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    DOPO IL TENTATO GOLPE, PUTIN È SEMPRE PIÙ ISOLATO E SOTTO SCHIAFFO. PRIGOZHIN E' QUELLO CHE DA' LE CARTE! LE “DEFENESTRAZIONI” DEL MINISTRO DELLA DIFESA SHOIGU E DEL CAPO DI STATO MAGGIORE GERASIMOV, ARCINEMICI DEL CAPO DELLA WAGNER, SONO ORMAI CERTE – ALEKSEY DYUMIN, EX GUARDIA DEL CORPO DI "MAD VLAD" MA IN OTTIMI RAPPORTI CON GLI UOMINI DELLA WAGNER, SOSTITUIRÀ SHOIGU ALLA DIFESA – IL POTERE DI PUTIN MOSTRA CREPE SEMPRE PIU' EVIDENTI: DEI 12 MEMBRI PERMANENTI DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA, SOLO 5 HANNO CHIESTO A PRIGOZHIN DI FERMARSI. E DIVERSI OLIGARCHI RUSSI SONO VOLATI ALL’ESTERO


     
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    Estratto dell’articolo di Jacopo Iacoboni per “la Stampa”

     

    prigozhin prigozhin

    La certezza, dopo la giornata di sabato 24 giugno, è che lo stato russo è indebolito come mai, almeno nell’era putiniana, e le istituzioni sono a pezzi. Ma a parte questo, molti passaggi vanno spiegati e bisogna cercare di capirli. Se il maggior perdente appare Vladimir Putin – aveva iniziato questa vicenda promettendo di sterminare i “traditori” e gli “apostati”, accetta invece di graziarli, nonostante nella giornata siano morti almeno dodici piloti delle forze armate russe – anche Prigozhin ha dovuto frenare.

     

    valery gerasimov sergei shoigu valery gerasimov sergei shoigu

    Il capo di Wagner era partito in tromba e arrivato a cento chilometri da Mosca, ma ha deciso infine di non entrarci e di fermarsi. Il colpo di stato è diventato un ammutinamento. Le scuse addotte non convincono (il rischio del «bagno di sangue», per una compagnia di combattenti d’élite che ha vissuto ben altri bagni di sangue in vari teatri di guerra sporca del mondo), così come è chiaro che tutta la posta in gioco dell’accordo non ci è stata detta. […] Appare necessario allora provare a ricostruirla, la vera posta in gioco, attraverso fonti non ufficiali, ma che nei mesi si sono rivelate attendibili.

    PUTIN E Aleksey Dyumin PUTIN E Aleksey Dyumin

     

    Se hanno ragione tantissime fonti nel mondo wagneriano che abbiamo consultato, via chat, o entrando in canali chiusi, dell’accordo tra Prigozhin e Putin fa parte, senza formula dubitativa, che Shoigu e Gerasimov sono out. Questione di tempo, dicono. Vedremo. Secondo queste fonti, Prigozhin ha dimostrato che può prendersi tutto, ma non vuole le macerie della Russia, vuole ereditare un sistema in qualche modo ancora in piedi.

     

    Secondo fonti dell’amministrazione presidenziale che hanno parlato a Meduza, i negoziati finali sono stati gestiti da un gruppo di funzionari, che comprendeva, tra gli altri, il capo dell’amministrazione presidenziale Anton Vaino, il segretario del Consiglio di sicurezza Nikolai Patrushev e l’ambasciatore russo in Bielorussia Boris Gryzlov.

     

    EVGENY PRIGOZHIN EVGENY PRIGOZHIN

    Una fonte di Meduza vicina al governo dubita che le decisioni sulla Difesa possano essere prese a breve: «Putin non asseconda quasi mai le circostanze e non cede alle pressioni». Insomma, passerà del tempo.

