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    FEDERER FOREVER - SEMBRAVA FINITO. POI IL TRIONFO AGLI AUSTRALIAN OPEN E ORA IL BIS A INDIAN WELLS: RE ROGER A QUASI 36 ANNI VINCE IL SUO TORNEO NUMERO 90 E DIVENTA IL PIU’ ANZIANO VINCITORE DI UN MASTER 1000 - CLERICI: "PARE CHE NELLA SUA MANO FATATA LA RACCHETTA SIA A TRATTI DI LEGNO" - VIDEO


     
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    Paolo Rossi per la Repubblica

     

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    Altri novanta di questi tornei (vinti). Cosa altrimenti si può augurare al Federer che ha trionfato a Indian Wells? All' età di 35 anni e 8 mesi poi: il più anziano vincitore di un Master 1000.

     

    Ma come fa, si chiedono gli appassionati (e gli avversari pure...). «Lui sa come si fa, come funziona il tennis. È un campione » risponde, semplicemente, Pino Carnovale, che è il responsabile della preparazione fisica degli azzurri. «Ha preso tutto il suo tempo dall' infortunio, tanti tennisti invece accelerano. Così facendo ha distribuito il carico del lavoro con tutta calma. E poi ha il timing, un gesto sportivo sopraffino, è tecnicamente superiore».

     

    Effettivamente una cosa l' ha detta, il grande Roger, nel deserto californiano: «Non voglio più giocare per compiacere gli altri. Di certo non voglio giocare troppo, non voglio stancarmi di viaggiare e giocare, non voglio partecipare a un torneo solo per fare un favore a qualcuno, senza aspirazioni.

     

    Non è per questo che continuo a giocare». Ma altre perle di saggezza ha distribuito, lo svizzero, dopo il suo secondo titolo del 2017: «Non si giocano solamente finali dello Slam, bensì si parte sempre da zero. Bisogna farsi strada attraverso i primi turni».

     

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    Ma cosa ha mostrato il Federer di questo inizio stagione?

    Innanzitutto che si sta muovendo meglio che nel 2014. Ha perso peso, ha cambiato la sua preparazione, includendo nel lavoro più esplosività e flessibilità.

    Oggi ha più capacità di resistenza rispetto a due anni fa, risultato di questo esercizio aerobico. Questo è stato fondamentale per la qualità delle sue prestazioni. Ma Federer è anche altro, e questi sono i segreti della sua longevità.

     

    IL NUMERO DEI TORNEI Pochi. Meno degli altri giocatori. «La classifica è assolutamente secondaria per me. Decido in base a quello che mi permette di rimanere integro e alimentare la mia motivazione. Voglio giocare in modo che chi mi guarda abbia davanti a sé un tennista che abbia voglia di essere in campo. L' ho promesso a me stesso, questa sarà la mia mentalità».

     

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    IL COACH Severin Luthi è quello storico, oggi c' è Ivan Ljubicic che ha preso il posto di Stefan Edberg. «Severin ha sempre degli spunti che io tendo a dimenticare, Ljubo mi ricorda quanto faccio di buono. Con loro il feeling è totale ».

     

    IL PREPARATORE ATLETICO Pierre Paganini, sempre lui sin dagli inizi della carriera. «La passione di Roger per l' allenamento e il tennis è grande, forse ancora più grande di quanto avessi mai potuto pensare. Ma d' altronde come può non avere passione uno che ogni giorno si allena sempre col sorriso? Se non avesse più voglia non giocherebbe, e invece è come se avesse venticinque anni, non trentacinque...».

     

    LA FAMIGLIA Al centro di tutto c' è lei, Mirka Wawrinec. Moglie e mamma, il vero segreto di Federer: garantisce affetto ed equilibrio, distribuiti in egual modo tra il marito e i quattro gemelli.

     

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    LA RACCHETTA Da venticinque anni Roger usa una Wilson, ma quella attuale è diversa dalle precedenti: il profilo più ampio è in grado di aumentare significativamente la potenza del colpo, e l' ovale più grande rispetto alle generazioni precedenti gli offre un centro di percussione più largo.

     

    GLI INFORTUNI A parte la mononucleosi del 2008, l' unico infortunio è del 2016, il ginocchio destro. «Pensavo che avrei concluso la mia carriera senza operazioni: è stata una delusione».

     

    2. MANO FATATA E RACCHETTA DI LEGNO

    Gianni Clerici per la Repubblica

     

    Avete mai gioito per una improvvisa notorietà? Era dai tempi in cui portavo la Olivetti al mio zio elettivo Gianni Brera, a S. Siro, che non mi capitava. Esco dalla Mondadori, dove cercano invano di vendere un mio nuovo romanzo, e il tassista mi domanda: «Ma lei non era a Indian Wells? L' avrà visto in tv? Straordinario, non crede?».

     

    Capisco che si tratta di Federer, ripeto "straordinario" e mi inoltro in un dialogo simile a quello mi era stato proposto da un tifoso innamorato del mio amico Gianni Rivera. Sbarco al Piccolo Teatro, dove la regista Silvia Sinigaglia sta leggendo una delle mie commedie rifiutate, e il controllore mi lascia entrare ricordandomi le telecronache che facevo, insieme a Tommasi, quando Federer era bambino.

     

    Insomma, non posso non essere grato a Roger, che mi definisce occasionalmente "quel vecchio giornalista italiano" per avermi momentaneamente illuminato con la sua Arte. Per essere più oggettivo dovrei chiamarla Grande Arte, anche se non mi è facile spiegarmi meglio, quasi si trattasse di Nureyev o di Baryshnikov. Ma c' è di più.

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    Questi ballerini interpretavano personaggi che non avevano creato, Roger è giunto a interpretare il suo stesso Personaggio. Cosa fa di meglio e di diverso dai suoi avversari, Roger? Gioca, secondo me, un misto di tennis del presente e del passato. Pare che nella sua mano fatata la racchetta sia a tratti di legno. Tiene una posizione incredibilmente avanzata, le scarpe sulla linea di fondo, come faceva il mio caro Moschettiere Henri Cochet, quello che spinse Big Bill Tilden ad affermare: «Questo francese ha giocato un tennis che non conoscevo».

     

    L' altra sera, nella finale di Indian Wells, la posizione avanzatissima ha permesso a Roger di rimpicciolire il proprio campo, e far sì che quello del suo avversario, Wawrinka, si ampliasse. E ritorno ai grandi Rivera e Brera, che guardava l' abatino giocare insieme a me, in doppio: «Ha più senso geometrico di un geometra ». Che poi sia stato Edberg, a consigliargli quella posizione, oppure l' attuale palleggiatore Ljubicic, non mi sembra decisivo.

     

    McEnroe battè Borg soltanto dopo aver accorciato il suo proprio campo, e così ampliato quello dell' avversario. Cochet fece lo stesso con Tilden. È meno difficile giocare su un campo di misure più ridotte. È più facile tirare un rigore da 9 metri che una punizione da 15. Bisogna solo saperlo fare.

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