• Dagospia

    1. DOPO I POTERI FORTI ITALIANI, ECCO QUELLI ESTERI. PER RENZIE È FINITA LA LUNA DI MIELE 2. LARRY FINK, IL GRAN CAPO DEL FONDO BLACK ROCK: “RENZI DEVE AVERE PIÙ CORAGGIO PER RIFORMARE IL PAESE, COME HA PROMESSO”. A CHI COMANDA DAVVERO NON SERVONO TROPPE PAROLE PER DARE ORDINI ED ESIGERE IL PAGAMENTO DELLE CAMBIALI SCADUTE 3. BLACK ROCK, “LA PIÙ GRANDE SOCIETÀ DI INVESTIMENTI E ASSET MANAGEMENT DEL PIANETA” HA IN TASCA IL 5,2% DI UNICREDIT, IL 5% DI INTESA SANPAOLO, IL 3,2% DI MONTEPASCHI, IL 6,8% DI BANCO POPOLARE E ROBUSTI PACCHETTI DI TELECOM E ALTRI GRUPPI QUOTATI 4. E OGGI ARRIVA UN ALTRO SEGNALE DA CHI MANEGGIA MILIARDI DI DOLLARI A SPASSO PER IL PIANETA. IL FINANZIERE GEORGE SOROS, UN ALTRO CHE HA SCOMMESSO PESANTEMENTE SULL’ITALIA RENZIANA, È TRA I FIRMATARI DI UN DURO APPELLO SU UN GIORNALE DI BERLINO CHE CHIEDE UN MR PESC FORTE ED ESPERTO. IL TUTTO PROPRIO MENTRE RENZIE INSISTE PER PIAZZARE SU QUELLA POLTRONA LA SUA MOGHERINI, CHE NON È NÉ FORTE NÉ ESPERTA


     
    Guarda la fotogallery

    Colin Ward (Special Guest: Pippo il Patriota)

     

    1. LA VOCE DEL PADRONE

    LARRY FINK LARRY FINK

    “Renzi deve avere più coraggio per riformare il Paese, come ha promesso”. A chi comanda davvero non servono troppe parole per dare ordini ed esigere il pagamento delle cambiali. E chi parla, in questo caso, è un signore che comanda davvero. Si chiama Larry Fink, ha 61 anni, conosce bene l’Italia ed è il gran capo del fondo Black Rock, “la più grande società di investimenti e asset management del pianeta”, come ricorda il Corriere della Sera che oggi lo ha intervistato (p. 8).

     

    renzi mogherini 4 renzi mogherini 4

    BlackRock nei mesi scorsi ha puntato molto sul nostro Paese e ha in tasca il 5,2% di Unicredit, il 5% di Intesa Sanpaolo, il 3,2% di Montepaschi, il 6,8% di Banco Popolare e robusti pacchetti di Telecom e altri gruppi quotati. Che il suo capo batta il tempo a Pittibimbo è indicativo.

     

    MATTEO RENZI AGNESE RENZI FEDERICA MOGHERINI MATTEO RENZI AGNESE RENZI FEDERICA MOGHERINI

     I poteri forti stanno davvero per perdere la pazienza. Lo stesso Fink sottolinea: “In primavera ho trovato in Italia entusiasmo, ma non sono sicuro che oggi si percepisca la stessa fiducia”. Già, la fiducia. Una merce importante nell’era in cui anche gli Stati sono merce. E oggi arriva un altro segnale da chi maneggi miliardi di dollari a spasso per il pianeta. Il finanziere George Soros, un altro che ha scommesso pesantemente sull’Italia renziana, è tra i firmatari di un duro appello, pubblicato su un quotidiano berlinese, che chiede un Mr Pesc forte ed esperto (Repubblica, p. 7). Il tutto proprio mentre Renzie insiste per piazzare su quella poltrona la sua Mogherini, che non è né forte né esperta.

     

    Dopo i poteri forti italiani, ecco quelli esteri. Per Renzie è finita la luna di miele. Chissà, se tra un colpo d’acceleratore sul Senato e un rilancio da poker sulla Mogherini, se n’è accorto anche lui. Stanno tutti cominciando a misurarlo sui fatti.    

    Soros con la nuova moglie Tamiko Bolton Soros con la nuova moglie Tamiko Bolton

     

    2. IL RITORNO DEI FRANCHI TIRATORI

    Il governo ha deciso di giocare in prima persona la partita delle riforme costituzionali – non era né scontato né obbligatorio, potevano farlo i partiti – e ora è il governo che si prende gli schiaffi col voto segreto. Ovviamente, è partita la caccia ai franchi tiratori. Il Corriere scrive: “Nel Pd l’incubo dei 101. I veleni nell’Aula sui franchi tiratori. Le fazioni fanno i conti (che non tornano) dei ribelli. Minzolini: in Forza Italia almeno trenta. Gasparri: al massimo 15. Allarme di Picierno (Pd): a volte ritornano. Bersani scherza: sono io l’esperto” (p. 2).