     

    Tuttavia, la lettura della defenestrazione de facto di Shoigu e Gerasimov viene confermata anche da canali ufficiali assai vicini allo stato russo, per esempio il celebre Rybar, un ex funzionario della Difesa russa. Rybar riferisce senza tentennamenti anche il nome dell’uomo destinato a succedere a Shoigu: si tratterebbe di Aleksey Dyumin, governatore della regione di Tula, ex guardia del corpo personale di Putin, ma anche uomo in ottimi rapporti da sempre con Wagner e con Prigozhin (c’è chi sostiene abbia partecipato alla fondazione della Compagnia).

     

    prigozhin minaccia putin prigozhin minaccia putin

    Konstanin Sonin, politologo all’Università di Chicago, ricorda che Dyumin «è un ex comandante dell’intelligence militare (Wagner è soprattutto GRU) e uno degli operatori in loco durante l’annessione della Crimea nel 2014». Da molti è considerato il braccio politico, diciamo così, di Wagner. […]

     

    Qui veniamo al secondo punto: quella di Prigozhin è stata una rivolta vera o una sceneggiata? Nei canali pro Cremlino viene diffusa in queste ore a spron battuto la versione secondo cui la ribellione è stata messa in scena dal Cremlino e da Prigozhin. Ma diversi indicatori dicono il contrario. Fonti del canale “MO” nell’amministrazione presidenziale sostengono che la rivolta è stata reale.

     

    vladimir putin spief vladimir putin spief

    L’autorità russa sulle comunicazioni per tutta la giornata ha inibito in Russia i canali wagneriani e i media di Prigozhin. È stato aperto un procedimento penale contro Prigozhin. Hanno perquisito le sue case e i suoi uffici, mostrando tutti sui media di stato.  […]

     

    Secondo le autorità locali, come riferito da “MO”, Dyumin ha negoziato con Prigozhin tutto il giorno, e solo in seguito si è unito Alexander Lukashenko. Ma anche fonti ben collegate all’intelligence ucraina, per esempio Insider Ua, ritengono che l’ex guardia del corpo di Putin sarà nominata ministro della Difesa russo. E riferiscono che Surovikin, secondo informazioni russe, potrebbe ottenere la carica di capo di stato maggiore.

     

    Vladimir Putin ignora Sergei Shoigu Vladimir Putin ignora Sergei Shoigu

    Dyumin, oggi governatore della regione di Tula, ha il grado di generale e ha scortato Putin dal 1999 al 2007. Poi ha guidato le operazioni paramilitari in Crimea nel 2013-2014. Era alla nascita di Wagner. E ieri è stato uno dei governatori che non hanno registrato l’appello a Wagner a fermarsi.

     

    Una rassegna di chi ha parlato e chi no può aiutare a capire, ovviamente in modo indiziario, la configurazione del potere alla fine di una giornata che resterà nella storia. Ovviamente hanno taciuto Shoigu e Gerasimov, e ciò era scontato. ma, come nota “Agentsmedia”, dei 12 membri permanenti del Consiglio di sicurezza, solo cinque persone hanno commentato la ribellione di Prigozhin chiedendogli di fermarsi.

     

    Vladimir Putin ignora Sergei Shoigu Vladimir Putin ignora Sergei Shoigu

    Altri sono stati zitti, ed ecco l’elenco fatto da questo informatissimo collettivo di giornalisti russi ieri sera tardi: zitto il direttore del Fsb Alexander Bortnikov, zitto il capo dell’amministrazione presidenziale Anton Vaino, zitto il primo vice capo dell'amministrazione presidenziale Sergei Kiriyenko, zitto l’altro primo vice capo dell'amministrazione presidenziale Alexei Gromov, zitto il primo ministro Mikhail Mishustin (e altri membri del governo), zitto il ministro degli affari interni Vladimir Kolokoltsev (zitto anche Lavrov, va detto). Tra i silenziosi, Nikolai Patrushev, il grande capo dei servizi, il direttore della Rosgvardia Viktor Zolotov. Silente anche Sergey Ivanov, altro membro permanente del Consiglio di sicurezza. […]

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