandese, per non infastidire noi indigeni, deve conservare quella modestia di comportamento che, dalle nostre parti, regge al massimo fino alla seconda media.

     

    Il direttore del quotidiano che ha importunato Bersani per l’acquisto di un foulard si è autodefinito (e ha fatto bene) “moralista cretino”, scusandosi. Di quale dosaggio di moralismo cretino ognuno di noi sia portatore, è comunque una buona domanda da farsi, specie se scriviamo sui giornali. L’articolo di Concita De Gregorio aiutava a farsela.

     

     

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