Estratto dell’articolo di Raffaele d’Ettorre per “il Messaggero”
obsolescenza programmata
Smartphone da buttare, da rimpiazzare o semplicemente da aggiornare? Impazza in questi giorni il dibattito sull'obsolescenza programmata, e a scoperchiare il vaso di Pandora questa volta è il New York Times che, in coda alla presentazione dei nuovi iPhone 14 (descritti come «sorprendentemente simili» agli iPhone 13), lancia una provocazione: come sarebbe uno smartphone se potesse durare 10 anni?
[…] La questione del ciclo vitale dei dispositivi va ben oltre il discorso hardware. «Da una parte c'è il problema software», spiega al Messaggero Silvio Migliori, capo della divisione Ict di Enea. […] «Ma c'è anche un problema culturale», spiega l'ingegnere capo.
obsolescenza programmata
«Le aziende giocano molto sul bisogno dell'utente di avere l'ultimo modello disponibile», un appeal apparentemente irresistibile nella nostra Penisola dove, secondo la società di ricerca Kantar Worldpanel, gli italiani cambiano cellulare in media ogni 17,7 mesi, cioè 5 mesi prima rispetto a Stati Uniti e Francia.
LA COMMISSIONE EUROPEA
Il nodo della questione in tema di obsolescenza batte quindi ancora una volta sull'annosa barriera degli aggiornamenti software, unita a un problema di percezione culturale che spingerebbe gli utenti a cambiare modello prima del dovuto. […] Va detto però che estendere anche solo di cinque anni il ciclo vitale di tutti gli smartphone europei abbatterebbe circa 10 milioni di tonnellate di emissioni Co2, come ha recentemente rilevato L'Ufficio europeo per l'ambiente.
obsolescenza programmata
Ed è anche per questo che negli ultimi mesi la Commissione Europea ha lavorato incessantemente alla bozza di regolamentazione presentata la scorsa settimana, che fissa nuovi requisiti per la vendita degli smartphone all'interno dell'Ue: 15 componenti di ricambio dovranno restare a disposizione per almeno cinque anni dalla data di introduzione dei nuovi modelli di smartphone, le batterie dovranno garantire almeno 500 ricariche complete senza deteriorarsi al di sotto dell'83% della capacità di carica e i dispositivi dovranno esibire un'etichetta che ne garantisca l'efficienza energetica e la resistenza agli urti.
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E dovranno ed è forse questa la svolta più importante - dimostrare che i sistemi operativi e gli aggiornamenti non riducono in modo significativo la performance dei dispositivi.
LA MODA
Bruxelles prosegue così sulla strada imboccata lo scorso giugno, quando la Commissione ha messo definitivamente il punto sulla questione del caricabatterie unico: a partire dall'autunno 2024, l'usb Type-C sarà l'unico formato utilizzabile in Europa per la ricarica di smartphone, tablet e dispositivi wireless, con buona pace di tutti quei produttori che ancora si appoggiano a soluzioni proprietarie per la ricarica dei propri device.
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Tra questi Apple, che già la scorsa settimana è finita nel mirino delle autorità brasiliane per aver scelto di vendere i nuovi iPhone 14 senza caricabatterie. Una decisione che ha portato a una multa da 2 milioni di dollari per l'azienda di Cupertino (che ha già annunciato il ricorso) e al blocco totale delle vendite degli iPhone nel Paese finché i dispositivi della Mela non avranno il caricabatterie in bundle. […]
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