    AUGUSTO MINZOLINI AUGUSTO MINZOLINI

     

    Su Repubblica, un virgolettato “rubato” a Renzie farà discutere: “Hanno fatto l’agguato D’Alema e company. Qui è la palude: o si scardina il sistema o bastava tenersi Letta” (p. 3). Il mago Dalemix è sempre l’ideale per fare la parte del cattivo. Lui ci gode pure. Il Messaggero dà altri numeri: “La grande paura dem: ‘Ma i 40 cecchini stavolta sono azzurri” (p. 6). Il Giornale non rivendica l’attentato e dice sicuro: “Agguato Pd a Renzi”, parlando di “coltellate democratiche” (p. 1).

    MARIANNA MADIA MARIA ELENA BOSCHI STEFANIA GIANNINI FEDERICA MOGHERINI IN SENATO FOTO LAPRESSE MARIANNA MADIA MARIA ELENA BOSCHI STEFANIA GIANNINI FEDERICA MOGHERINI IN SENATO FOTO LAPRESSE

     

    3. LA VERA TRATTATIVA

    Ma la partita vera, che sicuramente appassiona molto Larry Fink e George Soros, è quella che si gioca sull’Italicum: “Il confine per i ‘piccoli’: soglia del 5%. Le modifiche del premier alla legge elettorale: Sel e gli altri dimostrino di esistere”. “La mossa di Berlusconi: nuovo patto del Nazareno per cambiare l’Italicum. Premio di maggioranza solo sopra il 40%. Disponibilità sulle preferenze. Le pressioni di Ncd per correggere il testo” (Corriere, pp. 4-5).

     

    Repubblica riporta le assicurazioni di un Renzie in versione conciliante: “Cambiare le soglie e le preferenze, e nessun voto in autunno” (p. 4). La Stampa è convinta che Berlusconi chiederà soltanto garanzie sui capolista bloccati (p. 7). Ottimista anche il Messaggero, che scrive: “Matteo e Silvio vicini all’intesa” (p. 5).

    RENZI NELLIMITAZIONE DI BERLUSCONI NELLA RECITA PARROCCHIALE DEL RENZI NELLIMITAZIONE DI BERLUSCONI NELLA RECITA PARROCCHIALE DEL

     

    PADOAN FIDUCIA AL GOVERNO RENZI IN SENATO FOTO LAPRESSE PADOAN FIDUCIA AL GOVERNO RENZI IN SENATO FOTO LAPRESSE

    Anche il Cetriolo Quotidiano si dedica al patto del Nazareno, ma in chiave diversa, e oggi spara a tutta prima: “Ultimo segreto del Nazareno. Sul Colle tutti tranne Prodi. Nuovi particolari sul patto occulto siglato dal capo del governo e dal pregiudicato il 18 gennaio scorso nella sede del Pd. Una clausola top secret impegna i contraenti a concordare un candidato comune alla successione di Napolitano: ma con l’espresso ostracismo al Professore” (pp. 1-4). Divertente anche una paginata dell’ex giovane socialista Luca Josi che traccia un ritratto parallelo di “Betteo Renzi e Mattino Cranzi” (p. 5).

    COTTARELLI COTTARELLI

     

    4. I FAMOSI RILANCI DI PITTIBIMBO

    Come detto, Pittibimbo fa una mossa da pokerista incallito in Europa e insiste nel non lasciarsi una via di fuga: “Ue, il premier sfida Juncker: ‘Mogherini candidata alla guida degli Esteri’. Lettera ufficiale al presidente della Commissione. Il governo europeo rischia di slittare: poche donne” (Repubblica, p. 6). Vedremo se vincerà lui o vinceranno Soros e i suoi amici.

    Renato Brunetta Renato Brunetta

     

    Sul fronte economico, ancora un Renzie a due facce. Da un lato fa lo spaccone su Lurch Cottarelli (“La spending review la faremo lo stesso anche senza di lui”), dall’altro ammette che “la ripresa non arriva” (Repubblica, p. 8). Il Corriere osserva che con Cottarelli, il ministro Padoan “perde un alleato” (p. 6). La Stampa è piuttosto severa: “Scaricato Cottarelli. Crescono i timori per lo stallo sulla spesa. Dubbi sui conti pubblici” (p. 2). E dalle colonne del giornale della Fiat, Renato Brunetta avverte: “Il governo travolto dai numeri. Tra poco servirà una manovra” (p. 4). Impietoso il Messaggero che fa il bilancio della Spending review: “ancora tutta in salita: su 32 miliardi ne sono stati trovati 3” (p. 2).

