sarri lotito
Alberto Abbate per "il Messaggero"
La firma dopo la tempesta del Maradona. Un altro segnale a tutto l'ambiente e soprattutto alla squadra. Dopo la debacle di Verona, era stato Lotito a offrire il rinnovo a Sarri, un po' a sorpresa. Per ratificare il suo sì, il tecnico voleva aspettare i rinforzi di gennaio come garanzia. Adesso invece è disposto ad accelerare le pratiche per dare un'ulteriore scossa. Crede in questo progetto, va avanti, non molla e raddoppia.
napoli lazio
A giugno aveva accettato solo un biennale, avanti sino al 2025 nel momento di difficoltà. Può arrivare prima di Natale la sua sigla, per far tacere i rumors su Gattuso, i mugugni di rescissione a fine annata, e per mettere nero su bianco il concetto ribadito a tutta la squadra: «Avanti chi vuole fare con me questo percorso di crescita. Chi non se la sente, vada». Quasi un'ora di confronto negli spogliatoi a Formello ieri mattina, prima della ripresa.
Sarri sembrava sconfortato dall'ennesima ricaduta passiva di domenica sera, ma le parole di capitan Immobile («Ora basta, dobbiamo seguire il mister e mettere in campo quello che ci insegna») gli hanno ridato carica. Il richiamo di Ciro all'unità si sposa con quello all'orgoglio di Sarri per i black out, che si ripetono da troppo tempo e ora stanno diventando cronici in trasferta.
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Nelle ultime 11 gare di campionato fuori casa c'è solo una vittoria, a Empoli, tre mesi fa: «Non vi siete stancati di andare a giro a fare una figuraccia dietro l'altra? Si può perdere col Napoli, ma non senza lottare su mezza palla».
Sarri non si arrende ed è ancora convinto di riuscire a invertire già l'approccio sbagliato, evidenziato dal sesto gol incassato nel primo quarto d'ora e il quattordicesimo nei primi 45' di gara. Intanto riparte dall'esame di coscienza: «Non è possibile non reggere per più di un mese la tensione emotiva».
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DISCORSO E RITIRO
La piazza ora mette anche Sarri sotto processo, ma alla fine i punti (21 in 14 giornate) sono gli stessi dell'anno scorso. È stato aperto un nuovo ciclo, tutti devono accettarlo e condividerlo. Ecco perché Lotito rimane al fianco di Maurizio: «Il feeling è intatto, c'è l'accordo sul rinnovo. Non ho visto lui e i giocatori solo perché sono stato impegnato».
Ieri il patron ha raggiunto in serata Formello quando non c'era più nessuno. La voglia di prendersi la sua carica da senatore (fra oggi pomeriggio e domani si decide l'eventuale calendarizzazione del voto per la sua elezione) lo sta distraendo, ma il presidente è furioso con la squadra per il 4-0: domenica notte voleva rispedire subito tutti in ritiro, poi è stato dissuaso.
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Il provvedimento aleggia minaccioso in caso di terzo ko consecutivo, a questo punto non avrebbe più senso a due giorni dal turno infrasettimanale contro l'Udinese all'Olimpico. Lotito domani o dopodomani però vuole fare un discorso a tutta la Lazio, che lasci un segno sul presente e sul futuro.
ROSA E MULTA
Lo ha detto anche Immobile, basta alibi sul calendario. Non è solo quello, il problema di questa Lazio. Anche se sulla rosa corta, invece, continuano a discutere in privato Sarri, Tare e Lotito. Il presidente ha promesso al tecnico che verrà accontentato sull'attaccante (Botheim in pole) e il terzino sinistro (dopo Angileri, rispunta la suggestione Marcos Alonso) a gennaio, sugli altri rinforzi si lavorerà per giugno, con Milinkovic pezzo pregiato in uscita sul mercato.
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Forse la cessione anticipata di qualche big (Lazzari al Tottenham?) potrebbe però portare denaro fresco anche per il centrale richiesto. Venticinque gol subiti sono troppi e dopodomani sera contro l'Udinese c'è pure Luiz Felipe squalificato. Col rientro di Marusic (ottenuta l'idoneità) in panchina, Sarri potrebbe riportare Patric (in vantaggio su Radu) al centro.
Possono rifiatare Cataldi e Felipe Anderson. Dopo il ko con la Juve, bisogna tornare al successo anche all'Olimpico, dove la Lazio ha conquistato 16 punti degli attuali 21. In casa, in questo campionato è seconda solo al Napoli, che l'ha schiacciata sotto il Vesuvio. A proposito: multa di 10mila euro al club per i cori di discriminazione territoriale dei 700 laziali al San Paolo.
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