     

    FERRUCCIO DE BORTOLI FERRUCCIO DE BORTOLI

    Libero mette tutto insieme e prevede “un settembre nero” per Pittibimbo: “Ieri l’esecutivo è stato impallinato sulle riforme. Alla fine riuscirà a portare a casa il nuovo Senato, ma poi cominceranno i guai: leggi sugli statali, lavoro e competitività, i debiti da saldare alle imprese, la finanziaria. Tutte trappole. E la ripresa non si vede” (p. 1). Già, la ripresa non si vede e gli investimenti esteri, in Borsa, non è che vadano benissimo.

     

    5. E IN VIA SOLFERINO, LA FIAT SI MUOVE DA SOLA

    DELLA VALLE ELKANN DELLA VALLE ELKANN

    “De Bortoli via dal Corsera, Rcs in rosso di 70 milioni”, titola oggi il concorrente Repubblica, che nella sua ricostruzione sull’andata via di De Bortoli, la prossima primavera, sottolinea come la Fiat si sia mossa praticamente da sola. L’accordo con il direttore sarebbe stato trovato durante una cena tra Garavoglia, emissario di Detroit, De Bortoli stesso e il “mediatore” e amico comune Roger Abravanel, ex consulente di McKinsey.

     

     “Non sembra – scrive il quotidiano diretto da Ezio Mauro a pagina 16 – che gli altri grandi azionisti fossero stati informati dell’iniziativa. Sia Giovanni Bazoli sia Diego Della Valle, sia Marco Tronchetti Provera che Urbano Cairo, pare abbiano appreso dell’uscita di de Bortoli solo a cose fatte”. Ma adesso partirà una lunga guerra per la scelta del successore, con Della Valle e Abramo Bazoli che hanno a disposizione 8 mesi per sfinirsi reciprocamente.

    GIOVANNI BAZOLI SI RIPOSA FOTO LAPRESSE GIOVANNI BAZOLI SI RIPOSA FOTO LAPRESSE

     

    Ancora più diretto Libero: “Renzi e Fiat licenziano de Bortoli dal Corriere. Una buonuscita di 2,5 milioni per 12 anni di direzione, conclusi da una polemica con Palazzo Chigi” (p. 9). Il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro mette in relazione l’uscita di De Bortoli con la debolezza di un Bazoli “che potrebbe uscire di scena da un momento all’altro”. Il riferimento è alla poltrona di presidente di Intesa Sanpaolo. Il Giornale indica anche Carlo Verdelli e l’interno Luciano Fontana tra i papabili, oltre al solito Calabresi della Stampa (p. 10).

    GIOVANNI BAZOLI E ROMANO PRODI FOTO LAPRESSE GIOVANNI BAZOLI E ROMANO PRODI FOTO LAPRESSE

     

    6. ULTIME DA ALI-TAGLIA

    Ancora fiato sospeso sul pacco Alitalia da consegnare agli arabi di Abu Dhabi: “Alitalia-Etihad, ultimi dubbi di Hogan. Il capo della compagnia araba perplesso sull’atteggiamento dei soci italiani, ancora divisi sulle modalità di adesione al progetto. Tensione ai vertici della compagnia di bandiera per l’improvviso silenzio di Abu Dhabi a seguito della risposta inviata da Del Torchio” (p. 9).

     

    La Stampa spiffera: “Caio nel mirino dei soci. ‘Troppe disparità’. E’ gelo tra banche e governo. Gli istituti: penalizzati rispetto alla società pubblica. I dubbi degli azionisti sul via libera dell’Antitrust europeo” (p. 9).

     

    7. NON E’ UN PAESE PER RICCHI

    ANGIOLA ARMELLINI ANGIOLA ARMELLINI

    Ancora una vessazione odiosa nei confronti di chi detiene un po’ di ricchezza in questo disgraziato Paese: “Roma, lady 1.243 case fa la pace con il fisco. ‘Pagherò 50 milioni’. Accordo record tra la Armellini e l’Agenzia delle entrate. In dieci anni non aveva dichiarato redditi per due miliardi. Transazione pronta alla firma. ‘Non volevo evadere, sono stata mal consigliata” (Repubblica, p. 19). Due miliardi non dichiarati? Va bene che gli accertamenti sono sempre un po’ gonfiati, ma bisogna ammettere che se deve pagare “solo” 50 milioni in fondo non è che la Armellini se la stia cavando malissimo. 

    Guarda la fotogallery


    ultimi Dagoreport